n. 32 - 2015 9 agosto 2015
Insieme di don Antonio Rizzolo

Vacanze, tempo favorevole per la lettura e l’incontro con Dio

Cari amici lettori, Credere non va in vacanza, così come la nostra fede.

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«HO SENTITO IL SIGNORE», «IL SIGNORE HA DETTO»… PERCHÉ LE PERSONE USANO QUESTE FRASI SE SAPPIAMO TUTTI CHE NON SI PUÒ SENTIRE DIO CON LE ORECCHIE? COS’È, SE LO INVENTANO?

È vero che non si sente Dio con le orecchie, perché prima di tutto lo si deve ascoltare con il cuore. E con “cuore” intendo quell’angolo profondo del nostro essere, la parte migliore di noi stessi. Quel posticino viene da Dio, perché siamo stati creati a sua immagine e somiglianza e lì sveliamo

la sua impronta, come un marchio di fabbrica. Con la preghiera, teniamo allenato il nostro orecchio interno ad ascoltare quello che vi succede. Se lo fai anche tu, scoprirai che nel tuo cuore nascono tanti bei pensieri che ti spingono a fare il bene e a sentirti soddisfatto quando lo compi. Rimani nel tuo cuore e sentirai la presenza di Dio. Lì viene a incontrarti. E ti parla.

COME FACCIO A ESSERE SICURO CHE, QUANDO LO PREGO, LUI ASCOLTA?

Dio non manda mai prove, ma segni. Se gli hai chiesto qualcosa nella preghiera, prima o poi una risposta arriva. Ma non come te la saresti aspettata, né nell’istante in cui l’avevi prevista. Primo perché la preghiera non è un’equazione matematica… la fede non si misura con il metro

e in amore 1 + 1 non sempre fa 2. E poi perché il Signore ha tanta fantasia, una fantasia infinita, e anche le sue risposte rispondono a questa caratteristica. E hanno sempre la forza di sorprenderti.

C’è inoltre un’altra spiegazione: il Signore ci conosce profondamente, molto meglio di quanto ci conosciamo noi stessi, e sa già prima che glielo chiediamo ciò di cui abbiamo bisogno. Infatti, quando chiedi qualcosa a Dio, non dovresti mai dimenticare di aggiungere una frasetta…

E QUALE?

«Ti chiedo di darmi ciò che sai che è giusto per me». Perché a volte noi pensiamo che una certa cosa ci faccia bene e la chiediamo con insistenza.

E se non fosse quella buona? E se per noi fosse meglio qualcos’altro? Dopo qualche tempo magari

ce ne accorgiamo da soli. Ti faccio un esempio. Pensa alla tua vita come a un quadro grande quanto una parete e pensa di volerlo guardare da vicinissimo. Riusciresti a vederne solo un pezzetto e anche un po’ sfocato. Per osservarlo tutto bene, devi fare qualche passo indietro, in modo che la visione sia completa. Ecco, il Signore ha sempre lo sguardo lungo su di noi e non gli sfugge neanche un secondo della nostra vita. Non solo sa davvero cos’è bene per noi, ma anche il meglio non gli sfugge.

PERCHÉ NON SEMPRE CI ACCONTENTA?

Dio è come un amico, non sempre può accontentarci quando gli chiediamo un favore. Prima di tutto perché alcune cose non dipendono da lui. Come le guerre, ad esempio. Quelle nascono anche dalla volontà degli uomini e lui non obbliga nessuno a fare ciò che non vuole. Poi perché a volte gli chiediamo di sostituirsi a noi, quando non abbiamo voglia di impegnarci.

«Fa’ che non mi interroghi!»… Vorresti farmi credere che non hai mai recitato questa preghiera? Ma se non studi, non puoi pretendere di passarla liscia, o addirittura di prendere un bel voto!

COME FACCIO A SENTIRE LE SUE RISPOSTE?

Come in ogni conversazione che si rispetti: occorre porgere le domande e fare silenzio per ascoltare le risposte. Comunque la vera risposta di Dio alla nostra preghiera è la sua amicizia, il suo farsi accanto nel momento del bisogno, per quanto terribile sia la tempesta.


Testo Francesca Fabris

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