Credere n. 13 - 22/03/2015
Pulizie di primavera per la Settimana Santa
Cari amici lettori, è stata una visita davvero intensa, quella di papa Francesco a Pompei e Napoli. Un compendio del suo…
La corruzione «spuzza»
Il Papa in visita a napoli lancia un messaggio di speranza ma invita tutti a fare la propria parte: «Non è cristiano chi…
Io che ho dato il volto a Cristo
Celestino Fogliano è regista ed ex attore della Passione di Sordevolo, la rappresentazione popolare che ogni cinque anni,…
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Licia era infermiera e cantava in un pianobar. A 32 anni è entrata nel monastero di clausura Janua Coeli di Cerreto Sorano,…
Una croce che ci custodisce
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Dalle macerie alla fraternità
Alcuni giovani della nuova residenza universitaria, ricostruita dopo il tragico sisma, hanno dato vita a un movimento fondato…
La storia di copertina | Papa Francesco a Napoli
La corruzione «spuzza»
Il Papa in visita a napoli lancia un messaggio di speranza ma invita tutti a fare la propria parte: «Non è cristiano chi lascia entrare dentro di sé la corruzione», né chi «chiude le porte ai migranti» e «toglie lavoro e dignità alla gente». e per l’arrivo di Francesco si scioglie straordinariamente il sangue di san Gennaro.
In foto: Papa Francesco e le monache di clausura, nel Duomo di Napoli
Per i napoletani san Gennaro ha voluto “benedire” le parole di papa Francesco. Il sangue che si è liquefatto – per metà mentre l’ampolla era tra le mani del Pontefice e poi del tutto nei minuti successivi – per la gente è stato il segno non solo che «il patrono vuole bene a Francesco», come si è subito affrettato a dire il cardinale Crescenzio Sepe, ma soprattutto che Bergoglio ha colto nel segno i problemi della città indicando nel lavoro nero, nei facili guadagni, nell’esclusione dei giovani dal lavoro, nel respingimento degli immigrati, nella solitudine degli anziani, nell’attaccamento al denaro da cui non sono immuni neppure i consacrati, i temi su cui la diocesi, i singoli fedeli, le istituzioni devono lavorare concretamente nel prossimo futuro.
Al mattino Francesco era entrato a Napoli dalla “porta della preghiera”, Pompei, sostando al santuario per recitare la piccola supplica alla Madonna. Perché di lei «abbiamo bisogno perché ci custodisca in tante cose». Intanto Napoli preparava le ultime cose, tappando buche all’ultimo momento, disponendo le forze dell’ordine a presidiare il centro, provando e riprovando i canti.
E quando il Papa arriva finalmente a Scampia comincia la festa, con i ragazzi pronti ad abbracciarlo. Il cuore di Napoli si scalda subito e Francesco, messi da parte in più occasioni i discorsi preparati, si concede al dialogo con la città.
Dieci ore intense, passando da piazza Plebiscito, dal carcere di Poggioreale, dalla cattedrale e dalla Chiesa nuova, per terminare con l’incontro sul lungomare, quasi una piccola Giornata mondiale della gioventù. Il Papa non ha remore a parlare di corruzione, a dire apertamente che, «se noi chiudiamo la porta ai migranti,se noi togliamo il lavoro e la dignità alla gente, come si chiama questo? Si chiama corruzione! Si chiama corruzione e tutti noi abbiamo la possibilità di essere corrotti, nessuno di noi può dire: io mai sarò corrotto». Una parola brutta, perché una cosa corrotta è sporca, come un animale morto, che si corrompe e «spuzza», dice in un italo argentino comprensibilissimo. «La corruzione puzza! E la società corrotta puzza! Un cristiano che lascia entrare dentro di sé la corruzione non è cristiano, puzza!».
Una corruzione che puzza e che ruba il futuro, un facile guadagno che se «è il pane di oggi, è la fame di domani», denuncia il Papa chiedendo soprattutto ai giovani di non farsi sfruttare dalla delinquenza, di non lasciare che sia il male ad avere l’ultima parola. «Reagite con fermezza alle organizzazioni che sfruttano e corrompono i giovani che sfruttano e corrompono i deboli con il cinico commercio della droga e altri crimini. Non lasciate che la vostra gioventù sia sfruttata da questa gente. La corruzione e la delinquenza non sfigurino il volto di questa bella città e di più non sfigurino la gioia nel vostro cuore napoletano».
Ma si rivolge anche ai corrotti, «ai criminali e a tutti i loro complici», per chiedere «umilmente, come fratello: convertitevi all’amore e alla giustizia, lasciatevi trovare dalla misericordia di Dio, siate consapevoli che Gesù vi sta cercando per abbracciarvi, per baciarvi, per amarvi. Con la grazia di Dio che perdona tutto e perdona sempre è possibile ritornare a una vita onesta. Ve lo chiedono anche le lacrime delle madri di Napoli mescolate con quelle di Maria, la madre celeste invocata a Piedigrotta. Queste lacrime sciolgano la durezza di cuore e riconducano tutti alla via del bene».
Francesco parla della cultura dello scarto e dell’importanza di custodire giovani e anziani, perché senza di loro una società non ha futuro. Ma poi si rivolge anche ai religiosi e ai sacerdoti perché diano l’esempio di una vita non attaccata al denaro, senza quel «terrorismo delle chiacchiere» che distrugge le altre persone. Al centro deve esserci Gesù: «Se non siete sicuri che Gesù è al centro della vostra vita, ritardate l’ordinazione», dice ai seminaristi. Adorazione, amore alla Chiesa e missione sono le tre parole chiave che il Papa affida al mondo consacrato perché dia testimonianza gioiosa della fede, perché faccia capire che si può cambiare strada, che c’è perdono, che si può costruire se siamo convinti, come fa ripetere più volte alla folla, che «Gesù è il Signore».
Riparte da qui l’impegno della Chiesa partenopea. Con la consapevolezza che «oggi per Napoli è tempo di riscatto». E con l’augurio di Francesco «per una città che ha in se tante potenzialità spirituali, culturali e umane, e soprattutto tanta capacità di amare. Le autorità, le istituzioni, le varie realtà sociali e i cittadini, tutti insieme e concordi, possono costruire un futuro migliore. E il futuro di Napoli non è ripiegarsi rassegnata su sé stessa. Il futuro di Napoli è dare largo alla speranza».
Testo di Annachiara Valle