Credere n. 28 - 13/07/2014
Il perdono, profezia di un mondo nuovo
Cari amici lettori, la storia di copertina di questo numero è di quelle forti...
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INSIEME di don Antonio Rizzolo
Il perdono, profezia di un mondo nuovo
Cari amici lettori, la storia di copertina di questo numero è di quelle forti. Racconta di due donne: Irene è la mamma di un omicida, Claudia è la vedova della vittima. Tra loro però non c’è odio o sete di vendetta. Si sono incontrate e hanno intrapreso un cammino di riconciliazione. Non è facile perdonare, lo sappiamo tutti. Anche quando si tratta di piccoli torti, di incomprensioni. A maggior ragione quando la malvagità o la follia ci ha privato di un nostro caro. Per perdonare ci vuole fede. Bisogna credere che il giudizio ultimo appartiene soltanto a Dio e che lo Spirito Santo sa scrivere diritto anche sulle righe storte. Bisogna credere che l’amore è più forte dell’odio e che l’unico modo per vincere il male è il bene. Ma ci vuole fede, per riuscire a perdonare, anche per un altro motivo: da soli non ne saremmo capaci. Dobbiamo affidarci a Dio, lasciarci avvolgere dalla sua misericordia, raccogliere la forza che viene dalla sua grazia.
Il perdono, infine, è legato alla fede perché ogni vera esperienza di incontro con il Signore è un’esperienza di perdono, la scoperta che Dio ci ama così come siamo, perdona i nostri peccati, ci rialza da ogni caduta e ci invita a riprendere il cammino del bene. «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Matteo 10,8), ci dice Gesù nel Vangelo. Da qui nascono la vita cristiana e la missione: dalla benevolenza di Dio che ci abbraccia e ci costituisce annunciatori della misericordia gratuita del Padre.
C’è un’ultima riflessione che possiamo fare sul perdono, sulla misericordia. Non si tratta di «qualcosa di devozionale, di intimo, un palliativo spirituale, una sorta di olio che ci aiuta ad essere più soavi, più buoni». Lo ha detto papa Francesco sabato 5 luglio a Isernia, inaugurando l’Anno giubilare celestiniano. Cos’è allora la misericordia, cos’è il perdono? «È la profezia di un mondo nuovo», ha spiegato il Papa, «in cui i beni della terra e del lavoro siano equamente distribuiti e nessuno sia privo del necessario, perché la solidarietà e la condivisione sono la conseguenza concreta della fraternità». E ha poi aggiunto: «Non è una fuga, non è un’evasione dalla realtà e dai suoi problemi, è la risposta che viene dal Vangelo: l’amore come forza di purificazione delle coscienze, forza di rinnovamento dei rapporti sociali, forza di progettazione per un’economia diversa, che pone al centro la persona, il lavoro, la famiglia, piuttosto che il denaro e il profitto».
Cari amici, affidiamoci anche noi alla misericordia di Dio e impariamo a perdonare, perché la nostra vita e il mondo intero siano rinnovati.