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INSIEME di don Antonio Rizzolo
La preghiera che ha unito il mondo intero nel nome di Charlie
Cari amici lettori, il piccolo Charlie Gard è morto venerdì 28 luglio. La sua storia, e la lotta coraggiosa dei suoi genitori, hanno commosso e coinvolto il mondo. Tanto è stato scritto su questa vicenda: era giusto tentare una cura sperimentale? Davvero il tribunale ha agito secondo l’interesse del bambino, per non farlo soffrire?
Alla fine, comunque, è stata staccata la spina, benché non pare che ci fosse morte cerebrale. Al di là di ogni polemica, vi propongo una semplice riflessione, che prende spunto dal messaggio postato su Twitter da papa Francesco: «Affido il piccolo Charlie al Padreterno, prego per i suoi genitori e per tutti coloro che l’hanno amato».
C’è stato davvero, in questi mesi, un flusso ininterrotto di preghiera che è salito a Dio da tutto il mondo. Quest’ultima del Papa ne è quasi il suggello. Una preghiera che ha unito milioni di persone, che ha toccato il cuore di tanti e li ha spinti ad agire, mandando messaggi e anche donazioni in denaro. La preghiera è questa comunione di sentimenti, di azioni, che unisce le persone. Serve prima di tutto a noi, ci rende più umani. E questo è un grande dono che il Signore ci ha fatto per mezzo di un bambino innocente e inconsapevole.
Per questo Charlie stesso è stato ed è un dono per tutti. L’ha detto con parole struggenti mamma Connie quando, dopo aver ringraziato tutti quelli che hanno sostenuto lei e il marito, ha aggiunto: «Soprattutto ringrazio Charlie per la gioia che ha portato nelle nostre vite». Sì, ha detto proprio «gioia». Questi undici mesi, ha spiegato, sono stati «i migliori, i peggiori e quelli che hanno cambiato per sempre la nostra vita». E alla fine è come se avesse intonato una ninna nanna al suo piccolo: «Dormi bene, nostro bellissimo bambino. Ci spiace tanto che non siamo riusciti a salvarti».
Oltre alla preghiera che ci ha unito, dai genitori di Charlie abbiamo avuto anche una testimonianza straordinaria. Lo ha espresso bene il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei: la loro lotta con tutti i mezzi e le forze per assicurare le cure e la stessa vita al figlio, «ci insegna a non arrenderci mai e a custodire, difendere, promuovere la vita della persona dalla nascita fino alla sua conclusione». Impegniamoci davvero, sempre, a favore della vita. Partendo dalla vicinanza verso chi soffre. Dal cielo il piccolo angelo che ora è Charlie, ha detto ancora il cardinale Bassetti, potrà «sostenere i suoi cari in questa prova difficilissima» e essere «vicino a tante famiglie, soprattutto dove la sofferenza e talvolta la disperazione sono più forti».