N. 44 - 2015 1 novembre 2015
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I figli ci chiedono

Perché si fanno le messe per i morti?

Ogni anno, il giorno in cui sarebbe stato il compleanno del nonno, i miei genitori chiedono al parroco di dire una messa per lui. ma è morto da tre anni, a cosa serve?

 

Perché si fanno le messe per i morti?

Quando moriamo e ci presentiamo davanti a Dio, possiamo vivere per sempre con lui. Ma se in noi ci sono ancora tracce di egoismo, di invidia, di gelosia, in una parola di “non-amore”, abbiamo bisogno di essere purificati. Abbiamo chiamato questo stato con il nome di purgatorio, che non è un luogo immerso fra le nuvolette, a metà strada fra la terra e il paradiso, dove si chiacchiera e si beve il caffè, come mostra una pubblicità. In realtà nessuno sa dirti esattamente cos’è, né com’è, si può solo supporre, perché bisognerebbe esserci stati.

Comunque ecco spiegato il significato delle Messe per i defunti. La nostra preghiera può aiutarli. Anche san Paolo in una sua lettera dice che è un gesto salutare. Chiediamo al Signore di perdonarli di tutto il male commesso e di accoglierli nel suo Regno di pace e di giustizia, il più in fretta possibile… anche se in cielo non credo che esistano gli orologi, il presto o il tardi non sono categorie che gli appartengono!

 

MIO NONNO ERA TALMENTE BUONO CHE NON HA BISOGNO DI ESSERE PURIFICATO NEL PURGATORIO, COME DICI TU. CI SCOMMETTO!

Ti credo. Sono tante le persone sante, non solo quelle il cui nome compare sul calendario. Sono i santi anonimi, i santi di nessuno, non per questo meno importanti degli altri. In ogni caso la preghiera che rivolgi al Signore per lui non andrà sprecata, si riverserà su chi ne ha più bisogno, perché è come una pioggia che cade sulla terra assetata, le zolle più aride ne assorbono di più.

 

SI PUÒ COMUNICARE CON CHI È IN PARADISO?

La Chiesa che cammina sulla terra non è slegata da quella che risiede in cielo. C’è una comunione che lega le due realtà, come una connessione che non conosce interruzioni del segnale, perché è mantenuta da un canale perfetto che è Gesù, e non da un apparecchio tecnologico che cade presto in disuso. Ciò che chiamiamo «comunione dei santi», indica proprio l’unione dei credenti che formano un solo corpo in Cristo.

La Chiesa che cammina sulla terra cerca di fare del suo meglio per seguire Gesù, ma a volte sbaglia, non è perfetta, perché è ancora legata alla condizione umana. La Chiesa che risiede in cielo, invece, è perfetta, perché vive pienamente della vita di Dio, ed è lo specchio di ciò che saremo.

Chi è in cielo quindi può dare un “aiutino” a chi ancora si trova quaggiù: è ciò che chiamiamo intercessione dei santi. Santa Teresina ha detto un giorno: «Passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra». Vuol dire che, una volta raggiunto il paradiso, voleva impegnarsi ad aiutare i credenti che si sarebbero rivolti a lei.

 

E MIO NONNO, SE GLIELO CHIEDO, MI AIUTA?

Beh, se lo disturbi per chiedergli di farla franca quando non hai studiato, o di suggerirti nelle verifiche, resteresti deluso. Penso che quand’era in vita non ti saresti nemmeno sognato di mettergli in mano il quaderno degli esercizi, dicendogli: «Falli tu!», non è vero? Quindi non chiedergli dei beni materiali, ma se gli chiederai doni del cielo, aiuti spirituali, conforto nella tristezza, consiglio nel dubbio, certo che ti aiuterà. È il tuo nonno, se ti ha voluto bene qui sulla terra, te ne vorrà ancora di più dal cielo.

Testo di Francesca Fabris

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