N. 45 - 2015 8 novembre 2015
NSIEME di don Antonio Rizzolo

Come soddisfare il nostro grande desiderio di felicità

Dal 9 al 13 novembre la Chiesa italiana si riunisce a Firenze per riflettere sulla vita pienamente realizzata che Cristo…

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NSIEME di don Antonio Rizzolo

Come soddisfare il nostro grande desiderio di felicità

Dal 9 al 13 novembre la Chiesa italiana si riunisce a Firenze per riflettere sulla vita pienamente realizzata che Cristo ci dona

Cari amici lettori, fra pochi giorni si apre il Convegno nazionale della Chiesa italiana a Firenze. Un evento che ci coinvolge tutti nella preghiera e nella riflessione. Il tema scelto può apparire un po’ difficile: «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo». Forse ha influito la sede di Firenze, patria dell’Umanesimo e del Rinascimento, come documenta l’ampio servizio che dedichiamo in questo numero al rinnovato museo dell’Opera del duomo. In ogni caso, l’idea di fondo mi sembra questa: uniti a Gesù Cristo, imitando cioè il suo comportamento, mettendo in pratica il suo Vangelo, lasciandoci trasformare dalla sua grazia, possiamo vivere un’esistenza pienamente umana, realizzata, felice.

Ciascuno di noi, infatti, ha nel cuore un desiderio di bene, di pace, di serenità, di gioia. Cerchiamo tutti un pezzetto di felicità, ma spesso ci lasciamo abbagliare dalle sirene del consumismo, dagli idoli del potere, dell’avere e dell’apparire. E alla fine ci sentiamo svuotati, insoddisfatti, stanchi, sfiduciati. Il messaggio cristiano, che è Vangelo, cioè buona notizia, è che in Cristo la felicità vera è a portata di mano. E la si scopre nell’amore, nella misericordia, nel perdono. La si trova enunciata da Gesù nelle beatitudini: sono beati, cioè felici, i poveri, coloro che piangono, i miti, chi ha fame e sete di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati per la giustizia. Un paradosso irrealizzabile, tante belle parole riservate ai sognatori? Non è così, provare per credere.

E questa prova ce la danno soprattutto i santi, quelli beatificati e canonizzati e i tanti santi «della porta accanto», come li ha chiamati papa Francesco. Anzi, prima ancora la prova ce l’ha data lo stesso Gesù, «il santo di Dio». Lui che si è fatto povero per noi, che ha pianto su Gerusalemme e nell’orto del Getsemani, che è mite e umile di cuore, misericordioso, che ha insegnato a cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia e ha dato la vita per noi. Guardando a Gesù e ai santi che lo hanno imitato, lasciandoci inondare dalla grazia che Dio ci dona soprattutto con i sacramenti, anche noi possiamo trovare la forza di lasciarci convincere dalle beatitudini. Non importa se ci sentiamo poveri, afflitti, perseguitati, incompresi. È proprio per noi il messaggio di speranza di Gesù, che ci invita ad avere fiducia nonostante tutto, a credere ancora che l’amore è più forte dell’odio, che il bene può vincere il male. Che per ciascuno di noi è preparato un posto in Cielo e che un pezzetto, un anticipo di felicità, possiamo già assaporarlo qui e ora.

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