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La famiglia è un segno di speranza per il futuro
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Se mi vorrai amare a Genova vienimi a cercare
Il crollo di un viadotto a Genova lo scorso 14 agosto chiede di ripartire, guardando al Dio che si è fatto “vicino”, e ritrovare…
Ite, missa est di Enzo Romeo
Se mi vorrai amare a Genova vienimi a cercare
Il crollo di un viadotto a Genova lo scorso 14 agosto chiede di ripartire, guardando al Dio che si è fatto “vicino”, e ritrovare un orizzonte più ampio per la città
Jorge Luis Borges affermava che le immagini che popolano lo spazio di un uomo – le montagne, le baie, i palazzi, tutto il labirinto di cose e persone – si trasformano nelle linee del suo volto. Siamo, in qualche misura, ciò che guardiamo. Ecco perché New York e i suoi abitanti non sono stati più gli stessi dopo l’11 settembre 2001; ecco perché Genova e i genovesi non saranno più uguali a prima dopo il crollo del Ponte Morandi. Quella enorme “A” disegnata nel panorama di Sampierdarena dall’arcata del viadotto, venuta giù in un giorno di pioggia d’agosto, era anche la “A” di Anima. Adesso occorre ricostruire lo spirito della città, dopo l’ennesima ferita – la più grave –, seguita alle tante altre provocate da inondazioni e dissesti idrogeologici. Come fare? Bisogna rimettersi in cammino, lungo una creuza de mä, il viottolo di mare cantato dal genovese Fabrizio De André, stretto e polveroso, che sale ripido verso l’entroterra ligure. Una mulattiera dove «a montare l’asino c’è rimasto Dio», mentre «il diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido». Sì, più che nel firmamento, Dio va percepito al proprio fianco, lungo il faticoso cammino quotidiano. «Se mi vorrai amare scendi dalle stelle e vienimi a cercare», lo invoca De André nel suo famoso spiritual.
Ripartire. Col dolore nel cuore, ma con la forza interiore di chi sa che c’è Qualcuno che aiuta a portare la croce. Dal porto di Genova nel 1929 prese il largo il bastimento che portò la famiglia di Jorge Bergoglio in Argentina. Ecco, Zêna con la sua Lanterna deve saper ritrovare un orizzonte ampio, un respiro vasto che metta la storia della repubblica marinara in connessione con la modernità, rendendo sicure le grandi arterie viarie. Strade che ci conducano velocemente e in modo comodo fino al vecchio cuore cittadino, agli angusti caruggi. Lì c’è la cattedrale con le reliquie del santo patrono, Giovanni Battista, che protegge nelle tempeste. Come lui Genova è oggi decapitata. Come lui dev’essere pronta a risorgere.
Illustrazione di Emanuele Fucecchi