N. 30 2014 27 luglio 2014
INSIEME di don Antonio Rizzolo

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Suora e Maga Maghella

Nel magico mondo di Sorella Fantasia

Passando dal saio al travestimento da clown, suor Linda realizza veri e propri spettacoli di evangelizzazione e di divertimento. Perché il Vangelo si racconta anche con il sorriso.

 

MAGA E MAESTRA -  Suor Linda, 49 anni, fa parte delle Francescane Ancelle di Maria, una congregazione di suore impegnate nel campo dell’educazione e dell’assistenza. Foto di Giovanni Panizza

MAGA E MAESTRA -  Suor Linda, 49 anni, fa parte delle Francescane Ancelle di Maria, una congregazione di suore impegnate nel campo dell’educazione e dell’assistenza. Foto di Giovanni Panizza.

Possono servire anche un naso rosso, palline e qualche foulard in cui nasconde una colomba per annunciare il Vangelo ai più piccoli con un sorriso. E far riscoprire ai più grandi lo stupore di restare senza parole, a bocca aperta. Perché a vestire i panni di un prestigiatore molto originale è suor Linda Frola: i bambini l’hanno ribattezzata Maga Maghella, ma lei ama definirsi «Sorella Fantasia: preferisco usare questo nome d’arte», dice.

Sì, perché la religiosa, delle Francescane Ancelle di Maria, insegna religione in un istituto comprensivo della provincia di Firenze, ma di pomeriggio o nel fine-settimana si trasforma in un clown capace di catturare l’attenzione dei bambini raccontando alcune parabole evangeliche in modo quanto meno originale, ma efficace: «Le memorizzano, anzi le interiorizzano. L’ho verificato con tanti miei alunni: se la volta successiva chiedo di rappresentare la parabola con un disegno, nessuno traccia sul foglio i “trucchetti” che ho usato, ma semplicemente i personaggi e l’ambientazione narrata».

Certo, suor Linda – che a settembre compirà 49 anni – non si è messa un giorno a tavolino per elaborare teoricamente questo “metodo” di annuncio tanto singolare: esperienze e circostanze l’hanno condotta a scoprire dentro di sé queste capacità che affascinano i ragazzi e che possono diventare uno strumento pastorale. Originaria del Bresciano, è cresciuta a mille metri di altitudine in una famiglia semplice, la maggiore di quattro figli. Immersa nella natura e nell’autenticità della vita contadina, era «molto discola e ribelle, vivace; cantavo e praticavo sport, ma coltivavo nel profondo di me stessa il desiderio di dedicare la vita agli altri», ricorda. Inizia a farlo frequentando il corso da infermiera; poi, dopo varie esperienze e intensa ricerca, si sente attratta particolarmente dalla spiritualità francescana a La Verna: «Mi ha colpito il Francesco delle stimmate che entra pienamente nel dolore. In quel momento per me era assurdo, incredibile e non riuscivo ad accettarlo».

Vicino al santuario, Linda conosce una comunità delle suore in cui poi deciderà di entrare a 25 anni: vivevano in una casa di contadini ristrutturata, ambiente familiare per lei. Un istituto che conta una cinquantina di consacrate fra Italia, Colombia e Indonesia, impegnate sul fronte dell’educazione, della pastorale giovanile, dell’assistenza.

Suor Linda passa sette anni a La Verna, poi sei in Calabria «dove nel 2000 vengo invitata a partecipare a un pellegrinaggio dell’Unitalsi a Lourdes dedicato esclusivamente ai bambini malati e disabili. L’animazione dei clown arrivava immediatamente ai piccoli in difficoltà: ne restavo affascinata, perché suscitavano una simpatia incredibile. E, ne sono certa, anche Gesù era simpatico… Nel frattempo avevo già cominciato a fare qualche giochino (facevo sparire un piccolo oggetto o un fazzoletto) e per la mia professione perpetua dei voti un’amica mi ha regalato un corso completo di magia». Da autodidatta, la religiosa elabora il metodo della gospel magic (dall’inglese: «La magia del Vangelo»), che consiste «nel trasmettere i valori della fede in maniera accattivante, non disdegnando il gioco. Ho cominciato questa avventura non solo imparando le tecniche base del gioco di prestigio, ma scegliendo di applicare questo linguaggio – che poi ho scoperto molto diffuso in ambiente protestante statunitense – all’evangelizzazione rivolta a tutti, anche ai non credenti. Giocando, fai arrivare alle persone soprattutto un messaggio, la pedagogia del valore: “Io ci sono, io valgo, forse Dio vuol bene anche a me”».

Voilà: suor Linda si appassiona sempre di più a questo “linguaggio creativo” perché ne sperimenta gli effetti benefici sia nell’insegnamento della religione a scuola, sia nella catechesi. Passando dal saio al travestimento da clown, coniugando «metodo narrativo e gioco di prestigio», la suora francescana inizia a organizzare in scuole e asili, parrocchie e centri per persone disabili o anziane, invitata da associazioni e gruppi, veri e propri «spettacoli di evangelizzazione e divertimento, perché una sana risata fa tanto bene anche allo spirito e Dio sa far vibrare il cuore anche così…».

Un approccio che funziona anche con i genitori dei figli generazione 2.0: «Per parlare delle difficoltà che incontra l’amore in una famiglia, a causa del diavoletto che ci mette lo zampino, faccio tagliare loro una corda rossa, simbolo delle relazioni positive, che poi “magicamente” ritorna intera. Una sera, alla fine dello spettacolo, un papà commosso ed emozionatissimo mi ha confidato che stava pensando di separarsi dalla moglie e che quel gioco lo aveva colpito, lo aveva fatto riflettere».

Il sogno di suor Linda? «Riuscire con un pizzico di fantasia e una buona dose di gioia a far “immaginare” ai bambini, e non solo, il Dio di Gesù Cristo come qualcuno di vivo e vero, qualcuno molto vicino a loro perché possano avere il coraggio e il desiderio di sperimentarlo concretamente nella vita di tutti i giorni. Si può tentare di comunicare la fede in modo efficace anche con mezzi “inconsueti”, non certo perché il fine giustifichi i mezzi ma perché alcuni di questi possono risultare positivi anche se “bizzarri”. Toccando le corde dello stupore e della meraviglia si può trasmettere più di quanto si pensi». Vorrebbe “contagiare” molti altri con la sua gospel magic: «Abbinando il racconto enfatico di una parabola evangelica a un oggetto – carte, palline, un libro speciale – che cattura la vista, i bambini restano incantati, stupiti e meravigliati. Gli adulti spesso li sorprendo a bocca aperta, ammutoliti. Coniugare parole e immagini significa usare un linguaggio non pesante, che piace: un altro volto di Chiesa aperta, vicina, gioiosa, che suscita simpatia nei non credenti e nei non praticanti».

Testo di Laura Badaracchi

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