Tempo ordinario, tempo di grazia e luogo di misericordia
Passate le feste riprende la vita di tutti i giorni. Ma è lì che si gioca il nostro essere cristiani. Sull’esempio di Gesù…
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Perché Gesù non è stato battezzato da piccolo?
Io sono stato battezzato da piccolino, come tanti altri bambini. Perché invece Gesù è stato battezzato da grande?
INSIEME di don Antonio Rizzolo
Tempo ordinario, tempo di grazia e luogo di misericordia
Passate le feste riprende la vita di tutti i giorni. Ma è lì che si gioca il nostro essere cristiani. Sull’esempio di Gesù che ha passato 30 anni nella semplicità quotidiana di Nazareth.
Cari amici lettori, il proverbio popolare ci ricorda che «l’Epifania tutte le feste porta via». Tutto ritorna all’ordinario. Anche il tempo liturgico che iniziamo a vivere a partire dalla festa del Battesimo di Gesù è detto Tempo ordinario. Che non vuol dire banale o abitudinario, ma piuttosto quotidiano, consueto. Il nostro essere cristiani non si può limitare ai momenti solenni, alle feste importanti, o alle domeniche. Né si può basare solo sulle esperienze forti o sulle emozioni di qualche istante in cui abbiamo sentito forte la presenza di Dio. In realtà le solennità o gli speciali eventi di grazia sono un aiuto a vivere la quotidianità, giorno per giorno, sempre memori dell’amore di Dio per noi.
Ce lo ha ricordato anche papa Francesco nell’ultima udienza dell’anno scorso. «C’è stato un tempo in cui», ha spiegato, «nella Persona divino-umana di Cristo, Dio è stato un bambino, e questo deve avere un suo significato peculiare per la nostra fede». È vero, ha aggiunto, «che la sua morte in croce e la sua risurrezione sono la massima espressione del suo amore redentore, però non dimentichiamo che tutta la sua vita terrena è rivelazione e insegnamento», quindi anche la sua infanzia. «Questo è un mistero grande», ha esclamato il Papa: «Dio è umile! Noi che siamo orgogliosi, pieni di vanità e ci crediamo grande cosa, siamo niente! Lui, il grande, è umile e si fa bambino». Anche noi abbiamo bisogno di imitare l’umiltà di Dio per vivere la nostra fede nel “tempo ordinario”, in famiglia, nei luoghi di lavoro o di studio, negli incontri con gli altri, amici o sconosciuti.
Mi tornano alla mente anche le bellissime parole pronunciate da Paolo VI a Nazareth nel 1964: «Nazareth ci ricordi cos’è la famiglia, cos’è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro e inviolabile; ci faccia vedere com’è dolce e insostituibile l’educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell’ordine sociale». Alla scuola della “vita nascosta” di Gesù a Nazareth, ha aggiunto papa Montini, «impariamo la lezione del lavoro. Oh! dimora di Nazareth, casa del Figlio del falegname! Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo ma redentrice della fatica umana; qui nobilitare la dignità del lavoro in modo che sia sentita da tutti; [...] qui infine vogliamo salutare gli operai di tutto il mondo e mostrar loro il grande modello, il loro divino fratello, il profeta di tutte le giuste cause che li riguardano, cioè Cristo nostro Signore».