Credere n. 27 - 12/07/2015
Preghiamo insieme per tutte le nostre famiglie
Cari amici lettori, tra i diversi articoli che vi presentiamo, come ogni settimana, con tante belle testimonianze di fede,…
Il vescovo ecologista consigliere del Papa
Francesco gli ha chiesto aiuto per scrivere l’enciclica Laudato si’. Il suo impegno e la sua testimonianza sono preziosi:…
«La carità? Una sfida e un’avventura»
Da un supermercato a Cesano Boscone per famiglie disagiate a comunità e cooperative per minori non accompagnati. Per don…
«Amo dire cose serie, in modo non serioso»
Noto come inviato del programma satirico Le iene, il giornalista oggi lavora per Tv2000, la tv dei vescovi, e conduce un…
Due crisi, un unico mare
Ite, missa est | Enzo Romeo
Due crisi, un unico mare
Illustrazione di Emanuele Fucecchi
Due crisi parallele arroventano in questa estate il Mare “nostro”: Grecia e Tunisia, Paesi meta di vacanza per molti italiani. Da una parte c’è il rischio del tracollo finanziario, dall’altra la minaccia del terrorismo fondamentalista. Ma sono sponde di un unico problema: assicurare uno sviluppo solidale e consentire all’area mediterranea di procedere unita, come richiede l’economia sempre più interconnessa; rispettando però la peculiarità di ogni Paese, come esigono la storia e il buon senso.
L’impoverimento genera violenza e la violenza produce altra povertà. Per questo la missione di “salvare” la Grecia dal default non è poi così distante da quella di “salvare” la Tunisia dalla follia jihadista. I tunisini, spaventati, chiedono aiuto ai dirimpettai della riva nord. Dove – ahinoi! – va in scena lo spettacolo chiamato Grexit: l’uscita o, se vogliamo, la cacciata dall’Europa di Atene, che pure l’ha partorita, inventando la democrazia e trasformando i sudditi in cittadini. Ritorna il mito greco di Edipo, che senza rendersene conto uccide il genitore. Tutto in nome dei conti. Ma quello europeo non era un sogno da ragionieri.
Che fine hanno fatto Schuman, Adenauer, De Gasperi, Altiero Spinelli? Non solo l’Unione europea è incapace di una politica estera comune, ma continuiamo a guardarci con sospetto. Grecia a parte, gli scogli di Ventimiglia o il minacciato muro ungherese al confine serbo ce lo dimostrano. Come i giovani della strage al Bardo, anche il ragazzo che in Tunisia ha fatto strage in spiaggia pensava che qualche raffica di mitra bastasse a cancellare il passato che lega a noi la sua terra: Annibale, i mosaici romani, i commerci secolari, sant’Agostino, che lì confutò il manicheismo, perché il male non sta tutto da una parte sola.
Quel ragazzo era convinto che il proprio è un mondo a parte, che non c’è confronto né mediazione e che non resta che annientare il “nemico”. Restiamo però certi della saldezza degli antichi ponti del Mediterraneo. Oggi più che mai c’è un solo cielo e un destino comune per tutti.