La Domenica della Parola ci richiama all’amore del padre da vivere ogni giorno
Con il Motu Proprio Aperuit Illis, papa francesco ha deciso di istituire per tutta la chiesa un giorno dedicato alla conoscenza…
Dio ci parla attraverso l’Amazzonia
Avvocato per una multinazionale, diventa sacerdote dopo aver toccato con mano le ingiustizie subite dai poveri. Fra pochi…
Il missionario del popolo, patrono del Sinodo
Su proposta della Chiesa brasiliana, il comboniano ucciso nel 1985 per l’impegno a fianco dei contadini “veglierà” sul Sinodo.…
Galatina: i colori di santa Caterina
santuario dedicato alla martire egiziana è uno scrigno di dipinti con le storie della Bibbia che rappresentano la storia…
Quelle fraternità monastiche nel deserto delle città
Monaci che lavorano part-time per mantenersi, inquilini senza proprietà, perimetro della clausura è la città. Nel cuore della…
Ite, missa est di Daniele Rocchetti
Quelle fraternità monastiche nel deserto delle città
Monaci che lavorano part-time per mantenersi, inquilini senza proprietà, perimetro della clausura è la città. Nel cuore della città, nel cuore di Dio: a Vézelay come a Roma, Bruxelles...
Vézelay resta per me uno dei luoghi più belli di Francia. Una basilica splendida dedicata a Maria Maddalena, capolavoro dell’arte romanica borgognona, classificata patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Da qualche anno, a occuparsi della chiesa e dei numerosi turisti e pellegrini che la visitano (da qui parte uno degli itinerari del Cammino per Santiago), sono i fratelli e le sorelle delle Fraternità di Gerusalemme. Una realtà nata dopo il Concilio da un prete, Pierre-Marie Delfieux, già cappellano degli studenti della Sorbona, poi eremita per due anni nell’Assekrem, nel deserto del Sahara. Tra le dune care a Charles de Foucauld, Pierre Marie maturò l’idea di fondare “nel deserto delle città” fraternità monastiche urbane per vivere pienamente la fedeltà a Dio dentro il nostro tempo. In accordo col cardinale di Parigi, nella festa di Ognissanti del 1975, nasceva la prima comunità. Da allora, fratelli e delle sorelle, laici e consacrati, hanno iniziato un’avventura spirituale che in pochi anni ha coinvolto duecento tra fratelli e sorelle; una ventina di questi sono italiani. Mentre salgo per il borgo medievale, penso alla risposta che frère Pierre-Marie Delfieux mi diede anni fa quando, durante un’intervista, gli chiesi perché le Fraternità sono insediate in luoghi di grande bellezza. Mi rispose così: «L’uomo postmoderno è divenuto estremamente critico e scettico: i dogmi non gli interessano più, la morale lo indispone, i discorsi lo infastidiscono, il proselitismo lo offende. Tutto è sospetto, mal compreso, caricaturale. Cosa resta allora? Resta la bellezza. La bellezza trascende l’uomo. Essa non ha linguaggio, parla a ogni altura, non veicola un proclama di fede o un valore morale ma essa parla. Parla al cuore e allo Spirito, parla in silenzio e in profondità e, poco a poco, rivela una presenza. La presenza nascosta ma quanto segretamente ricercata di Colui che è ne è la sorgente. Mozart, Bach, Beethoven, essi stessi – come molti artisti - parlano di Dio, spesso senza neanche nominarlo espressamente. Non potremmo dire la stessa cosa della liturgia? Essa canta la bellezza. Così pure la Parola, la preghiera. Se solo ce ne rendessimo conto!».
llustrazione di Emanuele Fucecchi