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Bud Spencer

Caro Papa, vieni a cena: preparo gli spaghetti

Un gigante nelle scazzottate, a tavola e ancor più nella fede. Carlo Pedersoli confida: «Senza Dio non avrei fatto nulla». E con ironia confida: «Lo incontreremo nell’Aldilà ma per ora non voglio saperne di più» 

 

Bud Spencer

Bud Spencer

A 86 anni, e dopo 136 film, lo spirito è sempre quello che gli appassionati di Spaghetti western conoscono a memoria: bonario, ironico e generoso, proprio come Bud Spencer. Carlo Pedersoli, attore amatissimo in tutto il mondo, vive a Roma con la moglie Maria Amato. «Siamo sposati da 55 anni. Come abbiamo fatto a stare insieme così a lungo? Chiedete a lei come ha fatto a sopportarmi».

Abituata alle battute, la signora Maria sorride. Suo padre era un importante produttore cinematografico. «Io però non ne ho mai approfittato», puntualizza Pedersoli. «Anzi, non volevo nemmeno fare l’attore. Un giorno un produttore chiama mia moglie e le chiede: “Suo marito è ancora grosso come quando nuotava?”. Lei rispose che lo ero ancora di più perché avevo smesso di fare sport... Avevano bisogno di uno “piazzato” e così mi hanno voluto sul set».

 

OPERAIO E ATLETA

Oltre ai film che l’hanno consacrato assieme all’amico Mario Girotti, meglio noto come Terence Hill, nella vita Pedersoli ha fatto tante altre esperienze. Operaio in Brasile, olimpionico di nuoto, autore per cantanti del calibro di Ornella Vanoni: ha fatto di tutto e in tutto ha avuto successo. «Mi sento fortunatissimo», commenta ripensando alle sue imprese. Bud – lo chiameremo così, con la familiarità che ci hanno regalato i 16 film cult con Terence Hill – è uno che non si è mai montato la testa. «Il più grande dono che mi ha dato Dio è la decenza». Proprio così: Bud parla di “decenza” e si rimane di stucco. Da uno che ha ricevuto il David di Donatello alla carriera tutto ci si aspetterebbe tranne che dicesse di sentirsi «un uomo decente». Ma in fondo Bud è proprio «uno per bene», come lui stesso si definisce. Ed è anche un uomo giusto: come quando nei suoi film, ad esempio in Io sto con gli ippopotami, le botte volavano e in abbondanza, ma solo per proteggere gli indifesi. E modesto, al punto di ammettere: «Ho fatto tante cose ma senza Dio non avrei fatto nulla. Ho un grande senso di gratitudine verso il Cielo».

 

CREDENTE DA UNA VITA

Fra una scazzottata e l’altra, sempre e solo sul set, una fede forte e radicata accompagna Bud fin da ragazzo. E ora che l’età si fa sentire e qualche acciacco ha fatto capolino (poco più di un anno fa ha avuto un malore importante), Dio è più che mai punto di riferimento. «Nella vita la cosa essenziale è tener presente che senza credere in qualche cosa non si fa nulla. I miei genitori erano credenti e così li ho seguiti. Quando ho capito che la fede era una cosa giusta, ho creduto ancora di più. Ho immagazzinato i loro insegnamenti in maniera completa, per questo credo ancora oggi».

Accantonate botte e cavalcate, ma anche corse e danze (chi non lo ricorda, strepitoso, nel ballo tirolese di Bomber?), le giornate di Bud oggi trascorrono tranquille e tanti ricordi gli tengono compagnia.

«La vita può essere un passaggio meraviglioso, dipende dagli incontri. Io ho avuto incontri fortunati e un’esistenza lunga e bella. Ho imparato cos’era buono e ho fatto cose importanti. Certo mi sento peccatore, ma nelle cose piccole... In tutti questi anni sono cose che succedono, o no?», dice ridendo.

Come nei film, in cui più volte è sfuggito a situazioni rocambolesche grazie all’intuito, Bud consiglia di prendere le occasioni al volo: «Penso che la vita vada colta tutta d’un colpo: scorre veloce, quasi non ce ne accorgiamo. Anche la coppia con Terence Hill è nata quasi per caso. Ci siamo incrociati sul set di Dio perdona, io no solo perché Mario dovette sostituire

Peter Martell, a cui era già stata assegnata la parte».

 

A TAVOLA CON GLI AMICI

Nella loro casa romana capita che i Pedersoli abbiano ospiti. «Terence Hill è stato qui anche poche settimane fa. Gli è sempre piaciuto venire da noi perché sua moglie lo teneva a stecchetto», racconta sorridendo. Se qualcuno pensa che il piatto preferito della coppia del cinema sia pasta e fagioli, si sbaglia. O, per lo meno, agli ospiti a cui tiene maggiormente Bud propone altro: «Con Terence mangiamo spaghetti. Anche con il Papa, se potessi, li mangerei volentieri: glieli preparerei io stesso. E poi avrei una curiosità da chiedergli: qual è il segreto del mate (la tipica bevanda argentina simile a una tisana, ndr), che ha un sapore unico».

Accomunati dalle “radici sudamericane”, Bud nutre grande stima per il Pontefice: «Questo Papa è meraviglioso, lo trovo straordinario nel modo in cui sente e trasmette la fede». Ma c’è poi un altro “prete” che gli piace parecchio, ed è il protagonista della fiction tv Don Matteo: «Terence Hill è bravissimo anche nei panni del prete». Anche in Porgi l’altra guancia Bud e Terence hanno interpretato due missionari. «Certo, per essere un prete ero un po’ violento. Nei film avevo tante cose da far capire agli altri, proprio come capita ai preti, e lo facevo sia con le buone che con le cattive maniere».

Oltre al cinema l’altra grande passione dell’attore è la cucina. Lo scorso anno ha anche scritto il libro Mangio, ergo sum. «Mangiare è essenziale, senza cibo si muore», ripete. «È tremendo quanto accade in tante parti del mondo, dove spesso i bambini non riescono a mangiare a sufficienza. Allo stesso modo mi dispero anche quando sento parlare di sprechi nelle mense scolastiche».

S’infervora, Bud, non ha ancora voglia di tirare i remi in barca: «Vado avanti e sono curioso, voglio sempre fare qualcosa di nuovo. Della morte non mi preoccupo: Dio esiste, il resto ve lo farò sapere dall’Aldilà! Mi immagino che ci sveglieremo senza questo corpo... Ma per ora non ho voglia di saperne di più», scherza.

La signora Maria sorride ancora, con il marito Carlo è difficile annoiarsi. «Ho avuto tre figli», chiude Bud. «Auguro a tutti la gioia di crescere dei bambini ma non mi permetto di insegnare niente a nessuno». Non trattiamolo come una star che dispensa consigli, altrimenti finisce che... si arrabbia.

 

Testo di Laura Bellomi

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