N. 2 2015 11 gennaio 2015
Insieme di don Antonio Rizzolo

«Cristiano, diventa ciò che sei!»

Cari amici lettori, in questo secondo numero del 2015 vi proponiamo ancora tante belle storie di fede autentica, come incoraggiamento…

La storia di copertina | Gemma Capra Calabresi

«Nel dolore, ho scoperto gli altri»

Parla la moglie del commissario ucciso nel 1972 dai terroristi: «Ho sentito che non ero sola, nella prova bisogna guardare…

Ite, missa est | Enzo Romeo

Il futuro ha il nostro volto

Dal 1968, la Chiesa inizia l’anno con una Giornata dedicata al grande dono della pace. Lo scorso 1° gennaio, papa Francesco…

Per una lettura completa...

Ite, missa est | Enzo Romeo

Il futuro ha il nostro volto

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Dal 1968, la Chiesa inizia l’anno con una Giornata dedicata al grande dono della pace. Lo scorso 1° gennaio, papa Francesco ha messo l’accento sulla necessità di pacificare il mondo liberandolo dalle moderne schiavitù: il lavoro senza tutele, la tratta dei migranti, la prostituzione, il terrorismo... Per quest’obiettivo, occorre un duplice sforzo: personale, purificandoci dalla bramosia del potere materiale; collettivo, riaggiustando un sistema politico ed economico che mette in cima il denaro anziché l’uomo.

Oggi più che mai valgono le parole di Raoul Follereau: «O gli uomini impareranno ad amarsi, a comprendersi, e l’uomo finalmente vivrà per l’uomo, o spariranno, tutti e tutti insieme». I fatti accaduti alla fine del 2014 ci dicono che ci troviamo a un bivio tra bene e male: siamo rimasti sconvolti dalla strage nella scuola di Peshawar, dove i talebani in nome di Dio (che bestemmia!) hanno ucciso con ferocia inaudita decine di bambini di una scuola; e siamo stati felicemente sorpresi dall’annuncio della riconciliazione tra Stati Uniti e Cuba, venuto come un regalo proprio il giorno del compleanno di papa Francesco, che si era speso per favorire questo traguardo.

Che volto avrà il 2015? Ci è ancora d’aiuto Follereau: «Il mondo di domani sarà come voi lo farete, avrà il vostro viso e la vostra dimensione». Così disse rivolgendosi ai giovani nel 1975, nella sua ultima conferenza. E aggiunse: «Fintanto che ci sarà sulla Terra un innocente che ha fame, che ha freddo e che è perseguitato, fintanto che ci sarà una carestia evitabile, una prigione arbitraria, il grande messaggio d’amore di Cristo non sarà compiuto; la cristianità non potrà rallentare il suo cammino e né voi né io avremo il diritto di tacere e di riposare». Ci servirebbe un po’ del fuoco sacro di san Paolo, che pur in catene a Roma si preoccupa della sorte del servo Onesimo e scrive al suo padrone Filemone perché lo accolga di nuovo, non più da schiavo ma «come un fratello carissimo».

 

Archivio

Vai