N. 32 2014 10 agosto 2014
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Il coraggio di essere testimoni gioiosi della nostra fede

Cari amici lettori, oggi ci vuole coraggio a essere cristiani.

Sacerdoti sulle navi

L’ultimo prete del mare

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Scout

30 mila giovani sulle strade del coraggio

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In preghiera per il bimbo siriano

Musulmani e cristiani uniti per il piccolo Ahmed

La comunità islamica di Messina e i padri Rogazionisti hanno condiviso i funerali del bimbo siriano morto cercando di raggiungere…

Eugenio Finardi

Siamo tutti fratelli

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Gianni Manzone

Crisi economica, crisi di etica

Si esce dalla recessione globale solo con una nuova mentalità: quella del dono e della gratuità. La risposta della Dottrina…

Ite, Missa est

Carlo Nesti - Siamo tutti braccialetti rossi

Si dice che molti abitanti del pianeta, dopo l’era del capitalismo e dell’edonismo, a causa delle ristrettezze della crisi…

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Ite, Missa est

Carlo Nesti - Siamo tutti braccialetti rossi

Illustrazione di Franco Bellardi

Illustrazione di Franco Bellardi

Carlo NestiSi dice che molti abitanti del pianeta, dopo l’era del capitalismo e dell’edonismo, a causa delle ristrettezze della crisi economica, abbiano ritrovato il gusto della semplicità. E, nella semplicità, abbiano riscoperto anche valori perduti. Se qualcuno, nel cinema e in televisione, si dedica a cavalcare l’onda del ritorno alla spiritualità, è inevitabile, tuttavia, che cresca pure la zizzania, al fianco del resto; è il caso dell’abominevole film invernale Noah. In un contesto di mostri da fantascienza, Noè è dipinto come un killer spietato, con una scena infinita, in cui alza il coltello a pochi millimetri da 2 nipotine gemelle neonate, indeciso se decapitarle, o no. Tutto in omaggio del thriller: blasfemo!

Grazie a Dio, però, esistono pure autori seri, che sanno interpretare la fase di transizione. Da noi, dopo il meraviglioso Don Matteo e le edificanti biografie dei santi, ecco Braccialetti rossi. è la fiction di Rai1, ambientata in un ospedale pediatrico, che ha stravinto il Festival di Giffoni, con ascolti da oltre 7 milioni di telespettatori.

Perché? Perché in una società, in cui sembrano contare unicamente le apparenze, e in un mondo giovanile, in cui puoi dire «io ci sono», a volte, solo come “bullo” su Youtube, quel programma trasmette un messaggio-chiave.

Non credano i deboli, i poveri, i malati, e anche i ragazzi sfortunati, alle prese con la roulette russa delle malattie più o meno incurabili, di essere invisibili. La loro capacità di soffrire, con il piacere della condivisione, ha comunque uno Spettatore, per il quale non contano Auditel e share. è Dio che giudica, e che premierà chi, ai blocchi di partenza della vita, è stato costretto a muoversi in ritardo, con un pesante handicap, rispetto ai coetanei.

L’importante è credere: credere in Lui, credere nella guarigione, credere di potere creare sempre qualcosa di bello, che gli anni a disposizione siano 10 o 100. Retorica? Se vi capiterà di rivedere Braccialetti rossi, vi accorgerete del contrario.

Testo di Carlo Nesti

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