N. 29 2014 20 luglio 2014
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Essere cristiani è decidersi per Cristo, per l’amore e il perdono. Adesso

Cari amici lettori, la copertina di questo numero è dedicata a padre Raniero Cantalamessa...

Padre Raniero Cantalamessa

Il frate che ha fatto la predica ai Papi

Volto televisivo tra i più amati dal pubblico, da 35 anni è “predicatore della Casa pontificia”. In esclusiva a Credere,…

Don Pino De Masi

La mia lotta per una terra libera dalla ’ndrangheta

Dieci anni di minacce, intimidazioni, sabotaggi. Eppure, il parroco del duomo di Polistena, vicino a Oppido Mamertina, dove…

Viaggi e pellegrinaggi

Da 100 anni in marcia verso le vette

Un secolo di vita per l’associazione Giovane montagna che propone l’alpinismo come esperienza spirituale che avvicina a Dio…

Don Roberto Fiscer

Il prete dj che annuncia in spiaggia la fede rock

Era musicista e animatore sulle navi. Ma alla Giornata mondiale della gioventù del 2000 ha scoperto la vocazione al sacerdozio.…

Malattia e speranza

Sul magico taxi di zia Caterina

Caterina Bellandi ha ereditato l’auto bianca dal compagno morto di cancro. Ora la sua missione è accompagnare i bambini bisognosi…

Monsignor Galantino

No alle mafie. E ora nessuno si può tirare indietro

«A Oppido chi si è inchinato al boss lo fa già di suo ogni giorno». Commenta così monsignor Galantino il disgustoso episodio…

Per una lettura completa...

Malattia e speranza

Sul magico taxi di zia Caterina

Caterina Bellandi ha ereditato l’auto bianca dal compagno morto di cancro. Ora la sua missione è accompagnare i bambini bisognosi di cure ospedaliere.

 

GIOIA PER CHI NON NE HA - Caterina Bellandi (49 anni) con il suo coloratissimo taxi all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze

GIOIA PER CHI NON NE HA - Caterina Bellandi (49 anni) con il suo coloratissimo taxi all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Foto di Federica Di Giovanni.

Con un mantello in stile Mary Poppins, un cappello a falde larghe e mille colori sparsi tra vestito e taxi che guida, Caterina Bellandi, 49 anni, ruba uno sguardo a tutti. «Non puoi non notarmi, il mio è l’invito per un piccolo viaggio insieme: quello della gioia».

Siamo a Firenze e lei, bionda e sempre in preda a un’urgenza particolare, fa la tassista da 13 anni: dal giorno in cui Stefano, il suo compagno, perde la lotta contro il cancro e le lascia in eredità Milano 25, il suo taxi, o meglio quello che la mamma della sua ex fidanzata morta di leucemia gli regalò per essersi presa cura dell’anziana donna fino alla fine.

«È un veicolo d’amore, capisci. Ho lasciato l’impiego in ufficio, e ho iniziato a guidare: è diventato così anche un mezzo di cura. A volte spengo il tassametro: quando accompagno le famiglie dei bambini ricoverati all’ospedale Meyer di Firenze o quando porto in giro gli stessi piccoli pazienti al cinema o a mangiare una pizza. Faccio tutto gratuitamente».

Per tutti questi bambini diventa “zia Caterina”. «Ho capito che il mio dolore per Stefano non era nulla a confronto di una madre che perde un figlio. Il mio è un servizio d’amore. Quando qualcuno entra in macchina inizia uno scambio, un momento di empatia che può durare 5 minuti. Io ne approfitto per trasmettere la gioia di un piccolo viaggio da condividere, soprattutto a chi è triste. A chi è fragile e pieno di sofferenza: i bambini malati di cancro, per esempio. I miei supereroi».

Il viaggio, in fondo, batte, quanto a bellezza, la meta. «Una mia cara amica con due melanomi mi ha chiesto di accompagnare lei e la figlia al concerto di Ligabue a Milano tempo fa. Appena arrivata ho percepito poca felicità, ho provato più pace in ospedale con i bambini. Mi sono sentita malissimo, a disagio, come un Ufo. I ragazzi che bevevano birra mi guardavano imbarazzati per come ero vestita. In fondo chi è senza capelli o su una carrozzina mica può scegliere di cambiarsi. La mia era una divisa che dovevo tenere. Il dolore che ho provato sentendomi estranea era il messaggio d’amore di Gesù. Dio permette il dolore per insegnarci ad amare. Non potevo dire di no a un’amica che sta per morire. È la legge del sì evangelico».

Zia Caterina è una donna di grande fede, di quella che impari a testimoniare a caro prezzo. Ogni giorno, ogni minuto. «Le conferme dal Cielo le ricevo quando faccio cose nuove, difficili, come un viaggio per Milano: tre donne sole, senza aver prenotato nulla. Mi chiedo se ce la farò, e ce la faccio sempre».

Come facciamo a convincere che esiste qualcuno che, nel dolore, ci ama sempre? «Io non uso le parole per farlo, ma lo provo a testimoniare. Faccio in modo di piacere, faccio divertire, con leggerezza. Li ascolto, loro magari si fidano e ti vengono dietro. Io non posso dire: so la strada, seguimi. Se servono le parole, però, li porto da chi ha quelle giuste anche per me: il mio padre spirituale, padre Bernardo, il giovane priore di San Miniato al Monte».

E i viaggi più lunghi sono i percorsi preferiti da questa “tassista dell’allegria”. «Il prossimo sarà in Puglia. Voglio andare a trovare la famiglia di Adriana, una bimba di 10 anni morta per un osteosarcoma. E ci andrò con Sara, una ragazza malata di cancro, che vuol partecipare al casting per la nuova serie tv Braccialetti rossi. Nel frattempo cercheremo di raccontare sul set la storia di Giuseppe, studente universitario di Biotecnologie, 22 anni, 30 e lode il primo esame e una morte arrivata in 4 anni, per cancro. Questi tre ragazzi si erano conosciuti fra loro e io mi sento il compito di tenere insieme queste storie d’amore».

Caterina è un torrente in piena e a volte torna al concerto di Ligabue: ha nel cuore il ricordo di quella sera, ancora vivido. «Come ha detto Ligabue quella volta, il nostro dovere è “esserci”. La fede? Per me significa fare un cammino, essere cibati, sentirsi amati. Basta dire “sì” e ricominciare sempre. Il giorno di Pentecoste, per esempio, ho sentito in chiesa una grande forza che mi diceva “vai”. Non prego tantissimo, ma quando ricevo la Comunione non riesco a trattenere le lacrime. È un atto di grande umiltà, in quel momento sto ricevendo forza e verità».

Caterina parla di quel taxi che sembra uscito da Disneyland e ripensa a Stefano. «Come diceva lui, quello del tassista è il mestiere più bello del mondo. Stefano non mi è stato strappato morendo. Gesù lo ha ricongiunto con la sua ex: sa che sono seppelliti insieme nella stessa cappella al cimitero?».

Sembra una provocazione il racconto di Caterina, come il suo abito supercolorato sfoggiato durante i funerali. «Per alcuni è inaccettabile. Ma è la mia divisa: io ho questa, come il prete ha la talare. Io ho bisogno di raccontare la festa del cuore e lo faccio così. Con i miei colori invito la gente a condividere il dolore». E poi la forza, in questa rivoluzione d’amore, arriva. Certo che arriva.

Testo  di  Rossana Campisi

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