Credere n. 44 - 02/11/2014
Un cuore ancorato là dove i santi ci attendono
Cari amici lettori, la Chiesa, all’inizio del mese di novembre, ci invita a ricordare tutti i santi e i nostri fratelli defunti...
Mamma Natuzza mistica della Calabria
Si apre il processo di beatificazione per la donna che ebbe stigmate e apparizioni ma di sé diceva: «Non cercate me, alzate…
«Mai nulla riuscirà a separarmi da Dio»
Un figlio morto ad appena sei anni e poi il marito ucciso nella strage di Nasiriyah, in Iraq. Ma Margherita Coletta non ha…
La via della tenerezza verso la morte
Il 2 novembre, data in cui la Chiesa ricorda i fedeli defunti, ci impegna a ripensare alla realtà della morte e all’aiuto…
Vorrei interpretare la vita di san Giuseppe
Il popolare attore, presto in teatro con una nuova commedia, rivela quali sono i personaggi del Vangelo in cui si identifica…
La fatica di camminare insieme
Che fatica camminare insieme! Lo sapevano bene gli apostoli, che seguivano Gesù sulle strade della Galilea...
Calvario infinito
Nonostante la mobilitazione internazionale la Corte di appello del Pakistan ha respinto il ricorso e ora la donna cristiana…
Ite, Missa est | Enzo Romeo
La fatica di camminare insieme
Che fatica camminare insieme! Lo sapevano bene gli apostoli, che seguivano Gesù sulle strade della Galilea. Bisogna sforzarsi a tenere il passo dell’altro, che va troppo veloce o troppo piano; che vuol fermarsi quando è presto o sostare quando è ormai tardi. Difficile andar d’accordo con quel Simone tanto duro e testardo da esser chiamato Pietro; o con quell’irruento di Giacomo, quello scettico di Tommaso, quell’esattore pentito di Matteo, per non parlare di Giuda Iscariota, il voltagabbana.
Che fatica, ma quanto è bello e necessario! I Certosini una volta a settimana escono dalla clausura per il loro «spaziamento» e passeggiano a coppie, alternandosi lungo il cammino, così che alla fine tutti hanno modo di parlare con tutti. E se prendessimo esempio dai monaci? Abbiamo accanto un marito o una moglie che amiamo ma con cui non sempre andiamo d’accordo; c’è un figlio o un genitore che sentiamo parte di noi e che pure non comprendiamo; c’è magari un’amica divorziata che cerca l’amore in un nuovo matrimonio o il collega omosessuale che si interroga sulla sua condizione alla luce della fede. Con tutti, da singoli cristiani e in quanto comunità di credenti, dobbiamo confrontarci e condividere il percorso. Più la vita ferisce e lascia soli, più l’altro merita vicinanza e comprensione.
Il Concilio cinquant’anni fa tornò a chiamare la Chiesa «Popolo di Dio» e il beato Paolo VI ne rilanciò la sinodalità, che vediamo ora applicata senza paure. Coscienti degli ostacoli, avanziamo nel solco di una tradizione millenaria, allungando lo sguardo sul presente e proiettandoci con fiducia verso il futuro. L’esperienza del Sinodo straordinario sulla famiglia (syn = insieme, ódos = cammino) ci ha mostrato proprio questo: il sudore e la gioia di procedere fianco a fianco con i nostri compagni di viaggio. Papa Francesco ha detto che quando la Chiesa, nella varietà dei suoi carismi, si esprime in comunione, non può sbagliare: è la bellezza e la forza del sensus fidei, che viene dallo Spirito.
di Enzo Romeo