N. 16 21 luglio 2013
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In dialogo con don Antonio

Separazioni e divorzi in continuo aumento

«Sono sempre più spaventata dal numero di coppie che si lasciano; fra queste vi sono tanti amici. che cosa si può fare?»

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In dialogo con don Antonio

Separazioni e divorzi in continuo aumento

«Sono sempre più spaventata dal numero di coppie che si lasciano; fra queste vi sono tanti amici. che cosa si può fare?»

 

Don Antonio RizzoloCaro don Antonio, ho scoperto solo di recente la vostra rivista in parrocchia e mi ha conquistato! Finalmente si ha il coraggio di parlare di fede! Mi ha commosso il servizio sui ragazzi figli di famiglie numerose che dedicano la loro estate a sistemare il Centro Nazareth. Un evviva per questi ragazzi meravigliosi e per le loro famiglie! Ho anche apprezzato lo spazio che avete dato in più parti ai vari gruppi nati nella Chiesa dopo il concilio Vaticano II, in particolare ai Neocatecumenali, attraverso i quali Dio ha deciso di salvarmi dal suicidio tanti anni fa, quando anch’io ero un’adolescente in crisi. Al contrario di quanto molti sostengono, trovo che la Chiesa faccia tantissimo per i giovani di oggi, così persi dietro questo “mondo”, fatto tutto della ricerca di “piacere”. Lo devo a Dio, che si è servito della Chiesa, se oggi sono una moglie, una madre e una lavoratrice felice. E felice non vuole dire senza problemi, senza impegni, senza fatiche! Ma Dio mi ha donato una storia meravigliosa, un marito che mi è stato sempre vicino nei momenti più difficili, che mi vuole bene e a cui voglio bene, e tre figlie splendide. Vi chiedo questo: sono sempre più spaventata dal numero impressionante di coppie che si separano e fra queste tanti amici. Ho sempre paura che possa toccare anche a me e cerco sempre un modo per tenere vivo il mio matrimonio. Potete dedicare qualche servizio alle iniziative che ci sono per i matrimoni? Grazie.

M.

Grazie per la bella testimonianza. Ti auguro di essere sempre una moglie, una madre e una lavoratrice felice. Su Credere abbiamo già dedicato due catechesi al sacramento del matrimonio. E in generale gli articoli e le rubriche della rivista, che hanno lo scopo di ravvivare la nostra fede cristiana, sono utili anche per il cammino in famiglia. Certo, fa molto male vedere tante coppie che si separano. Secondo un recente rapporto dell’Istat (l’Istituto statistico nazionale), nel 2010, in Italia, le separazioni sono state 88.191 e i divorzi 54.160. Rispetto all’anno prima le separazioni sono  cresciute del 2,6% mentre i divorzi sono diminuiti dello 0,5%. La durata media di un matrimonio è di 15 anni se ci si separa, e di 18 anni se si divorzia.

Questa grande fragilità del legame matrimoniale porta con sé disagi e sofferenze senza numero, non solo per i figli. Cosa possiamo fare come comunità cristiana? La Chiesa italiana ha messo in atto diverse strategie, soprattutto con  i corsi di preparazione matrimoniale. Non mancano libri e sussidi. Ma evidentemente tutto questo non basta.

Poiché è impossibile in poche righe dare suggerimenti approfonditi, mi limito a due filoni. Il primo è quello della preparazione al matrimonio: dobbiamo renderci conto che come esseri umani siamo deboli e fragili e abbiamo bisogno di essere educati all’amore coniugale. La preparazione perciò non si può limitare a qualche incontro prima delle nozze, ma deve iniziare molto prima, in famiglia, in parrocchia, come educazione alla vita di fede. Nel nuovo Rito del Matrimonio alle parole «Prometto di esserti fedele per sempre» è stata aggiunta un’espressione molto significativa: «Con la grazia di Cristo».

Non bastano l’educazione, l’innamoramento, l’aiuto reciproco tra i coniugi: è necessaria la grazia di Dio, la forza che ci viene dal Signore Gesù, che si alimenta con la preghiera, la partecipazione ai sacramenti, la meditazione della Parola.

Un secondo filone su cui riflettere riguarda le tante persone che si sono separate, hanno divorziato o sono in situazioni matrimoniali irregolari. Dietro c’è spesso una sofferenza grandissima. La comunità cristiana deve essere accogliente, pur ribadendo il principio dell’indissolubilità matrimoniale. Queste persone non sono fuori dalla Chiesa, vanno aiutate, valorizzate, incoraggiate: Dio non abbandona nessuno dei suoi figli. Pare addirittura che nel 70-80% dei casi il ritorno alla fede sia cominciato proprio dall’esperienza di separazione  seguita alla crisi matrimoniale.  

In conclusione, l’amore coniugale esige un impegno educativo remoto e va coltivato giorno per giorno, con l’impegno reciproco dei coniugi, con le attenzioni, la delicatezza, la generosità e la pazienza che la vita a due richiede. Ma tutto questo è possibile con la grazia di Cristo. Segnalo poi i tanti istituti di spiritualità familiare per chi vuol fare un più intenso cammino di fede. Sarebbe troppo lungo elencarli. Come esempio cito l’Istituto Santa Famiglia all’interno della Famiglia paolina fondata dal beato Giacomo Alberione.

Inviate le vostre lettere al direttore a:  lettori.credere@stpauls.it

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