Credere n. 23 - 07/06/2015
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«Il cibo non è buono se non è di tutti»
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«L’Eucaristia è un anticipo di paradiso»
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Racconto un don Bosco che vi farà ridere
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La forza della preghiera
Il testimone | Arnoldo Mosca Mondadori
«L’Eucaristia è un anticipo di paradiso»
A dirlo non è un “santo” ma un “normale” quarantenne milanese, felicemente sposato, padre di tre bambini: «Dio parla nel silenzio, bisogna solo ascoltare».
Senti una grande pace, improvvisamente non hai più bisogno di nulla. La gioia che l’uomo prova nell’accostarsi all’Eucaristia è un anticipo di paradiso». La prossima volta che facciamo la Comunione, magari un po’ distratti e con la mente che non smette di inseguire gli impegni della giornata, proviamo a pensarci. Perché a usare queste parole per spiegare il mistero eucaristico non è un “santo” o un “beato” ma un “uomo qualunque”: Arnoldo Mosca Mondadori, 43 anni, marito felice e padre di tre bambini.
Pronipote del famoso editore, a sua volta attivo nel mondo della letteratura (fra i suoi ultimi libri La rivoluzione eucaristica, Morcelliana 2015) e del sociale, con Arnoldo parliamo di Eucaristia seduti al tavolino di un bar in zona Navigli, a Milano, a pochi giorni dalla celebrazione del Corpus Domini. «Cristo disseta l’infinita sete che l’uomo ha della bellezza. Avvicinarsi al tabernacolo è un’esperienza di estasi: non è un’esaltarsi ma il sentire la pace di un mistero immenso», dice quasi con pudore perché, ammette, «se parlare degli amori terreni è già difficile, il mistero del corpo di Cristo addirittura toglie di bocca le parole».
Un dono, quello della fede, che Mosca Mondadori ha ricevuto fin da piccolo. «Ho sempre avuto un rapporto personale con Gesù. A 8 anni, durante la celebrazione della seconda Comunione, mi sono chiesto “Cos’è questo Pane che mi ferisce e mi comunica una gioia immensa?” e dentro di me ho sentito la risposta “Questo Pane viene dal Cielo”». Poi la vita procede e gli incarichi lavorativi – dalla collaborazione con la poetessa Alda Merini alla presidenza del Conservatorio di Milano – si susseguono incalzanti. La fede intanto cresce e la grazia dell’Eucaristia custodita nel cuore s’incarna sempre più nella vita quotidiana. «Un giorno mi trovavo nella basilica di Sant’Ambrogio, a Milano: sostando in preghiera ho visto la beatitudine che sgorgava dal tabernacolo. Mi sono allontanato, ma questa gioia continuava a uscire. Allora mi sono detto: “Chi la prende tutta questa beatitudine?”. Attorno non c’era nessuno... Per non lasciarla andare mi sono rimesso in contemplazione, e ho capito la gioia di Dio quando lo guardiamo».
La grazia trasforma l’uomo e lo rende tramite dell’amore di Dio, strumento per diffonderlo nel mondo. «Come ministro dell’Eucaristia porto la Comunione ai malati, è un’esperienza molto coivolgente: ogni persona è come un tabernacolo, custodisce Dio. Se sto ad ascoltarla, a un certo punto sentirò Dio».
Un uomo dedito solo alle “cose del Cielo”? No, anzi: Mosca Mondadori è immerso nella vita. «L’Eucaristia non toglie dal mondo, ma fa guardare alla realtà in maniera differente», spiega. Attraverso la preghiera l’uomo diventa capace di mettersi al servizio. «Nella contemplazione si è raggiunti da alcune idee. Poi, condividendole con gli altri, l’ego scompare e si discerne quali sono i progetti di Dio: le idee diventano servizio al prossimo, gocce d’amore davanti ai bisogni dell’umanità».
Contributi forse piccoli, ma di certo significativi: nel suo caso dall’unione di contemplazione e azione sono nate la Porta di Lampedusa, il Viaggio della croce di Lampedusa (vedi box nella pagina accanto) e l’Orchestra dei popoli (vedi box a destra). Perché, davanti alla morte di migliaia di migranti, così come dinanzi al disagio di tanti ragazzi rom a Milano, «l’uomo eucaristico», che ha Dio nel cuore, non può rimanere indifferente.
A Mosca Mondadori, che è laico come la maggior parte dei fedeli, chiediamo qualche consiglio su come avvicinarsi al mistero del Pane che dà vita. «Bisogna spogliarsi di tutto e lasciarsi penetrare dalla luce dell’Eucaristia: Dio parla nel vuoto, nel silenzio. A volte anche le preghiere possono diventare un impedimento. Bisogna ascoltare con una certa apertura mentale, non si deve pensare troppo, quanto lasciar lavorare lo spirito».
Mosca Mondadori si accosta alla Comunione ogni giorno, «è un bisogno, come l’acqua e il cibo, ma non è un’ossessione, a volte mi capita di non riceverla per due o tre giorni e allora sento nascere nostalgia, sete, desiderio. Come fra innamorati: non ci si deve abituare alla presenza di Dio».
L’Alzaia del Naviglio brulica di passanti ignari della riflessione sull’Eucaristia che si svolge al bar. «Bisogna rispettare le esperienze interiori degli altri, non intervengo nemmeno con i miei figli. Più che catechizzare è importante testimoniare. Parlando della bellezza massima, che per me è Cristo, ciascuno ritrova la sua bellezza, i suoi frammenti di eternità, che possono essere ad esempio la musica o l’amore. E se l’esperienza con il Crocifisso e il Risorto è vera, anche il non credente ne percepisce l’autenticità».
Da Lampedusa a Nairobi
Mosca Mondadori è tra gli ideatori della Porta di Lampedusa. Porta d’Europa, il monumento in ricordo dei morti in mare. Ha dato vita anche al Viaggio della croce di Lampedusa: costruita con il legno delle barche dei migranti, gira l’Italia ed è stata perfino sul Monte Rosa. Mosca Mondadori è poi impegnato con l’associazione Amani per Drop in, centro per l’inserimento dei bimbi in casa famiglia, a Nairobi (www.amaniforafrica.it), e promuove le attività del Centro Benedetta D’Intino (www.benedettadintino.it), a favore dei piccoli con disabilità comunicative. Sotto: La rivoluzione eucaristica, Morcelliana 2015
Testo di Laura Bellomi
Foto di Ugo Zamborlini