N. 45 - 2015 8 novembre 2015
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Ismael e Bernald

In marcia per la terra

Grazie a una Onlus cattolica hanno avuto una nuova chance lavorativa. E ora partecipano all’iniziativa della diocesi di Roma in difesa del creato. Obiettivo: un’ecologia con le persone al primo posto

 

Ismael e Bernald

Ismael e Bernald al lavoro (foto Contrasto).

Ismael De Sousa Lobo Levy proverà a portare i suoi compagni di squadra. Gli atleti della polisportiva Lazio Basket in carrozzina sfileranno insieme, tra bandiere e striscioni colorati, a difesa della Terra. L’appuntamento è domenica mattina, 8 novembre, alle 9, davanti al Colosseo. Da lì partirà la Marcia per la Terra, per rilanciare l’appello all’ecologia integrale sottoscritto da papa Francesco nella sua enciclica Laudato si’ e chiedere risposte concrete e responsabili ai governi della Terra, in vista della Conferenza sul clima che si svolgerà a Parigi il prossimo 30 novembre.

L’intera manifestazione è stata organizzata dalla diocesi di Roma insieme con diversi partner e ha raccolto decine di adesioni trasversali, come Impresa Sant’Annibale, la scuola per le imprese e le professioni dedicate ai ragazzi dai percorsi “difficili”, in cui Ismael svolge un tirocinio.

«Voglio coinvolgere i miei amici perché è importante manifestare per l’ambiente, partecipare a questo tipo di attività, uscire fuori di casa», aggiunge Ismael. Lui è originario dell’isola africana di Capo Verde, ha 32 anni, è sposato dal 2013 e si è ricongiunto con la moglie, che fa tirocinio con i disabili nella comunità di Capodarco. Da poco meno di un anno è arrivato dal Portogallo, dove aveva già lavorato come segretario; qui a Roma, con l’aiuto della onlus che nasce ispirata all’opera di sant’Annibale Maria di Francia, vuole migliorare le sue competenze e apprendere correttamente lingua e scrittura italiana.

«Non vi può essere educazione né religiosa né civile se non accompagnata dal lavoro», scriveva il fondatore dei Rogazionisti. Certo, a fine Ottocento, quando ha operato per dare educazione, casa e un mestiere ai giovani disagiati, sant’Annibale Maria di Francia non parlava di start up, Certificazione informatica europea, esperti di protocolli per prevenire le contaminazioni alimentari… Ma il senso profondo di quello che faceva è lo stesso di quest’opera che ha fatto oltre 300 colloqui di orientamento per le fasce più svantaggiate; avviato 150 ragazzi ad attività formative o lavorative; e messo in piedi quattro nuove imprese. Come quella diretta da Bernald Leone: albanese, 30 anni, in Italia da quando ne aveva 5, che ha vissuto presso il convitto dei Rogazionisti dalla prima elementare alle medie. Quando alcuni imprenditori vicini ai padri hanno pensato di mettere su l’Impresa Sant’Annibale, nel 2011, gli hanno fatto la proposta di gestire una società di servizi nel settore delle lavanderie industriali. «Hanno creduto in questo progetto e così è iniziato il lavoro». L’attenzione è sempre rivolta al sociale e quindi, dopo essere partita, l’Impresa Sant’Annibale ha cercato di dare una mano a una cooperativa di donne rom che già lavoravano nel settore ma stavano per fallire, per il venir meno dei sussidi statali. «Abbiamo dato loro un’impostazione più industriale. Ora l’obiettivo è cercare di renderle autonome». La onlus, anche con le altre imprese realizzate in questi anni – una società di catering solidale, un consorzio nella mediazione culturale, una rete di imprese specializzate nei servizi per le strutture ricettive – è «un’espressione moderna dell’insegnamento di sant’Annibale di Francia, coniuga l’efficienza organizzativa del mondo profit all’impegno sociale di quello non profit, con l’obiettivo di favorire l’inserimento sociale e lavorativo dei ragazzi», aggiunge Maria Teresa Serranò, che collabora al coordinamento dei servizi.

Impresa Sant’Annibale è in contatto con circa una trentina di case-famiglia, tra strutture pubbliche, istituti religiosi, centri per minori immigrati. Le attività sono organizzate principalmente lungo due direttrici: la formazione, come quella che appunto sta effettuando Ismael, e l’avvio di impresa, come i servizi lavanderia che segue Bernard. Le caratteristiche di questo tipo di formazione, che necessariamente non deve avere tempi lunghi, sono funzionali a un rapido e possibile inserimento nel mondo del lavoro: «È così che sono nati corsi in settori come la ristorazione (cucina, servizio in sala o gelaterie) o in quelle delle lavanderie industriali», dice Maria Teresa. «Finché ci saranno turismo e sanità le lavanderie serviranno sempre», aggiunge Bernard. In questi anni la Onlus ha dato avvio alla testata giornalistica www.economiacristiana.it e produce la trasmissione di economia sociale A conti fatti, in onda ogni settimana sulla Radio Vaticana.

Domenica mattina Bernard e Maria Teresa marceranno dietro lo stesso striscione. «Da sempre siamo impegnati nell’accoglienza degli ultimi. Nella ricerca di una migliore integrazione dei meno fortunati affondano le radici del rispetto per la nostra Terra. Ogni approccio ecologico deve integrare una prospettiva sociale che tenga conto dei diritti fondamentali dei più svantaggiati», dice Maria Teresa. «Per me», le fa eco Bernard, «è importante manifestare anche contro un certo ambientalismo ideologico: noi vogliamo dare un approccio diverso, dire che tutto è interconnesso, ma c’è un’ecologia umana che è molto più importante di quella ambientale».

Testo di Vittoria Prisciandaro

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