Credere n. 11 - 15/03/2015
Grazie, papa Francesco, per questi due anni insieme
Caro papa Francesco, questa settimana mi rivolgo direttamente a te dalle pagine di Credere. Per ringraziarti di questi due…
«Francesco ci ha insegnato l’arte dell’incontro»
Diego Fares è lo scrittore che il Papa consiglia di leggere ai giornalisti. Di Bergoglio dice: «Egli mostra come guardare…
Con Francesco un minuto di preghiera è diventato eterno
Monia Pinzaglia voleva recitare con il Papa un’Ave Maria per il figlio malato. Si sono raccolti assieme: «Ora ogni volta…
«Sono prete, ma Gian mi ha convertito»
Può un sacerdote esser convertito da un ragazzo malato? Don Marco D’Agostino dice di sì, l’ha provato in prima persona. La…
Cosa chiediamo ai bambini
Con molle sufficienti sotto ai piedi, avrei fatto un salto in cielo per chiedere consiglio alla venerabile Nennolina, che…
Insieme di don Antonio Rizzolo
Grazie, papa Francesco, per questi due anni insieme
Caro papa Francesco, questa settimana mi rivolgo direttamente a te dalle pagine di Credere. Per ringraziarti di questi due anni di pontificato. Ricordo, come tutti, le tue prime parole da Papa: «Fratelli e sorelle, buonasera!», e quando hai chiesto la benedizione da parte dei fedeli. Fin da allora, da quando ti sei affacciato dalla loggia di San Pietro, hai instaurato un dialogo fraterno con tutti noi, fatto di parole semplici, dirette, che toccano il cuore.
È impossibile raccontare in breve questi due anni di pontificato. In copertina abbiamo cercato una sintesi nel titolo Il Papa dell’incontro. E all’interno presentiamo, come esempio, la testimonianza di tre persone che ti hanno conosciuto da vicino: il gesuita argentino Diego Fares, il quale spiega che tu ci hai insegnato a guardare gli altri negli occhi; Vinicio Riva, l’uomo con il corpo devastato da una rara malattia, che tu hai abbracciato e accarezzato, trasformando la sua vita; e Monia Pinzaglia, che con te ha recitato un’intensa Ave Maria per il figlio malato. Sì, Francesco, sei il Papa dell’incontro. Non solo, però, tra le persone, ma prima ancora con il Signore Gesù. È proprio questo a colpirci: tu ci inviti ad alzare il nostro sguardo verso Cristo, a incontrarci con lui, a non temere perché il suo volto manifesta la misericordia di Dio.
Per questo voglio ringraziarti. Perché hai messo in crisi tante nostre certezze, il nostro vivere la fede in modo abitudinario, superficiale, preoccupati più dell’osservanza esteriore che della verità e dell’amore. E perché ci hai ricordato che «dentro di noi ci sono sporcizie, peccati di egoismo, di superbia, di orgoglio, di cupidigia, di invidia, di gelosie… tanti peccati!». Ma questo non ci deve scoraggiare o chiudere in noi stessi, pensando che non ci sia niente da fare. Tu ci incoraggi a parlare con Gesù, presentandoci a lui come siamo e dicendogli: «Gesù, guarda quanta sporcizia! Vieni, pulisci. Pulisci con la tua misericordia, con le tue parole dolci; pulisci con le tue carezze».
E poi ti ringrazio perché con il tuo entusiasmo ci ricordi che essere cristiani è una gioia, ci riempie di felicità: «La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (Evangelii gaudium n. 1).
Grazie, papa Francesco, a nome dei lettori di Credere. Siamo con te, aiutaci a incontrare e ad amare ogni giorno Gesù, per testimoniarlo con la vita. Noi preghiamo per te, perché il Signore ti assista con la sua grazia.