Credere n.18 - 04/08/2013
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Monsignor Mario Lusek
Vacanza, tempo per lo spirito
Monsignor Mario Lusek: le ferie sono occasione per intensificare la preghiera e dedicarsi alla riflessione. E soprattutto per coltivare le relazioni con gli altri.
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Foto di Roberto Mancuso.
Con il tempo dell’estate arriva il momento del riposo e della vacanza. Per tanti anche il tempo per il turismo e i viaggi. Come vivere da cristiani questo periodo? Come fare in modo che tempo libero non equivalga a tempo senza senso, sprecato? Credere lo ha chiesto a monsignor Mario Lusek, direttore dell’ufficio nazionale della Pastorale del tempo libero e del turismo della Conferenza episcopale italiana.
Monsignor Lusek, può dare qualche “consiglio†ai nostri lettori?
«L’estate è un tempo particolare: ci avvolge con i suoi ritmi, i suoi riti, i suoi desideri, i suoi ludici “santuari†e ci offre, per liberarci dalla fatica del lungo inverno, l’opportunità di un tempo che, chiamato “liberoâ€, c’incatena a una infinità di abitudini e svuota di senso, di scopo, di significato le diverse opportunità che invece questo tempo può offrirci. L’estate e la vacanza infatti non sono “nemici†della fede: l’importante è che abbiano un “centro interiore†che rinforza e ricrea».
Come?
«Ritrovando il gusto di parlarsi, di ascoltarsi, di approfondire, per dare spazio a tutte quelle attività gratuite (leggere, ascoltare musica, contemplare paesaggi naturali e architettonici) che alimentano nel cuore dell’uomo un desiderio di quell’Oltre che trascende la materialità in cui siamo immersi».
La crisi economica colpisce tante famiglie ed è in aumento il numero di coloro che rinunciano ai viaggi e in qualche caso addirittura alla pausa dal lavoro. È un segnale preoccupante?
«Sì, in tempo di crisi le rinunce sono tante. Ha colpito l’opinione pubblica il primo “viaggio†di papa Francesco a Lampedusa, isola nota non solo per il suo mare e il suo habitat, ma anche per “altri†viaggi spesso senza “arriviâ€, interrotti, finiti male. Quelli dei migranti morti in mare. Io credo che la crisi possa farci scoprire una dimensione nuova del viaggiare e del fare turismo: la dimensione della minorità (in senso francescano) che non è inferiorità , ma valore aggiunto perché richiama valori detti “immateriali†ma sicuramente “unici†nel dare qualità alla vacanza: sobrietà (e sobrietà gioiosa), cordialità , simpatia ed empatia, essenzialità , gusto dell’incontrarsi e dello stare insieme, raccontare e, ovviamente, pregare, contemplare, ammirare, stupirsi. Si dice infatti che il tempo libero è un tempo inutile: sì, è vero, è in-utile (non finalizzato a un utile), è il tempo della gratuità , tipico di ogni gioco e a ragion maggiore del gioco della vita».
L’Italia è chiamata anche il “Bel Paeseâ€. Il paesaggio naturale e il patrimonio artistico quasi ovunque sono un invito alla contemplazione. Lo ricorda anche il cardinale Angelo Scola nel suo “Messaggio per l’estate 2013†evocando il «binomio riposo-bellezza». Tutto questo ha un valore universale: che significato assume per il cristiano?
«All’homo viator, al credente che vuol credere di più, il tempo del riposo può offrire attraverso l’arte, le immagini, gli ambienti (architettonici e naturali), le produzioni musicali, la letteratura e le tradizioni, spazi di senso e di significato, occasioni di preghiera e di lode, percorsi di ricerca, di memoria viva, di trasmissione di valori. Joseph Ratzinger, da cardinale, affermava che “l’incontro con la bellezza può diventare il colpo del dardo che ferisce l’anima ed in questo modo le apre gli occhiâ€. E aggiungeva: “Affinché oggi la fede possa crescere, dobbiamo condurre noi stessi e gli uomini in cui ci imbattiamo a entrare in contatto con il bello e annunciare la verità della bellezza. Non la bellezza mendace, falsa, una bellezza abbagliante che non fa uscire gli uomini da sé per aprirli nell’estasi dell’innalzarsi verso l’alto, bensì li imprigiona totalmente in se stessiâ€. La via della bellezza apre ad orizzonti sconfinati di senso».
Il turismo è pure un importante settore dell’economia italiana. Il vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi, nella sua lettera per l’estate 2013, si rivolge anche agli operatori del turismo, invitandoli a essere «premurosi nell’ospitalità e attenti alla dignità delle persone» anche come «atto di carità cristiana e umana solidarietà ». Insomma, anche albergatori e lavoratori del turismo possono essere “evangelizzatori�
«Sì. Un turismo di qualità ha un suo tratto distintivo: integra e valorizza una serie di elementi “minori†(per esempio, fa percepire il territorio come dimora o casa comune, genera simpatia ed empatia…), quasi un marketing educativo; come educante deve essere ogni forma di impresa sociale promossa da credenti e no, nell’ottica del bene comune. Gli operatori turistici, in questa dimensione, si riconoscono anche come educatori: non solo organizzatori ma facilitatori di un incontro in cui l’“umano†entra in campo nella sua essenzialità (attenzione ai valori della qualità della vita, alla diversificazione del prodotto offerto in base alle necessità espresse dai turisti, all’inserimento e scambio con il territorio). Un operatore turistico così concepito è capace di relazioni ospitali in grado di aprire nuove strade al dialogo con gli ospiti; permette di conoscere le tradizioni altrui; favorisce la comprensione e la tolleranza; educa alla ricerca del vero, del bene, del bello».
Le parrocchie delle città in estate si svuotano, ma quelle di molte località di villeggiatura o i paesi di origine degli emigrati arrivano a decuplicare (e anche di più) le presenze. Un problema o un’opportunità ?
«Un’opportunità . Alle comunità parrocchiali in località turistiche non viene richiesto un sovrappeso di lavoro pastorale, ma una sua diversa intelligenza che prima di tutto delinea atteggiamenti mentali, spirituali e pratici per far conoscere Gesù Cristo e creare le condizioni della sequela in un clima fraterno e accogliente. La cura pastorale ordinaria è chiamata a suscitare una coscienza missionaria sensibile, capace di vivificare i diversi servizi dell’ospitalità : l’atteggiamento verso i turisti è frutto di una coscienza di Chiesa, è parte dell’integralità della concezione cristiana. Una parrocchia turistica caratterizzata dall’evangelizzazione offre all’ospite quello che è e che ha e nella forma migliore: la sua fede, il suo servizio, la liturgia, la pratica sacramentale, la formazione e la catechesi, la pietà popolare, le sue feste, le sue bellezze artistiche, le sue iniziative e anche alcune particolari attenzioni mai nella logica dello “strafareâ€. Solo così l’ospite si sentirà “di casa†e parte integrante di una comunità che non ha confini e tantomeno steccati».
Testo di Paolo Rappellino
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