Il Signore benedica i sogni di pace di tutti i giovani del mondo
Dalle intense giornate della Gmg, al martirio di padre Jacques: una settimana che ci spinge a cercare con più forza l’amore…
«Noi che ci siamo stati vi diciamo che...»
Tra i circa due milioni di giovani presenti a Cracovia, alcuni hanno seguito l’evento per il nostro settimanale e ora ci…
La Promenade Di Nizza comincia dai sentieri del Sud Sudan
L’orrore per le recenti stragi fa spesso perdere di vista la loro origine in guerre dimenticate, come quella in sud Sudan
Giovani alla Gmg
«Noi che ci siamo stati vi diciamo che...»
Tra i circa due milioni di giovani presenti a Cracovia, alcuni hanno seguito l’evento per il nostro settimanale e ora ci raccontano questa straordinaria esperienza
Foto Armin Weigel / DPA
ANNALISA
Io e il mio gruppo abbiamo dormito nelle famiglie e questo ci ha permesso di conoscere il volto più semplice e autentico della Polonia. I luoghi visitati mi hanno permesso di respirare la stessa aria che ha respirato san Giovanni Paolo II, le difficoltà sofferte sotto i regimi dittatoriali e la forza della fede che supera ogni difficoltà... Il Papa lo ha ricordato diverse volte in questi giorni: ciò che accade nelle Giornate mondiali della gioventù, giovani da ogni parte del mondo che si incontrano, si abbracciano, si aiutano... Questo è possibile solo se si è guidati dalla motivazione di voler incontrare Gesù Cristo. La Gmg inizia oggi, per me e per tutti i giovani che hanno ricevuto l’impegno di non accontentarsi del divano, ma di rischiare la propria vita e di seguire Gesù come e dove lui vuole, nella quotidianità della vita, con le persone che attendono da me una risposta credibile e coerente!
DANIELE
La Gmg è andata benissimo. I primi due giorni con i sacerdoti paolini sono stati particolari perché non entravo in una chiesa o pregavo da quasi 6 anni; è stato strano inizialmente però, poi, pian piano ho cominciato a sentire qualcosa di diverso dentro, qualcosa che cambiava. Non so esattamente cosa fosse, o cos’è, so solamente che dopo 6 anni mi sono confessato e ho pianto come un bambino, perché per la prima volta in vita mia mi sono sentito veramente in colpa... In questi giorni ho stretto amicizia con un sacco di persone che mi reputano una persona fantastica e io penso la stessa cosa di loro, perché mi hanno accolto come uno di loro, senza nessun problema; è stato strano perché è stato come essere a casa... E mi è piaciuto tantissimo! Infine posso dire una cosa: quando finirà tutta questa esperienza, sono sicuro che una parte di me resterà con loro, i miei nuovi amici.
ISABELLA
La Gmg per me è stata un’esperienza molto particolare. Ci sono stati dei momenti in cui mi sono sentita un po’ spaesata: i cori patriottici, i canti di chiesa durante le camminate, l’entusiasmo che illuminava i miei compagni di viaggio, sono tutte cose che in un primo momento ho apprezzato, ma che a lungo andare ho trovato ripetitive. Ma proprio il fatto di aver capito che non mi trovassi nel posto giusto mi ha dato molti spunti di riflessione. È difficile criticare un evento di tale portata, ma ciò che avrei sentito più adatto per me sarebbe stata una Giornata mondiale della gioventù più ricca di stimoli e provocazioni per una generazione come la mia che ha bisogno di comprendere davvero il messaggio di Gesù. Secondo me i miei coetanei hanno bisogno di una Messa più vicina a loro, che ridia concretezza a ciò che il Messia predicava.
MATTEO
È stata una settimana vissuta in un’atmosfera intensa di fratellanza ed entusiasmo. Ho capito meglio cosa significa e quanto è importante la misericordia nel nostro tempo e nelle nostre relazioni. Misericordia non è solo perdono, ma è andare oltre, amare nonostante tutto. Mi ha colpito la concretezza delle parole del Papa, si rivolge con convinzione e speranza a tutti i giovani, e ci invita a rimboccarci le maniche fin da subito per migliorare il mondo, che non ha bisogno di «giovani divani» ma di «giovani con le scarpe ai piedi, pronti a camminare». Durante la Veglia di sabato sera ci ha definito come «la risposta alla violenza e alla paura dei nostri tempi». Il Papa ci ha raccomandato di vedere il mondo senza confini e, come già successo in passato, di costruire ponti anziché innalzare muri. Durante la santa Messa di conclusione Francesco ci ha salutato benedicendo i nostri sogni e ora noi torniamo alle nostre case e alla nostra quotidianità più convinti e più fiduciosi che mai di avere il futuro nelle nostre mani, pronti a viverlo confidando in Gesù e nel nostro coraggio.
ROBERTA
Io non sono potuta partire perché all’ultimo ho saputo di aver passato lo scritto al concorso per un posto da insegnante nella scuola statale e ho dovuto preparare l’esame orale. Ho dunque vissuto il tempo della Gmg con il cuore a metà: un pezzo qui, a Napoli, concentrato nella realizzazione del mio grande sogno: la scuola. L’altro pezzo lì, a Cracovia, emozionato e vibrante di allegria. La vita, a volte, ci mette dinnanzi a delle scelte di cui spesso fatichiamo a capire il senso. Decidere, in ultimo, di non partire per questa meravigliosa esperienza è stato difficile, ma io so che non sono sola e che, dietro ogni situazione complicata che incontro, c’è la Sua mano a disegnare e il Suo tratto va più in là di quello che vedo. Anche oggi quindi posso dire che so che «Dio non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande» (A. Manzoni).
DON MARCO SANAVIO
Tracce di fede in una generazione “liquida”
Cosa cerca alla Gmg questa generazione costretta a “galleggiare” in un mondo liquido? Ce ne parla don Marco Sanavio, che afferma: «Per molti è un percorso che inizia»
Sfuggono alle classificazioni sociologiche definite come generazione X,Y,Z, millennials e a qualsiasi altro tentativo di imbrigliare un fenomeno che ha radice tra le pieghe dell’anima. Sono una sezione trasversale del variegato pianeta giovani, un campionario atipico, nel quale le carenze degli uni vengono compensate dalle risorse di altri. Oltre un milione e mezzo di loro ha risposto all’appello di un anziano Papa, che li ha convocati per riflettere e pregare su un tema che non appartiene immediatamente al loro quotidiano. «Misericordia? Per me significa mettere gli altri davanti a sé, amarli senza condizioni, così come sono». La dichiarazione intensa esce dalle labbra di Michela Pagliarini, una dei «ragazzi del ’99» partiti il 22 luglio dalla diocesi di Verona per partecipare all’evento di Cracovia. La sera stessa, dopo una tappa a Dachau, alcuni di loro si sono trovati intrappolati nel blocco surreale che ha avvolto Monaco di Baviera immediatamente dopo l’attentato al centro commmerciale Olympia. «Ci avevano anticipato che forse il 30 luglio mattina saremmo stati ricevuti personalmente dal Papa», prosegue Michela, «ma non è successo. Gli avremmo comunque chiesto di pregare anche per la famiglia di Aly Sonboly, l’attentatore diciottenne di Monaco». Sul retro della maglietta recano, a lettere argento, un messaggio consegnato da papa Francesco nel 2015, «Abbiate il coraggio di essere felici», e loro hanno deciso di prenderlo sul serio. Non sono certo i «giovani da divano».
In ricerca
«Padre, lei è Italiano? Le posso chiedere una curiosità?». Mi avvicina così Massimo, un giovane della periferia romana che, dietro una domanda di circostanza, rivela il bisogno di un riferimento che lo ricolleghi a una fede congelata dopo la Cresima. È qui in ferie, insieme alla sua compagna, e vuole saperne di più su questo vortice di presenze che gli ruota attorno. Tra un po’ di fastidio e un pizzico di meraviglia per la folla devota di giovani che affronta tanta fatica si confida, rivelando una storia tormentata, ma impastata con un animo sensibile. Porta sulla pelle i segni di un’adolescenza segnata dalle dipendenze e dalla ribellione. Piacerebbe anche a lui alimentare una fede come quella dei giovani che lo circondano. Ne cerca, nel profondo, le tracce ancora troppo flebili. La Giornata mondiale dei giovani è anche questo: risveglio e consapevolezza. Per molti è un percorso che inizia. Me ne accorgo sostando all’interno della basilica della Santissima Trinità a Cracovia. Qui sono esposte le spoglie del beato Piergiorgio Frassati, ma molti giovani che vi giungono non ne sono consapevoli. L’età media dei pellegrini che vedo transitare è bassa, molti di loro non sanno esattamente cosa siano venuti a visitare.
Sono colpito dalla devozione di un gruppo di giovani statunitensi. «Conosciamo bene il beato Piergiorgio», mi spiega Robert, un ventenne proveniente dall’arcidiocesi di Washington, «il nostro parroco ce ne ha parlato in preparazione alla visita di papa Francesco nella nostra diocesi. È allora che ho deciso di partecipare alla Gmg!».Nel cammino verso il Campus misericordiae, dove si compirà il rito finale di questo incontro mondiale, li ho visti concentrati sugli schermi digitali, tanto per pregare con le app dedicate come pure per rincorrere i Pokemon che, sembra, nella zona di Cracovia si siano rivelati particolarmente abbondanti. La ricerca è una molla potente per questa generazione, spesso senza approdi ma non per questo senza valori. Sembrano galleggiare in un mondo sempre più liquido e la Gmg è una delle boe che li ha tenuti a galla.
Testo di don Marco Sanavio