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Ite, missa est di Emanuele Fant
Il teatro, una ex-chiesa
Molti elementi materiali del teatro e della chiesa si richiamano. Ma se recitare è dare corpo alla parola, nella Messa la finzione scompare
Il vento insiste su Avignone, sbatte le troppe locandine appese ai muri con lo spago. Secoli fa, questa incantevole città provenzale fiorì grazie alla sua inaspettata elezione a sede papale. Ora, io e la mia famiglia siamo qui per un’altra attrazione: il festival estivo del teatro.
Stasera ci aspetta una compagnia sperimentale di Chicago. Buio in sala. Luci su una nuova, incredibile, storia. Un’ora passa e non ce ne accorgiamo. Applausi in piedi, addirittura. «Eccezionale», sussurro a mia moglie che non può che annuire. «E poi questa sala è davvero suggestiva».
Volto la testa, guardo in fondo: dietro alla regia sopraelevata si intravede un rosone. Alzo gli occhi in verticale: il soffitto è lontano, chiuso da una volta a botte in pietra chiara. Il pubblico scema, i tecnici calano il fondale: compare l’abside. «Hai visto? Questo teatro è una chiesa. Anzi, lo era».
Uscendo penso che gli architetti incaricati della ristrutturazione hanno avuto gioco facile, non c’è niente di più simile all’edificio teatrale di una chiesa: c’è una scenografia (il tavolo dell’altare), un interprete (il sacerdote), delle persone che sono lì per vedere. Eppure, questa affascinante riqualificazione, in qualche modo, mi turba.
Tra i vicoli gialli per la luce dei lampioni, scorro la mia collezione mentale di attori che hanno lasciato il palcoscenico per seguire una vocazione religiosa (come suor Teresa di fratel Ettore o papa Wojtyla). Ogni volta che mi confronto con queste biografie superbe ed estreme, sento che il loro desiderio di recitare era un primo tentativo di fornire carne alla parola, di immergersi in un bello che non può passare. Intenti santi, inseguiti con modi ancora troppo umani: solo lontano dalla finzione la loro vita ha smesso di essere una prova generale, per diventare atto.
Credo che Avignone sia stupenda questa sera, che il teatro resti la più spirituale tra le arti. Ma c’è un potere che nessun regista può comprare: lo spettacolo evoca, la Messa fa accadere.