Cristo Maestro ci indica la via della pace, dell’amore, dell’incontro
Non lasciamoci abbattere dalle difficoltà della vita, dalle troppe parole di odio e di violenza. Seguiamo il Signore sulla…
Con Zalone solo film a lieto fine: lo scopo della vita è la gioia
Il regista svela il dietro le quinte di Quo vado?: «Scelgo finali all’insegna dell’“insieme possiamo migliorare”, ce lo chiede…
Un bambino, le formiche e lo stupore del cielo
La dignità dei bambini, spesso l’ultimo degli interessi nelle attuali discussioni sui diritti, In un ricordo di dom Hélder…
INSIEME di don Antonio Rizzolo
Cristo Maestro ci indica la via della pace, dell’amore, dell’incontro
Non lasciamoci abbattere dalle difficoltà della vita, dalle troppe parole di odio e di violenza. Seguiamo il Signore sulla via del dialogo e della misericordia
Cari amici lettori, anche questo numero di Credere offre molti spunti di riflessione per la nostra vita cristiana, coniugando l’informazione con la formazione, la narrazione con l’incoraggiamento. Non lasciamoci abbattere dalle difficoltà della vita, dall’odio e dalla violenza che ci vengono talvolta propinati dai mezzi di informazione e da tanti sedicenti “maestri”. Uno solo è il nostro maestro, Gesù Cristo, e noi siamo tutti fratelli (Matteo 23,8). E l’insegnamento di Cristo ci indica la via dell’amore, della pace, dell’incontro. La strada della misericordia. È in questa chiave che, come rivista ufficiale del Giubileo, vi invito a leggere non solo gli articoli esplicitamente dedicati all’Anno santo, ma anche tutti gli altri.
Prendiamo ad esempio l’intervista a Gennaro Nunziante. È il regista del film del momento, Quo vado? di Checco Zalone. E ci fa capire come dietro al successo ci sia la sua mano di artigiano del cinema, ma anche di credente che sceglie sempre il lieto fine, perché Dio ci ha creati per la gioia e soprattutto ci invita a immaginare insieme un futuro di speranza. La stessa speranza che papa Francesco ha ricordato nel suo saluto ai migranti nella giornata giubilare a loro dedicata. «La vostra presenza in questa piazza», ha detto, «è segno di speranza in Dio. Non lasciatevi rubare la speranza e la gioia di vivere, che scaturiscono dall’esperienza della divina misericordia, anche grazie alle persone che vi accolgono e vi aiutano». La gioia, la speranza, la misericordia aprono le porte al dialogo e alla pace. Non possiamo, come cristiani, che vivere tutto questo nei rapporti con gli altri.
È emerso anche durante la visita di papa Francesco alla sinagoga di Roma, sulla scia di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e del documento conciliare Nostra aetate. Un testo da rileggere con attenzione, soprattutto nell’attuale contesto che spinge verso l’odio interreligioso. Come ha invece ribadito Francesco nel suo discorso in sinagoga, «la violenza dell’uomo sull’uomo è in contraddizione con ogni religione degna di questo nome, e in particolare con le tre grandi religioni monoteistiche». Il Signore stesso ci invita all’incontro, al dialogo, alla misericordia per portare frutti di pace. Francesco lo ha chiarito bene: «Nel dialogo interreligioso è fondamentale che ci incontriamo come fratelli e sorelle davanti al nostro Creatore e a Lui rendiamo lode, che ci rispettiamo e apprezziamo a vicenda e cerchiamo di collaborare». Questo vale soprattutto per il dialogo ebraico-cristiano, perché con gli ebrei, nostri «fratelli maggiori», esiste «un legame unico e peculiare».