N. 2 2015 11 gennaio 2015
Insieme di don Antonio Rizzolo

«Cristiano, diventa ciò che sei!»

Cari amici lettori, in questo secondo numero del 2015 vi proponiamo ancora tante belle storie di fede autentica, come incoraggiamento…

La storia di copertina | Gemma Capra Calabresi

«Nel dolore, ho scoperto gli altri»

Parla la moglie del commissario ucciso nel 1972 dai terroristi: «Ho sentito che non ero sola, nella prova bisogna guardare…

Ite, missa est | Enzo Romeo

Il futuro ha il nostro volto

Dal 1968, la Chiesa inizia l’anno con una Giornata dedicata al grande dono della pace. Lo scorso 1° gennaio, papa Francesco…

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Insieme di don Antonio Rizzolo

«Cristiano, diventa ciò che sei!»

Cari amici lettori, in questo secondo numero del 2015 vi proponiamo ancora tante belle storie di fede autentica, come incoraggiamento a proseguire con fiducia e impegno il cammino del nuovo anno. Vi segnalo l’intervista al tenore Marco Voleri e alla moglie Giulia Aringhieri, infermiera e pallavolista: entrambi affetti da sclerosi multipla, hanno deciso di sposarsi e di vivere fino in fondo nonostante la malattia, sostenuti dalla fede. «Ho paura di cadere», confessa Marco, «ma non riesco a fare a meno di volare, di cercare melodie, di lottare con l’incertezza del domani». Un’altra bella testimonianza è quella di Gemma Calabresi. Il marito, commissario negli anni di piombo, fu ucciso nel 1972. Con lei parliamo di fede e perdono. «Nella tragedia ho sentito che non ero sola», confida, «che Dio era accanto a me. Questo mi ha dato grande forza, che non è di tutti i giorni, ma è lì e lo sai. È quello che ho cercato di trasmettere anche ai miei figli». Ha scelto di non educarli nell’odio e nel rancore: «Ci saremmo persi tutti la gioia di vivere».

Quest’ultima frase è davvero forte: la gioia di vivere non si trova covando odio o risentimento, ma nell’amore, nel perdono, nel coraggio di lasciarsi guidare dalla grazia di Dio, dal Vangelo. Anche se costa, la via dell’amore e del perdono è l’unica che conduce alla gioia, alla serenità, alla pace. Il male non si vince con l’odio, ma con l’amore.

Ce lo ricorda anche la festa del Battesimo del Signore che celebriamo questa domenica. Perché Gesù, il Figlio di Dio, innocente e puro, ha scelto di farsi battezzare come un peccatore qualsiasi? Questo episodio ci ricorda quella che i teologi chiamano la kenosi, cioè l’abbassamento del Figlio di Dio, il suo farsi vicino a noi, condividendo la nostra natura umana, caricando su di sé i peccati, il male, la sporcizia dell’umanità. Per lavarli con il suo amore, il suo perdono, con la grazia discesa dal suo costato trafitto mentre era appeso in croce.

Questa festa ci ricorda il nostro Battesimo, mediante il quale siamo stati purificati, ricolmati di Spirito Santo per condurre una vita nuova, una vita di fede, speranza e amore. San’Ireneo di Lione scriveva: «Cristiano, diventa ciò che sei!». Non lasciamoci travolgere dal pessimismo, dal male che ogni giorno ci circonda e sembra invincibile, dal nostro stesso peccato. Ricordiamoci che siamo amati, che siamo stati purificati nell’acqua e nello Spirito, ricolmati della grazia di Dio. Non ci resta che vivere da veri cristiani, consapevoli della nostra dignità, impegnandoci ogni giorno nella missione che Dio ci ha affidato: testimoniare il suo amore.

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