Credere n.39 - 29/12/2013
Papa Francesco, il mio capitano
Devoto a santa Rita, la sera prega con i figli e ha un feeling speciale con il Papa: insieme stanno organizzando una partita…
Il Gesù bambino che protegge i piccoli
La devozione di Gesù bambino sottolinea tre aspetti del mistero di Cristo: l’incarnazione, la divina infanzia e la regalità .…
Evaso dalla cella grazie a Sant'Agostino
Ergastolano di 53 anni, si è innamorato dei libri e ha iniziato a studiare, laureandosi a pieni voti con una tesi sul vescovo…
L’alter ego di Frate Indovino
Chi ha inventato il celebre almanacco del rubicondo frate? Un vero francescano, scomparso nel 2002: nel lontano 1946 ebbe…
Come conciliare lavoro e preghiera.
Il Signore ci chiede di pregare sempre, senza stancarsi. Al di là di parole e formule, questo significa elevare a dio mente…
In dialogo con don Antonio
Come conciliare lavoro e preghiera.
Il Signore ci chiede di pregare sempre, senza stancarsi. Al di là di parole e formule, questo significa elevare a dio mente e cuore...
Â
Caro don Antonio, complimenti per la rivista, che mi fa sempre compagnia, durante i viaggi e nel tempo libero. Per lavoro faccio avanti e indietro per Roma con il treno e torno sempre tardi. Questo influisce sui miei incontri quotidiani con il Signore nella preghiera. Cerco di dire il rosario quando posso, anche sul treno a bassa voce, e di fare del mio meglio per dialogare con il Signore, per ringraziarlo di ogni dono che mi concede, ma in alcuni casi la stanchezza prende il sopravvento e mi fa distogliere dai miei doveri di buon cristiano. Le chiedo consiglio su come posso conciliare il mio lavoro con la preghiera.
Stefano
Caro Stefano, i tuoi buoni sentimenti sono già un ottimo punto di partenza per costruire una vita che non deluda il Signore, una vita di santità . La preghiera è fondamentale in questo cammino a cui siamo chiamati tutti. Lo stesso Gesù così esortava i suoi discepoli: «Vegliate e pregate in ogni momento» (Luca 21,36). E l’apostolo Paolo ribadiva alle sue comunità : «Siate perseveranti nella preghiera» (Romani 12,12). Come conciliare però tutto questo con il lavoro quotidiano e con tutte le altre esigenze della nostra vita: mangiare, riposare, viaggiare…?
Prima di tutto bisogna intendersi sulla parola “preghieraâ€. Non significa tanto usare parole e formule, ma dialogare con Dio, rivolgere a lui la nostra mente e il nostro cuore. Come scriveva san Massimo il confessore, «preghiera incessante vuol dire avere la mente rivolta a Dio con grande fervore e amore, rimanere sempre sospesi alla speranza che abbiamo in lui, confidando sempre in lui». Il teologo gesuita Karl Rahner così spiegava: «Ogni atto meritorio ha relazione con Dio; è, quindi, vera preghiera. Ma per questo non diventa inutile la preghiera formale, consapevole elevazione della mente a Dio».
Non esiste però una misura uguale per tutti nel rapporto tra preghiera esplicita e lavoro, ciascuno si deve regolare secondo la propria situazione. Ogni lavoro e ogni stagione della vita hanno le loro particolarità . Alcuni lavori manuali consentono di elevare la mente a Dio e altri richiedono totale concentrazione. Nel secondo caso svolgere bene il proprio compito, con amore e retta intenzione, è già preghiera. Per fare un altro esempio, chi è anziano o malato ha più tempo di invocare il Signore per tutti (secondo Giovanni XXIII è questa la «benedizione della vecchiaia»). In ogni caso dobbiamo ricordare che Dio ci conosce bene e vede la sincerità del nostro cuore e delle nostre intenzioni. Nel dialogo d’amore con lui che è la preghiera possiamo comunicargli le nostre gioie e le nostre fatiche, il nostro desiderio di bene e la nostra stanchezza.
In concreto, caro Stefano, ti consiglio di continuare a usare il tempo di viaggio per brevi momenti di preghiera, con il rosario, la lettura del Vangelo (magari attraverso la nostra rivista), piccole giaculatorie. Consacra poi quello che fai offrendolo al Signore e dando il meglio di te. Non dimenticarti mai che Gesù ci ha promesso di essere sempre con noi: ti è accanto in ogni momento e ti sostiene con la forza dello Spirito. Con questa coscienza della continua presenza di Dio tutti noi alla fine più che recitare preghiere dovremmo diventare come Francesco d’Assisi, il cui biografo ha scritto: «Non pregava più, era ormai divenuto preghiera».
Risponde Don Antonio Rizzolo
Inviate le vostre lettere al direttore a:Â lettori.credere@stpauls.it