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Nei salmi il volto materno di Dio
Riscoprire la misericordia, pregando con la Bibbia. A questo è dedicato il terzo volume della collana ufficiale sul Giubileo…
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La collana | Misericordiosi come il Padre
Nei salmi il volto materno di Dio
Riscoprire la misericordia, pregando con la Bibbia. A questo è dedicato il terzo volume della collana ufficiale sul Giubileo in uscita con Credere
La misericordia rivela un tratto peculiare di Dio, la sua maternità. E a dircelo sono soprattutto i Salmi. «Se c’è un luogo dove dimora la misericordia (hésed) divina questo è il grembo, le viscere (rahamím): le viscere materne di Dio si commuovono al punto da perdonare il grande peccato commesso». Don Sebastiano Pinto, professore di Esegesi dell’Antico Testamento, ci offre questa perla ne I Salmi della misericordia, il terzo libro della Collana ufficiale in otto volumi sul Giubileo della misericordia in edicola con Credere e Famiglia Cristiana
Esistono degli specifici “Salmi della misericordia”? Come si individuano?
«Nel libro ne ho presentati dieci basandomi sulla ricorrenza della parola hésed. Nel linguaggio biblico è un termine denso di significati che può essere tradotto in vari modi: tenerezza, grazia, misericordia, indulgenza, bontà, benevolenza, amore. Questo vocabolario ci rivela un tratto peculiare di Dio: quello della maternità. Il Signore ha un grembo materno e sa amare con la stessa intensità di una donna che ama il proprio figlio».
Quindi la misericordia è un’attitudine femminile di Dio?
«Per la Bibbia la misericordia dimora nel ventre, nelle viscere di Dio, che si commuovono per l’essere umano. La sede dei sentimenti è la parte più intima e la misericordia scaturisce dal medesimo luogo dove si forma la vita. C’è un forte accostamento tra la misericordia e la generazione: «Partorire misericordia » equivale a «mettere al mondo la vita». Nei Salmi c’è anche un’altra parola importante: nefesh, il respiro vitale. La misericordia di Dio dona alla persona umana una nuova possibilità: il perdono è aria nuova, respiro di vita. Con la misericordia si torna a respirare».
Lei scrive che i Salmi sono la «preghiera del corpo». Perché?
«Il linguaggio dell’Antico Testamento è molto concreto, vede l’essere umano nella sua unitarietà. Per dire che è triste, il salmista dice che ha “il corpo prostrato”, se è felice che le sue “ossa” sono “attraversate dalla gioia”, se ha paura che “la carie è entrata nelle ossa”. La lettura dei Salmi può aiutarci a recuperare questa dimensione della fede, quella legata ai sentimenti e alla corporeità. Il Salterio, che è il libro dei Salmi, ci aiuta a pregare con il corpo, non solo con la testa».
Perché il Salterio è tra i libri più letti della Bibbia?
«Perché si presta a una lettura diretta e perché nei Salmi si trova un ampio spettro dei sentimenti umani. Come la Torah, la Legge, è divisa nei cinque libri del Pentateuco, anche il Salterio è diviso in cinque parti. Quasi a voler dire che i Salmi sono una “seconda legge”, quella della preghiera, della meditazione, degli affetti. Come il Cantico dei Cantici e Qoelet, i Salmi sono un condensato dell’esperienza umana nella quale anche il lettore di oggi, a distanza di secoli, si può riconoscere».
Nella bolla con la quale ha indetto il Giubileo, papa Francesco ha scritto che anche Gesù, prima della Passione, ha pregato con un Salmo della misericordia...
«Sì, il Vangelo di Matteo dice che «dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi». Si tratta del Salmo 136, il cosiddetto Grande Hallel, l’inno di ringraziamento utilizzato nelle feste di Pasqua».
Testo di Saverio Gaeta