N. 3 2015 18 gennaio 2015
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Il Papa nelle Filippine

L’abbraccio a Francesco dei poveri di Manila

Il missionario Carlo Bittante è parroco a Tondo, il quartiere più miserabile della capitale delle Filippine. Racconta: «Qui la parrocchia va avanti anche grazie a loro».

Nella foto: il Card. Louis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila con Papa Francesco Nella foto: il Card. Louis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila con Papa Francesco 

Se c’è un posto dov’è immediato capire cosa significhi «pastore con l’odore delle pecore» quello è Tondo, il quartiere più miserabile di Manila. Sia Paolo VI che Giovanni Paolo II, nel corso dei loro viaggi, visitarono due diverse parrocchie di Tondo. Papa Francesco, invece, non riuscirà ad andarci (l’incontro con i poveri avverrà nella zona colpita dal tifone Yolanda, nel centro del Paese), «ma io sono sicuro che, se potesse, farebbe volentieri un fuori programma».

A parlare così, scherzando ma non troppo, è padre Carlo Bittante, canossiano di 59 anni, di origini trevigiane. Approdato nelle Filippine nel 1986, dal 2007 padre Carlo è parroco della parrocchia di San Paolo Apostolo. Con lui operano tre giovani confratelli, due filippini, Joseph e Zaldy (appena ordinato sacerdote), e padre Jordao da Timor Est.

Collocato nei pressi del porto, Tondo è un concentrato di smog (centinaia di camion attraversano la strada verso il mare che taglia in due il quartiere) e di mille altri inimmaginabili odori. Non lontano da qui si erge quella che un tempo chiamavano la Smokey Mountain, la montagna fumante, l’immensa discarica a cielo aperto della capitale filippina. Di fatto tutta l’area è ancora un gigantesco immondezzaio. Camminando nelle viuzze dell’abitato, che in certi punti si erge sopra vere e proprie palafitte sull’acqua, mi è capitato di vedere pure recinti di legno per i maiali. Se non fosse per l’ospitalità della gente filippina e il suo sorriso incancellabile, assomiglierebbe a un girone infernale. La concentrazione di persone è impressionante: nel raggio di poche centinaia di metri quadrati vivono, infatti, non meno di centomila persone.

Fare il prete in un contesto del genere non può che tradursi nell’annunciare il Vangelo e servire i poveri. Due facce della medesima medaglia. Racconta padre Carlo: «La parrocchia promuove un’attività di iniziazione cristiana, con la catechesi per i ragazzi (quest’anno 500 bambini delle elementari hanno ricevuto sia il sacramento della Riconciliazione che della prima Comunione). Accanto alla pastorale, abbiamo le attività per i poveri, tra le quali un programma di adozioni a distanza per sostenere gli studi per i ragazzi in difficoltà economica. È attivo anche un programma nutrizionale per circa 80-90 bambini: iniziato alla fine di settembre, offre un pasto al giorno per sei mesi e un servizio medico di base. A condurlo, con fedeltà e dedizione, è un gruppo di volontari».

Accanto ai sacerdoti, infatti, la parrocchia può contare su una buona mobilitazione del laicato. Padre Bittante mi presenta alcuni dei suoi collaboratori più preziosi: Olive è una donna di 36 anni, madre di due figli. Vive in un’area di abusivi. È impegnata in attività sociali e nella Caritas locale; ogni domenica legge in chiesa; suo marito è un ministro straordinario della Comunione. Connie, invece, è insegnante elementare, mamma di quattro figli, particolarmente dedita alle Piccole comunità di base. Marlon ha 47 anni, fa il tassista ed è padre di 5 figli. Tra i suoi compiti più importanti c’è l’animazione di momenti di preghiera in parrocchia. «Senza di loro noi sacerdoti non riusciremmo a raggiungere tante persone. Non solo: la testimonianza cristiana sarebbe più povera».

Fiore all’occhiello della parrocchia è il Youth formation and social center (Centro sociale e di formazione per i giovani). Aperto nel 2010, ospita una grande sala polivalente con tanto di palco, gradinate e spogliatoi, e il centro giovanile con varie aule per incontri, una biblioteca, uffici, un laboratorio, la mensa e la scuola materna. Tutto attorno, in una parte della zona scoperta, sorgerà un’area verde, così necessaria in un contesto come Tondo. Il centro è una vera e propria oasi, un punto di aggregazione per giovani e di formazione per le diverse fasce d’età. Già, perché qui, lo si vede a colpo d’occhio, l’età media è molto bassa e un esercito di bambini, ragazzi e giovani vaga per il quartiere «in cerca di opportunità e di qualcuno che prenda sul serio le loro domande», come spiega padre Carlo. «Noi ci sforziamo di avvicinarci ai poveri spogliandoci della mentalità assistenzialista che li guarda come a persone che hanno solo dei bisogni. In realtà, i poveri – sebbene debbano affrontare molte difficoltà – hanno dentro di sé infinite potenzialità e risorse, che occorre liberare». È l’esperienza che la parrocchia sta facendo con un gruppo di 28 bambini, tra i 10 e i 12 anni; guidati da un laico e animati da un gruppo di volontari, hanno fondato la Manila Philharmonic Orchestra e stanno imparando a suonare diversi strumenti «con il sogno di formare l’orchestra dei bambini di Tondo, poveri di mezzi ma ricchi di talento», commenta orgoglioso padre Carlo. Nella stessa grande area donata alla parrocchia, sta sorgendo, non senza difficoltà, la nuova chiesa, che andrà a sostituire l’attuale, vecchia e disagevole: costruita al di sotto del livello della strada diventa impraticabile in occasione di allagamenti e tifoni, così frequenti a queste latitudini. «La posa della prima pietra della nuova chiesa è stata benedetta dal cardinale Luis Antonio Tagle, nostro arcivescovo, nel gennaio 2012. Il 25 gennaio Tagle tornerà per celebrare la prima Messa nella nuova struttura».

La nuova chiesa non è semplicemente una struttura più efficiente, ma pure il segno concreto delle priorità dentro la vita cristiana e pastorale. Spiega padre Carlo: «Tante sono le necessità e le pressioni della folla che non lasciano tempo per il silenzio e l’intimità con Dio. Pure io sento sempre più forte la necessità di trovare spazi e tempi regolari per la preghiera. Ma dare tempo a Dio è un’esigenza di vita per ogni cristiano, se vogliamo avere sempre l’energia e la motivazione giusta per prenderci cura degli altri. Per me religioso e prete, è importante guidare le persone verso questo indispensabile spazio vitale. Tante volte le urgenze pastorali portano ad organizzare, a fare tanto e sempre di più, ma guai se non dessi spazio all’ascolto, alla dimensione contemplativa della vita cristiana, come diceva tanti anni fa il cardinale Martini».

Chiedo a padre Carlo quali siano le attese del popolo per l’arrivo del Papa. «Credo che la gente sentirà particolarmente il calore della presenza amorosa, paterna e sincera di papa Francesco e sarà aiutata a crescere nella fede. Sono pure convinto che la presenza del Papa diventerà un salutare richiamo a valori quali l’umiltà, la semplicità e la coerenza, specie per il clero che, a volte in passato e di fatto pure oggi, tende a essere un po’ borghese, poco capace di dialogare, spesso più interessato ai sacramenti e a fare prediche che a mescolarsi con la gente comune. A volte si preferiscono i profumi dei ristorante di classe che l’odore dei rifiuti e del sudore… Si predica bene ma si razzola male: e la gente vede! Questo, ovviamente, vale pure per me!».

Conclude il religioso: «La presenza del Papa aiuterà pure a spingere il progresso di pace di realtà religiose diverse specie nell’isola di Mindanao. E sono convinto che egli parlerà pure della giustizia e promozione sociale, umana, integrale dei poveri, che sono ancora tanti nelle Filippine, uscendo finalmente da forme vecchie di paternalismo e dipendenza».

Testo e foto di Gerolamo Fazzini

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