N. 35 2014 31 agosto 2014
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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Il nostro confronto con il mistero dell’animo umano

Cari amici lettori, questa settimana vi proponiamo un’intervista esclusiva con don Fausto Resmini, cappellano nel carcere di Bergamo, l’unico a incontrare ogni giorno Massimo Bossetti, l’uomo sospettato di aver ucciso Yara Gambirasio. Don Fausto è una persona buona, che può aiutarci a riflettere sulla nostra vita. Partendo dal confronto con una realtà drammatica come quella del carcere. Lo dico chiaramente: noi di Credere non intendiamo entrare a gamba tesa in una difficile indagine in corso. Non siamo innocentisti o colpevolisti. È fondamentale rispettare il lavoro degli inquirenti e della magistratura. Nell’intervista a don Fausto c’è qualcosa di diverso, il racconto del mistero di un’anima e la riflessione sull’anima di ciascuno di noi, che aspira al bene, al bello, al cielo e spesso si trova avvolta dal male, sporcata e ferita.

Dobbiamo ammetterlo, il male esiste e tutti ne siamo attratti, perché si presenta sotto le sembianze di qualcosa che soddisfa, dà piacere. Il frutto proibito che Eva vide «era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile» (Genesi 3,6). Viceversa il bene, l’amore, la giustizia, la fedeltà ci sembrano cose faticose, difficili. È l’inganno del Nemico. Ma c’è una speranza. «Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia», scrive san Paolo (Romani 5,20). Sì, Dio non si stanca di perdonarci per mezzo di Cristo, di dirci che nessuno è totalmente perduto, che anche per noi c’è la possibilità di un riscatto, di una vita piena, autentica, felice. Si capisce perciò la preferenza di Gesù per i peccatori. E tutti noi lo siamo. Come ha detto papa Francesco in un’omelia, «la sfida di Dio è guarire le piaghe, fare quel regalo sovrabbondante del suo amore, della sua grazia». «La grazia di Dio sempre vince», ha continuato «perché è Lui stesso che si dona, che si avvicina, che ci accarezza, che ci guarisce». E ha concluso: «Come possiamo diffidare di un Dio così vicino, così buono, che preferisce il nostro cuore peccatore?».

Preghiamo allora gli uni per gli altri. Perché ci lasciamo curare dalla grazia di Dio, che fascia le ferite del nostro peccato e ci dà sempre nuove possibilità di riscatto. Preghiamo per chi è in carcere, perché l’amore di Dio tocchi i cuori e li converta. Preghiamo per l’assassino di Yara, chiunque egli sia, perché abbia il coraggio della verità. Preghiamo per i familiari di Yara, perché il Signore dia loro la forza di cui hanno bisogno. Chiediamo a Dio, come ha scritto il parroco don Corinno Scotti, di non dimenticarci di Yara: «Lei ora è custodita, coccolata nel cuore di Dio e ha più che mai modo di intercedere per tutti i nostri ragazzi».

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