N. 4 2015 25 gennaio 2015
Insieme di don Antonio Rizzolo

Piangere insieme con quelli che sono nel pianto

Cari amici lettori, anche in questo numero vi proponiamo articoli e rubriche per approfondire e vivere meglio la nostra fede,…

Il ritratto | Il rugbista Giovanbattista Venditti

Il rugbista che vuole in squadra papa Francesco

Asso delle Zebre di Parma, a 24 anni Giovanbattista Venditti è un atleta di successo. Con la moglie, ha intrapreso il cammino…

La riflessione

Il terrorismo non ha religione

Secondo il teologo musulmano Adnane Mokrani i jihadisti usano il pretesto della fede per giustificare i loro atti e per suggestionare…

Sommario 4-2015

Credere n. 4 - 25/01/2015

Ite, missa est | Enzo Romeo

Una zattera formato famiglia

Tra i miei amici è sempre più diffusa la scelta eremitica estrema di non possedere un televisore. Siccome trovo vitale la…

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Il ritratto | Il rugbista Giovanbattista Venditti

Il rugbista che vuole in squadra papa Francesco

Il rugbista che vuole in squadra papa Francesco.

Nella foto: Giovanbattista Venditti durante una partita di rugby

Nella foto: Giovanbattista Venditti durante una partita di rugby

Sul campo va di corsa ed è alla continua ricerca della meta. Nella vita di tutti i giorni è un padre, un marito e un cattolico del Cammino neocatecumenale che non nasconde la sua fede. Giovanbattista Venditti, 24 anni, trequarti ala delle Zebre Rugby di Parma, squadra che milita in Celtic League, è un atleta affermato e rispettato. Una montagna di muscoli distribuiti su 188 centimetri di altezza. Una stazza imponente, che spiega il perché del soprannome con cui è conosciuto: “il Gran Sasso”, in omaggio alle sue origini abruzzesi. Venditti è nato ad Avezzano, in provincia de L’Aquila, nel 1990. L’aria di sport l’ha respirata sin da bambino, visto che suo padre Luciano era un pugile nella categoria pesi massimi. Giovanbattista ha cambiato tante discipline prima di dedicarsi al rugby. Ha cominciato con il calcio. Poi la pallavolo, il basket e il nuoto. L’amore per la palla ovale è arrivato quando aveva nove anni e da allora non lo ha più abbandonato.

La sua è stata una carriera fulminea. Ha cominciato nell’Avezzano. A 15 anni si è trasferito a Roma nella Unione Rugby Capitolina. Poi sono arrivate le esperienze con il Gran Parma, gli Aironi e infine le Zebre, formazione in cui milita dal 2012. In quello stesso anno è arrivata anche la prima convocazione in Nazionale e l’esordio al Sei Nazioni nella gara contro la Francia. Ma nella vita di Venditti non c’è solo il rugby, le partite e le trasferte. C’è anche la religione: qualcosa di centrale e di cui non vergognarsi, pur in un ambiente non sempre sensibile. «Non sono uno che scrive messaggi sotto la maglia e non faccio gesti eclatanti. Prima delle partite prego, ma non per chiedere vittorie o di giocar bene. Affido al Signore le mie gare come faccio con ogni altra cosa della vita», racconta. «Per me la fede è una forza, una spinta in più in tutto ciò che faccio. Dio mi fa vedere sempre l’altra faccia di tutte le medaglie», confessa. Una fede profonda, la sua, che gli è stata trasmessa dai genitori. «La famiglia per me è tutto. È in assoluto il primo valore a cui do importanza, soprattutto adesso che ho anch’io un figlio. È grazie ai miei se oggi ho la fortuna di essere credente. Mia madre è una vera donna di chiesa, una che prega tanto e lo ha insegnato a fare anche a me. Mio padre, invece, è sempre stato un uomo che ha parlato con le azioni, con gli esempi», dice. «Sin da bambino sono sempre andato a Messa. Non ho mai smesso, nemmeno dopo aver fatto la Cresima, o quando, nel 2006, mi sono trasferito a Roma. Certo, con gli impegni, gli allenamenti e le gare non era facile trovare tempo per andare in chiesa o per pregare, ma ci sono sempre riuscito. Come adesso, d’altronde». Una tappa importante nel suo percorso di fede è stato il Cammino neocatecumenale: «La prima volta che ho sentito parlare di quest’esperienza ero adolescente, vivevo ancora ad Avezzano. Un mio amico frequentava un gruppo. Più d’una volta mi aveva invitato a partecipare, ma a me non interessava perché mi bastava andare a Messa tutte le domeniche», racconta il giocatore delle Zebre.

Le cose sono cambiate quando Venditti ha conosciuto Alice, la ragazza che nel 2010 è diventata sua moglie. Tempo prima, lei aveva cominciato il Cammino neocatecumenale. E dopo il fidanzamento, Giovanbattista, che intanto si era affermato nel rugby, l’ha seguita. «Sono quasi cinque anni che, insieme, facciamo parte del gruppo della parrocchia della Santissima Trinità di Piacenza, città di mia moglie», dice. «Per me il Cammino neocatecumenale è un’esperienza unica. Siamo una vera comunità. Sin dal primo giorno sono rimasto colpito dalla grande condivisione che c’è tra i membri. Lì ho conosciuto persone che sono per me esempi da seguire».

Il rapporto con la religione di un personaggio noto come Venditti ha spesso attirato l’attenzione e la curiosità di tanti suoi colleghi. In qualche occasione ha portato anche a dei frutti. «C’è stato più di un compagno di squadra che, parlando e confrontandosi con me, ha riscoperto il piacere della Messa alla domenica. Qualcuno ha anche ripreso a pregare».

Fede e sport camminano a braccetto, per Giovanbattista. Un po’ come era per Giovanni Paolo II, «il Papa per eccellenza, quello con cui sono cresciuto», racconta. «Wojtyla è stato una figura straordinaria, che ha guidato buona parte della mia vita». E ora che il suo posto l’ha preso papa Francesco, poco è cambiato per l’asso delle Zebre: «Bergoglio ha saputo conquistarmi da subito con la sua umiltà. Quando divenne Papa ero a Roma in ritiro con la Nazionale. Fu un’emozione fortissima, condivisa anche con quei compagni di squadra che con la religione non hanno un buon rapporto. L’ho anche incontrato: una gran persona. Che vedrei bene in una formazione di rugby ideale, nel ruolo di estremo, quello che sta dietro gli altri. Da lì ha la situazione sotto controllo e può guidare i restanti 14 giocatori nella maniera più adeguata».

 

Testo di Gianluca Maggiacomo

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