Credere n.39 - 29/12/2013
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L’alter ego di Frate Indovino
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Padre Mariangelo da Cerqueto
L’alter ego di Frate Indovino
Chi ha inventato il celebre almanacco del rubicondo frate? Un vero francescano, scomparso nel 2002: nel lontano 1946 ebbe un’idea geniale, che ha successo ancora oggi...
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il frate che creò l’almanacco - Padre Mariangelo, in una foto del 1995, mostra un’edizione dell’almanacco, nato nel 1946 e stampato tuttora.
Nell’orizzonte domestico di mia nonna c’erano tre uomini con la barba bianca. Il primo era mio nonno, il secondo padre Pio e il terzo un altro personaggio con il saio, Frate Indovino. Non ho elementi per dire se il nonno soffrisse la concorrenza, è certo però che gli altri due avevano il loro posto fisso appesi al muro, uno sotto forma di immaginetta corredata di rametti d’ulivo e l’altro nelle sembianze di un coloratissimo calendario che talvolta avevo il permesso di staccare e consultare. Erano i primi anni Sessanta.
Milioni di piccoli, personalissimi ricordi come questi emergeranno grazie alla lettura di Frate Indovino – Il cantico del tempo, il libro che il giornalista Giuseppe Zois ha affidato all’editore La Fontana di Siloe per raccontare “chi c’era dietro†il rubicondo frate. Ma, per evitare sviste temporali, che considerato il tema sarebbero doppiamente gravi, serve un’operazione preventiva e cioè ricordare che il “marchio†di Frate Indovino è solidamente piantato nel presente e che per rendersene conto basta visitare il ben strutturato sito internet www.frateindovino.eu che, su Google, troneggia sopra gli altri 97.779 risultati legati allo stesso nome di ricerca.
Dato al presente ciò che gli spetta, si può tornare al passato, anzi alle origini e alla domanda che quasi tutti si sono fatti: Frate Indovino era, davvero, un frate? La risposta è un banale sì. L’ideatore, l’anima, il regista, il compilatore, l’editore di quella straordinaria operazione di comunicazione popolare che è stato ed è l’Almanacco di Frate Indovino era un cappuccino in carne e ossa anche se molto meno in carne del testimonial disegnato in copertina. Zois annota giustamente che il nome – padre Mariangelo da Cerqueto – dice molto se non già tutto: serenità , bonomia, arguzia, sguardo lieto sul mondo.
Sempre nell’ombra – salvo una storica ospitata a Domenica In – a chi glielo chiedeva raccontava che lui, all’inizio, era direttore del mensile Voce Serafica, voleva fare un calendario per gli agricoltori e che quella fu l’idea con cui, non senza trepidazione, iniziò l’Almanacco datato 1946.
Geniale, senza dubbio, quella parola “indovinoâ€. Gli creò qualche problema, risolto, per il rischio di evocare la superstizione ma non si può fare a meno di immaginare certi blasonati studi di comunicazione e pubblicità , impegnati in riunioni di staff con amministratori delegati chini a fustigare copywriter e creativi: «Trovatemi un’idea forte come quella di questo frate e mi convincerete a non licenziarvi!».
Chi lo ha conosciuto descrive padre Mariangelo sempre pronto ad annotare con matita e taccuino spunti, curiosità , episodi positivi che, scrive Zois, «impastava poi con maestria e trasformava con buon senso, letizia e speranza». Nel gran cesto dell’Almanacco si riversava così un’impressionante quantità di informazioni, spunti, pillole di saggezza, ironie bonarie, punzecchiature precise. In fondo a tutto, però, un solo elemento: la tranquilla e rocciosa certezza cristiana e francescana di un ordine nel mondo, di un destino buono per tutti e per tutto.
Naturalmente, sono decine gli aneddoti che costellano un’attività durata ben 56 anni – padre Mariangelo morì nel convento di Case Bruciate a Perugia il 15 novembre del 2002 – e, ancor prima, la sua formazione, la collaborazione del fedele “Franchinoâ€, vera «memoria vivente» del calendario, la passione per l’ecologia che non diventa ecologismo, l’attenzione per la fitoterapia, la critica al potere della televisione, la valorizzazione della saggezza popolare, fino alla frequentazione con san Pio da Pietrelcina che un giorno gli disse: «Ogni volta che tu ti avventurerai nel futuro avrai il mio angelo custode al tuo fianco».
L’impegnativa frase del santo porta a chiedersi: fu dunque davvero “indovino� Egli stesso, non senza il dire e non dire dell’abile venditore, raccontò a Zois del ritrovamento di un «prezioso manoscritto che fu il trampolino di lancio del calendario, con previsioni meteo che si basavano sui cicli della luna e del sole con la lettura dell’influsso delle macchie solari». Tra storia e leggenda rimangono poi le previsioni sulla fine dello scià di Persia, sulla caduta del Muro di Berlino e su alluvioni ed eventi meteo in Italia.
È qui che si colloca l’altro aspetto importante del “fenomeno Frate Indovinoâ€: la consapevolezza che la realtà è, in fondo, un mistero che la ragione scandaglia ma che non può pretendere di misurare. E se questa constatazione non sbanda subito dopo nella superstizione è perché la fede cristiana sa che con l’incarnazione il mistero ha iniziato a disvelarsi. «Ci è stato detto qual è il vero segreto della salvezza», scrisse. «È l’unità di tutti gli uomini rinnovati in Cristo». Insomma, perché tutto diventi chiaro è solo questione di tempo. E allora, per scandire l’attesa cosa c’è di meglio di un calendario?
Testo di Marco Berchi