N. 39 2014 28 settembre 2014
INSIEME di don Antonio Rizzolo

La fede cristiana non è un’ideologia

Cari amici lettori, la fede cristiana non è un’ideologia né lo deve diventare. ...

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

La fede cristiana non è un’ideologia

Cari amici lettori, la fede cristiana non è un’ideologia né lo deve diventare. È incontro con il Signore, esperienza di vita, risposta libera all’amore di Dio mediante l’amore per i fratelli. La libertà di coscienza è condizione perché la fede sia una risposta autentica a Dio che chiama e dona la sua grazia. Su questo tema papa Francesco è intervenuto durante il suo viaggio in Albania, di cui parliamo a pag. 6. «L’Albania», ha detto, «è stata tristemente testimone di quali violenze e di quali drammi possa causare la forzata esclusione di Dio dalla vita personale e comunitaria. Quando, in nome di un’ideologia, si vuole estromettere Dio dalla società, si finisce per adorare degli idoli, e ben presto l’uomo smarrisce se stesso, la sua dignità è calpestata, i suoi diritti violati». E ha aggiunto «Voi sapete bene a quali brutalità può condurre la privazione della libertà di coscienza e della libertà religiosa».

Anche la religione può essere vissuta in modo ideologico, quando nega il principio della libertà di coscienza. Le conseguenze sono il settarismo e l’intolleranza, la chiusura al dialogo e la violenza. «La religione autentica», ha detto invece con forza il Papa, «è fonte di pace e non di violenza! Nessuno può usare il nome di Dio per commettere violenza! Uccidere in nome di Dio è un grande sacrilegio! Discriminare in nome di Dio è inumano».

Noi però crediamo che la nostra religione sia quella vera: non corriamo il rischio del relativismo, di considerare tutte le credenze allo stesso modo? In realtà, come ha spiegato Francesco, «chi è sicuro delle proprie convinzioni non ha bisogno di imporsi, di esercitare pressioni sull’altro: sa che la verità ha una propria forza di irradiazione». Perciò l’altro non è mai da considerare un rivale, un nemico, ma un fratello e una sorella. Siamo tutti pellegrini su questa terra e «siamo affidati gli uni alle cure degli altri». Il punto di partenza di ogni dialogo è la propria identità. «Quello che ci accomuna», ha sottolineato il Papa «è la strada della vita, è la buona volontà di partire dalla propria identità per fare il bene ai fratelli e alle sorelle».

Affidarci a Dio, fare il bene, amarci. È l’unica strada percorribile, anche oggi. Per rispondere al fondamentalismo, ci ricorda padre Scattolin nell’intervista a pag. 52. Lo testimonia a pag. 9 padre Zef, il primo prete gesuita albanese, che ha maturato la vocazione nei duri anni della dittatura comunista. Ce lo racconta a pag. 20 anche don Mazzi che, rievocando le origini della sua vocazione, ricorda di essersi detto: «Nella vita mi piacerebbe fare qualcosa per gli altri».

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