N. 29 2014 20 luglio 2014
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Essere cristiani è decidersi per Cristo, per l’amore e il perdono. Adesso

Cari amici lettori, la copertina di questo numero è dedicata a padre Raniero Cantalamessa...

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Don Pino De Masi

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Viaggi e pellegrinaggi

Da 100 anni in marcia verso le vette

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Don Roberto Fiscer

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Malattia e speranza

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Caterina Bellandi ha ereditato l’auto bianca dal compagno morto di cancro. Ora la sua missione è accompagnare i bambini bisognosi…

Monsignor Galantino

No alle mafie. E ora nessuno si può tirare indietro

«A Oppido chi si è inchinato al boss lo fa già di suo ogni giorno». Commenta così monsignor Galantino il disgustoso episodio…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Essere cristiani è decidersi per Cristo, per l’amore e il perdono. Adesso

Cari amici lettori, la copertina di questo numero è dedicata a padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia e volto noto della televisione. Il suo sorriso e la sua affabilità tipicamente francescani l’hanno sempre reso simpatico a tutti. Io ho letto diversi suoi libri di meditazione. Ne ricordo in particolare uno sulla lettera ai Romani intitolato La vita nella signoria di Cristo. Padre Raniero nei suoi testi cita spesso i Padri della Chiesa, soprattutto sant’Agostino, e uno scrittore che per lui è una sorta di padre moderno, Søren Kierkegaard, vissuto nel XIX secolo. Questo mi ha sempre fatto molto piacere, avendo fatto su di lui la mia tesi di licenza in teologia.

Kierkegaard è studiato come filosofo, ma il perno attorno a cui ruota il suo pensiero è la fede. Su questo punto è stato spesso frainteso. Lo si è fatto passare per un fideista, uno cioè che rinnega la ragione umana a favore di un cieco affidarsi. In realtà, egli è contrario al razionalismo, secondo cui vale solo ciò che è riconosciuto dalla ragione. Non a caso il suo principale bersaglio è il filosofo idealista Hegel. Ma non è qui il caso di parlare di filosofia. Tutto il pensiero di Kierkegaard è in realtà un invito all’azione, a una vita cristiana autentica, senza finzioni, dove Cristo è il centro. E noi siamo chiamati a non perderci in chiacchiere, in dimostrazioni, in ragionamenti, ma a vivere la nostra fede. A deciderci subito per il bene, per l’amore, per il perdono. Dio ha rivelato a un uomo, afferma Kierkegaard, che il suo peccato è la passione per il gioco (ma, aggiunge padre Cantalamessa, può essere qualsiasi vizio: la droga, il bere, un rancore, un’ipocrisia, un’abitudine cattiva). Se egli dice: «Faccio voto di non giocare più, questa sera sarà l’ultima!», non ha risolto nulla, continuerà a giocare come prima. Egli deve dire piuttosto: «Tutto il resto della mia vita potrò giocare, ma questa sera no!». Se mantiene questo proposito è salvo e probabilmente non giocherà davvero più. La decisione è adesso, la rinuncia al peccato, al vizio, al male, è adesso. L’amore, la misericordia, la benevolenza sono da manifestare adesso.

Il cristianesimo è una religione pratica, richiede una decisione sulla nostra vita. È affidarci davvero alla grazia di Dio, senza scoraggiarci. L’appello di papa Francesco per la pace in Terra santa, ripetuto domenica scorsa, va in questa direzione. Si potrebbe pensare che l’incontro in Vaticano sia stato inutile, ha detto il Papa. «Invece no, perché la preghiera ci aiuta a non lasciarci vincere dal male né rassegnarci a che la violenza e l’odio prendano il sopravvento sul dialogo e la riconciliazione».

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