N. 28 - 2015 12 luglio 2015
Sommario 28 - 2015

Credere n. 27 - 12/07/2015

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«Amo dire cose serie, in modo non serioso»

Noto come inviato del programma satirico Le iene, il giornalista oggi lavora per Tv2000, la tv dei vescovi, e conduce un…

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Il personaggio | Alessandro Sortino

«Amo dire cose serie, in modo non serioso»

Noto come inviato del programma satirico Le iene, il giornalista oggi lavora per Tv2000, la tv dei vescovi, e conduce un programma sulle Beatitudini. «Il pubblico non pensava che fossi cattolico? Ognuno ha il suo linguaggio per parlare della verità».

IN FILA NEL DUOMO La Sindone è un lenzuolo di lino di 4,41 x 1,13 metri. Contiene l’immagine di un uomo morto per crocifissione. Nella foto: i fedeli si avvicinano al Sacro Telo, nel duomo di Torino

In foto: L'ex Iena Alessandro Sortino.

Passano pochi minuti dall’inizio di questa intervista, e subito risulta chiaro che Alessandro Sortino non è un uomo banale. Non lo puoi confondere con altri: la sua personalità è sgargiante, istrionica, sopra le righe. Si impone alla tua attenzione, la reclama per poi scomodarla con una raffica di suggestioni e provocazioni di rimando.

E pazienza se, in realtà, le domande le dovresti porre tu: la passione che Sortino nutre per la vita e per il proprio lavoro è fuori dal comune. Ma non si tratta di una deformazione professionale: il suo passato da ex Iena non c’entra. Quell’uomo – viene subito da pensare – ha una marcia in più che lo anima, imprimendogli una sana (e preziosa) irrequietudine.

Ed è proprio questa scintilla ad averlo fatto approdare nel luogo obiettivamente meno frequentato dagli ex inviati de Le iene, il programma d’inchieste e reportage satirici: il canale Tv2000 dove è stato assoldato come direttore creativo nonché, da un mese a questa parte, come conduttore del programma Beati voi, in onda ogni lunedì alle 21.05. Uno show che prova a spiegare, attualizzandole, le Beatitudini del Vangelo di Matteo e Luca.

Perché Sortino non è solo un brillante giornalista d’inchiesta che, dopo Le iene di Italia1, si è distinto sia in Rai che su La7. È anche un uomo di fede. Deciso a fare la differenza nel mondo.

Lo sa, vero, che con il suo passaggio a Tv2000 ha spiazzato più di una persona?

«Me ne sono accorto: molti non si capacitavano che un inviato delle Iene potesse essere credente. E questo, a mio avviso, solleva almeno due problemi. Da un lato, gli autori de Le iene dovrebbero riflettere sulla natura ideologica del programma, che evidentemente viene percepito come non cristiano dal pubblico. Al contempo, però, anche i cattolici dovrebbero interrogarsi su quanto poco “iene” siano: se anche a loro suona strano che una Iena creda, vuol dire che aspetti anche giusti del programma, come denunciare l’ingiustizia, sono loro estranei».

È innegabile però che lei ha sfatato il cliché del cattolico buonista…

«Sono sempre stato profondamente convinto che non esista un linguaggio proprio della verità. Pensiamo, per esempio, alla Pentecoste: non è che tutti hanno capito gli apostoli, ma gli apostoli hanno parlato la lingua di tutti. Per cui pensare che la verità debba essere imprigionata in una forma, in un look, in un modo di presentarsi, è addirittura sbagliato. La fede ci deve distinguere esistenzialmente, non esteticamente, nelle apparenze. Quanto a me, non sono meglio degli altri. Semplicemente, questa è la mia vocazione: sono fatto così, amo dire cose serie in modo non serioso, sono sarcastico, ironico, un po’ insolente… Lo sono stato fin dalle elementari e penso che Dio mi voglia bene così. Peraltro alcuni fatti che hanno segnato la mia vita hanno un carattere paradossale, tanto che sono arrivato a credere che anche Dio mi parli in questo modo».

Cosa ha fatto esattamente Dio per conquistarla?

«Sono cresciuto in una famiglia cattolica, praticante, ma mi sono convertito veramente al liceo, leggendo la tragedia greca e Nietzsche. Mi ero appassionato al significato del capro espiatorio e del concetto religioso sotteso. Così, affascinato da questa modalità sacrificale sublimata, mi è venuto in mente di leggere il Vangelo. L’ho preso dalla libreria dei miei e mi sono accorto che la storia della croce del Cristo era un’impeccabile inversione del modello sacrificale, così antropologicamente perfetta da sembrarmi innaturale che fosse inventata. Cristo si è fatto agnello, e non capro espiatorio, riunendo l’umanità attorno a un banchetto sacrificale, che non esclude più nessuno perché è Dio stesso che lo fa e ognuno di noi con lui. In seguito, la mia stessa ispirazione di vita è stata quella di difendere le vittime, le persone messe in mezzo».

C’è stata anche una persona che ha segnato la sua vita?

«Non amo i predicatori e il mio approccio alla fede è stato narrativo, razionale. Tuttavia mi ha segnato il rapporto con mia madre, che ho perso quando avevo 20 anni. La sua morte ci ha messo nella condizione di intraprendere un cammino, come spesso succede davanti a un dolore. Mio fratello, per esempio, in seguito si è convertito e questo anche perché mamma ci sta trasmettendo la fede attraverso la comunione dei santi. Quando era in vita, non era certo una donna perfetta ma ci ha insegnato la catechesi della semplicità: aveva un modo gioioso e scherzoso di affrontare la vita e i problemi che ti faceva fare sempre un “oplà” di felicità. Ed è questo “oplà” che porto nel cuore come insegnamento».

A Tv2000 ha deciso di parlare di Beatitudini e non di inchieste. Qual è lo stato di salute del giornalismo tv?

«Mi sono preso un anno sabbatico dalle inchieste: dopo Le iene ho fatto parecchie cose, tra cui Piazza pulita, Exit, Presa diretta... Quanto al giornalismo tv, va in onda uno show dell’indignazione: si cerca di rendere l’informazione spettacolare infondendo nello spettatore un sentimento di sdegno per la realtà che non funziona e un senso di superiorità rispetto al reo o al politico di turno. Questo doppio atteggiamento impedisce però al pubblico di prendersi le proprie responsabilità, a partire da un maggiore impegno personale. Per esempio, se c’è l’inquinamento e la discarica, tu cittadino dove stavi?».

È soddisfatto di Beati voi?

«Hanno scritto delle cose bellissime, anche troppo (ride, ndr)! Personalmente sono felice perché siamo riusciti a chiamare a raccolta, unendoli, vari carismi interni alla Chiesa, che solitamente vengono invece contrapposti. Inoltre, nonostante il tema chiaramente religioso, il programma potrebbe andare su un qualsiasi canale: parliamo a tutti, religiosi, atei, agnostici. E questo perché cerchiamo di incontrare le persone non sui valori, ma più alla radice, ossia sulle loro domande e sui bisogni, materiali e spirituali. Perché è così che il cristianesimo può diventare una strada anche per chi non crede».

 

NON È STATA SOLO UNA SCELTA PROFESSIONALE

Alessandro Sortino, 46 anni, ha iniziato la carriera al settimanale Vita, nel 1995. Ha poi lavorato in radio e in televisione. Inviato per Le iene dal 2000 al 2008, ha quindi lavorato per i programmi Piazza Pulita, Exit e Presa diretta, su Rai e La7. Dal giugno 2014 lavora a Tv2000, ricoprendo il ruolo di direttore creativo. «Non è solo una scelta professionale ma anche di vita. Sono credente e ho l’occasione di mettere insieme vari aspetti della mia vita», ha detto a proposito del passaggio a Tv2000.

 

Testo di Francesca D’Angelo ?

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