n. 32 - 2015 9 agosto 2015
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Streetfaith

Nelle strade per Gesù

A Campo de’ Fiori il sabato sera una quarantina di seminaristi mette in atto l’invito del Papa a uscire dalle chiese per accompagnare le persone all’incontro con Gesù

Streetfaith

«Ti va di “messaggiare” a Gesù?». Con un sorriso che apre il cuore, Francisco Inarritu offre una penna e un foglietto di carta, da inchiodare poi su una croce di legno. È uno della quarantina di seminaristi dei Legionari di Cristo che a Campo de’ Fiori, cuore della vita notturna di Roma, fra la marea di persone del sabato sera, propongono un’inattesa esperienza di fede.

L’idea è quella di tradurre in pratica la sollecitazione di papa Francesco a uscire dalle chiese per accompagnare le persone all’incontro con Gesù. Francisco spiega che proprio per questo motivo l’iniziativa è stata chiamata Streetfaith (fede di strada, si potrebbe tradurre): «L’abbiamo avviata lo scorso anno, durante la canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, rilanciandola poi durante le 24 ore per il Signore volute dal Pontefice». Per un sabato al mese, il “quartier generale” di questi seminaristi diventa così Santa Barbara de’ Librari, antichissima chiesetta consacrata nel 1306, subito dopo il primo Giubileo.

Ogni foglietto attaccato sulla croce è una storia. «Io non credo, ma ho visto questi seminaristi, qualcuno avrà la mia età, e mi è venuta voglia di lasciare un messaggio», confida un ragazzo sui 35 anni. Una donna, con un bambino per mano, racconta: «Sono un medico, mio figlio voleva che scrivessi qualcosa, allora ho chiesto a Gesù di proteggere tutti coloro che soffrono». Un’altra signora confessa di aver smarrito un po’ la fede, ma poi scrive un foglietto e dice: «Mi sono fermata per l’amore che provo per papa Francesco e per l’entusiasmo contagioso di questi ragazzi».

La fede segue vie misteriose. L’esperienza di Streetfaith documenta che a volte basta incontrare il sorriso di un seminarista vicino alla croce per riscoprire la preghiera, l’amore per Gesù. È accaduto a due ragazze olandesi ferme ad ascoltare la musica che usciva dalla chiesa. Entrambe cattoliche e battezzate, ma non praticanti. Uno dei giovani Legionari le ha invitate a cantare insieme con loro. Dopo un po’ hanno voluto confessarsi (con i seminaristi, c’è sempre almeno un sacerdote disponibile), erano quindici anni che non lo facevano... E sono tornate a casa con la voglia di conoscere meglio il cattolicesimo.

Un’altra ragazza, francese, aveva da poco perso la nonna, molto devota del rosario. Per ricordarla, durante la sua vacanza romana ha comprato una corona in via della Conciliazione. Camminando per le strade di Roma si è ritrovata davanti alla chiesetta di Santa Barbara e, rievoca Francisco, «si è messa a piangere perché questa musica religiosa le aveva fatto venire in mente la nonna». La ragazza si è fermata a lungo, ha chiesto spiegazioni e si è ripromessa di cominciare a partecipare alla Messa nel suo quartiere.

David Parker, seminarista del Wisconsin, racconta l’incontro che l’ha colpito di più: l’addio al nubilato di una ragazza, accompagnata da un gruppo di coetanee nel suo sabato sera pre-matrimonio. Invece di fare tappa nei locali di Campo de’ Fiori, le amiche rompono gli schemi e scrivono per lei una preghiera che attaccano sulla croce, poi trascorrono la serata nella chiesetta di Streetfaith. Un altro seminarista, il messicano Sadrac Hernandez, ricorda «due ragazzi che, a vederli, non avrei mai pensato potessero entrare in chiesa. Invece è avvenuto il contrario: sono entrati e hanno acceso una delle candeline che formavano una croce sul pavimento. Poi sono andati via per la loro strada, con una luce diversa negli occhi».

La ventiseienne statunitense Angela Lane, sorella di un seminarista, condivide il progetto di Streetfaith. Di recente le è capitato di incontrare un commerciante di Campo de’ Fiori che settimane prima aveva perso il suo amico più caro: non aveva pace e non aveva mai pregato per lui, semplicemente perché non sapeva come fare. Su invito di Angela, ha scritto il nome dell’amico su un foglietto che ha attaccato sulla croce e quindi si è messo a pregare con uno dei seminaristi: «È andato via con la pace nel cuore». «Qui passano centinaia di persone ogni sabato, c’è chi si ferma, chi tira dritto. Ma quando una persona esce dalla propria gabbia, accetta il rischio di mettersi in gioco ed entra in chiesa, ecco che lì io vedo le meraviglie di Gesù», conclude Stefano, un seminarista italiano.

Testo di Paolo Travisi

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