N. 4 2015 25 gennaio 2015
Insieme di don Antonio Rizzolo

Piangere insieme con quelli che sono nel pianto

Cari amici lettori, anche in questo numero vi proponiamo articoli e rubriche per approfondire e vivere meglio la nostra fede,…

Il ritratto | Il rugbista Giovanbattista Venditti

Il rugbista che vuole in squadra papa Francesco

Asso delle Zebre di Parma, a 24 anni Giovanbattista Venditti è un atleta di successo. Con la moglie, ha intrapreso il cammino…

La riflessione

Il terrorismo non ha religione

Secondo il teologo musulmano Adnane Mokrani i jihadisti usano il pretesto della fede per giustificare i loro atti e per suggestionare…

Sommario 4-2015

Credere n. 4 - 25/01/2015

Ite, missa est | Enzo Romeo

Una zattera formato famiglia

Tra i miei amici è sempre più diffusa la scelta eremitica estrema di non possedere un televisore. Siccome trovo vitale la…

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Ite, missa est | Enzo Romeo

Una zattera formato famiglia

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

La fede cristiana non è statica come le pietre preistoriche di Stonehenge. Si misura sulla storia che muta, si evolve. È un binario che curva tutte le volte che bisogna evitare un ostacolo, e che permette alla vita di correre in avanti e raggiungere la meta. Il binario della fede è immutabile: due assi di ferro parallele; ma il paesaggio che attraversa è sempre diverso, cangiante a seconda dei luoghi, delle latitudini, delle stagioni.

Il nome di Dio è «Io sarò chi sarò», normalmente tradotto in «Io sono colui che sono» (cfr Esodo 3,14). Nella storia in progress il Signore si rivela in verità, fedelmente imprevedibile e imprevedibilmente fedele. Siamo popolo in cammino, di libertà e verso la libertà, proprio come l’esodo di Israele: si lascia una condizione di schiavitù per costruire liberamente il proprio futuro.

In questa cornice dovrebbe disegnarsi la tela preparatoria del prossimo Sinodo sulla famiglia. Senza famiglia non c’è futuro, lì è il santuario della vita, che sempre si rigenera. Rileva Jean-Pierre Sonnet che il nostro è il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, tre generazioni – padri, figli e nipoti – coinvolte nella multiforme dinamica della rivelazione.

Dio, che è anche donna, è la grande levatrice che estrae l’uomo dal buio della creazione per portarlo alla luce della vita nuova. E papà e mamma sono i “passatori” di Dio, dei san Cristoforo che fanno guadare al bambino il fiume della vita. Solo che non lo mettono sulle spalle, come fece il bravo gigante, ma adoperano il matrimonio, una zattera di assi legate da una promessa. Scrive il filosofo del linguaggio John Searle che la promessa è un impegno a fare qualcosa per te (for you), non a te (to you); a differenza della minaccia, che è un impegno a fare qualcosa a te, non per te. Dunque, la promessa dell’amore per sempre non va trasformata in minaccia. Quante volte ci si sente sconcertati e angosciati dal dover restare fedeli: è perché si è perso il vero senso della fedeltà, sostegno reciproco nella reciproca debolezza.

 

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