N.14 2015 5 aprile 2015
Insieme di don Antonio Rizzolo

Buona pasqua! La gioia del Risorto sia il nostro stile di vita

Cari amici lettori, buona Pasqua! Il Signore è risorto! È l’augurio gioioso che anche quest’anno ci scambiamo. È un annuncio…

La storia di copertina | Michael Lonsdale

Uomo di Dio non solo sul set

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PERCHÉ SI PARLA DI RISURREZIONE? A Pasqua i cristiani festeggiano Gesù risorto, cioè la sua vittoria definitiva sulla morte E…

Ite, missa est | Enzo Romeo

Il ponte della storia

Un secolo prima dell’«aprite le porte a Cristo» di Giovanni Paolo II, una donna dalla tempra altrettanto forte, Florence…

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La storia di copertina | Michael Lonsdale

Uomo di Dio non solo sul set

La straordinaria esperienza di fede dell’attore noto per aver interpretato, nel film Uomini di Dio, uno dei monaci di Tibhirine: «Credere è un dono che non si può tenere per sé».

In foto: Papa Francesco e le monache di clausura, nel Duomo di NapoliIn foto: Michael Lonsdale

 

«Signor Lonsdale, grazie, il suo libro di preghiere mi sta aiutando moltissimo!». Il giovane professionista, giacca e cravatta, che interrompe l’intervista in questo café nel cuore di Parigi, è spontaneo e vero: queste parole sono il suo modo per esprimere riconoscenza a una personalità, Michael Lonsdale, che moltissimi in Francia conoscono come attore di successo, ma che altrettante persone sentono vicino come compagno nel proprio itinerario di fede. «Credere è un dono che uno non può tenere per sé», spiega l’ottantaquattrenne attore di cinema e teatro. «Me lo ha spiegato più volte monsignor Dominique Rey, il vescovo di Toulone-Frejus, un caro amico: la fede è un dono da condividere!».

Lonsdale è sempre pronto a portare la propria testimonianza e parola di fede. Molti lo ricordano nei panni di frére Luc, il monaco di professione medico nel film Uomini di Dio, dedicato ai trappisti martiri di Tibhirine, nell’Algeria degli anni Novanta insanguinata dal terrorismo islamista. Ora, in un libro finalmente disponibile in italiano, Dare un volto all’amore, l’autore racconta il suo cammino di fede. Che sembra proprio seguire da vicino papa Francesco: «Mi piace moltissimo, è una persona aperta che non vuole una Chiesa rinchiusa nei suoi confini».

Quella di una Chiesa con le porte spalancate sul presente è una fissa di Lonsdale: «L’ho detto tante volte a diversi vescovi: toglietevi quelle ridicole mitrie dalle vostre teste, cambiate i vostri abiti! Erano pensati per altre epoche, per altri tempi in cui bisognava impressionare la gente. Oggi non c’è nessuno da impressionare!».

Ha sicuramente impressionato tanti il modo in cui Lonsdale ha impersonato frére Luc, il monaco di Tibhirine che più stava a contatto con la gente, tutta di fede musulmana. «Sono stato amico per oltre 30 anni dei monaci di Tibhirine», ha detto monsignor Claude Raoult, vescovo di Laghouat, la diocesi dove aveva sede il monastero dei religiosi martiri. «Nessuno degli attori ha interpretato così bene il proprio personaggio come Lonsdale, sembrava davvero fosse Luc!». Conferma l’attore: «Sì, quel personaggio mi ha colpito molto: era un contemplativo nell’azione e testimone di un modo di essere cristiani che ha ancora molto da dire a tutti».

Una vita da giramondo, la sua. Lonsdale è un attore che ha partecipato a moltissimi film di successo, da Munich di Steven Spielberg («Persona squisita, semplice, sul set giocava con i bambini, non si comporta come il potente che si pensa») a Il villaggio di cartone di Ermanno Olmi, in cui interpretava un sacerdote che provocatoriamente svuota di arredi sacri la sua chiesa ormai vuota di fedeli e la adibisce a luogo di accoglienza di poveri e immigrati: «Il senso profondo della fede cristiana è occuparsi degli altri, anche pregando per loro», commenta.

La fede di Lonsdale è singolare anche per il modo in cui questo attore anglo-francese è arrivato al cattolicesimo, lui che ha padre inglese e mamma francese, figlio “illegittimo”, poi riconosciuto in un secondo tempo: «Mio padre era protestante ma non frequentava la chiesa, mia mamma se ne era andata dalla scuola delle suore quando queste le avevano detto che, se continuava a comportarsi male, sarebbe bruciata all’inferno».

Cresce in Marocco, il piccolo Michael, e lì ha un incontro quanto mai particolare: «La prima volta che sentii parlare di Dio in un modo che veramente mi interessava fu con un uomo musulmano, un antiquario con cui conversavo in un caffè a Rabat. Mi parlava di Dio in maniera semplice e sconvolgente. Dopo ho frequentato persone di varie religioni, buddisti, islamici e altri. Con il mio arrivo a Parigi, a 16 anni, iniziai a interessarmi di arte, e l’arte mi ha portato a Dio». Solitamente arte e religione vengono messe in contrasto… «Invece moltissimi attori credono e sono praticanti, anche se non lo dicono! Io ho avuto la fortuna di incontrare all’inizio della mia carriera i padri domenicani che mi hanno istruito e formato. A 22 anni ho chiesto il Battesimo».

Il cammino di fede di Lonsdale ha poi incrociato il movimento carismatico: «In un periodo in cui ero in crisi per la morte di alcune persone care, mi è stato suggerito di partecipare a un incontro di preghiera nella mia chiesa, Saint François Xavier a Parigi. Trovai persone che mi accolsero con amicizia e calore, apprezzai le preghiere allo Spirito Santo, i canti e la lode. Scoprire la forza dello Spirito Santo per me fu una vera novità. Da quell’incontro è nata anche la scelta di andare a evangelizzare per strada». Addirittura? «Sì, un giorno a Paray-le-Monial (sede di un santuario dove è molto viva la spiritualità carismatica, ndr) si tenne un incontro di formazione per andare a evangelizzare in strada. Subito mi dissi che era una cosa ridicola e che non l’avrei mai fatto. Ma il responsabile di quell’iniziativa mi disse di avere fiducia e di provare. Così qualche giorno dopo mi trovai per strada, in centro Parigi, con altre persone che cantavano, aspettando di incontrare i passanti. Una signora, molto distinta e benestante, mi riconobbe: “Ma lei non è un attore? E cosa ci fa qui?”. Vorrei portarle il Vangelo, signora, semplicemente, le risposi. E lei, di rimando: “Che bello!”. Quell’incontro mi ha completamente liberato».

Accanto alla sua carriera di attore, Lonsdale si è dedicato a realizzare piccoli spettacoli su varie figure di santità del nostro tempo: Madeleine Delbrêl, l’assistente sociale che lavorò nei difficili quartieri operai della Parigi “rossa”; suor Emmanuelle, la religiosa missionaria nelle bidonvilles del Cairo; santa Teresina di Lisieux, patrona della missioni sebbene monaca di clausura.

Ma che ne pensa Lonsdale di un’Europa ormai fortemente scristianizzata? In Francia, ad esempio, si parla della possibilità di vendere molte chiese di campagna perché ormai abbandonate dai fedeli… «È vero che esiste questo fenomeno, ma ci sono molti altri segnali che vanno in tutt’altra direzione: il pellegrinaggio verso Santiago de Compostela non è mai stato così praticato; a Paray-le-Monial ho incontrato numerosi giovani che donano un anno per partire per l’estero. A Taizé moltissime persone continuano a radunarsi, attratte dalla testimonianza di frère Roger. Sono stato in una delle Comunità dell’Arca di Jean Vanier, un vero santo del nostro tempo. Insomma, ci sono ancora tantissimi segni di fede e di speranza anche oggi!».


PIÙ DI 50 ANNI DI SUCCESSI

Michael Lonsdale (1931) ha girato oltre trenta film e ha lavorato con alcuni dei più grandi registi del ’900 tra cui Orson Welles, François Truffaut, Costa-Gavras, Jean-Jacques Annaud. Ha recitato, fra gli altri, ne Il nome della rosa, Munich, Il villaggio di cartone. Per l’interpretazione in Uomini di Dio ha ricevuto il premio César, l’equivalente degli Oscar per i film in lingua francese.



Testo di Gabriele Ripamonti

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