Alla fine che cosa rimane? Soltanto l’amore
Cari amici lettori, la copertina di questa settimana è dedicata a don Virginio Colmegna, che guida la Casa della carità di…
Mi sento a casa dove c’è carità
Il sacerdote milanese che guida la “Casa della carità”, il centro voluto dal cardinal Martini per accogliere gli ultimi e…
In bici a Santiago, un bel colpo di testa
Demetrio Albertini, centrocampista rossonero e vicecampione del mondo, racconta la sua fede e il recente pellegrinaggio a…
Il dialogo che fa crollare i muri
A 25 anni dalla caduta del muro di Berlino don Andreas Leuschner ricorda come vivevano i fedeli della Germania Est e il suo…
I SANTI: COSÌ VICINI, COSÌ “FASTIDIOSI”
«I santi non sono persone fuori dal mondo ma donne e uomini che hanno vissuto sino in fondo la chiamata». Dalla prossima…
LA VERA FELICITÀ DIETRO UNA GRATA
Preghiera, lavoro e meditazione: dopo 37 anni in monastero, suor Maria Francesca Righi racconta la sua scelta di entrare…
INSIEME di don Antonio Rizzolo
Alla fine che cosa rimane? Soltanto l’amore
Cari amici lettori, la copertina di questa settimana è dedicata a don Virginio Colmegna, che guida la Casa della carità di Milano. Una bella testimonianza, quella di don Virginio, che rivela il segreto della sua dedizione agli ultimi: la preghiera, l’adorazione, il rosario, la fede semplice e schietta che gli hanno trasmesso i genitori. Davvero, tutti noi dobbiamo tanto a mamma e papà, al loro esempio di fede e amore. Ed è molto importante anche oggi la testimonianza di noi adulti nei confronti delle nuove generazioni. La Casa della carità compie dieci anni di attività e il suo nome mi ha fatto tornare in mente una bella riflessione di Kierkegaard sulla carità, sull’amore. Lo spunto da cui parte il pensatore danese è la conclusione dell’inno alla carità (1Corinzi 33,13). San Paolo scrive che rimangono tre cose, fede, speranza e carità, ma di tutte la più grande è la carità. Ed ecco la spiegazione di Kierkegaard: «Sì, Dio sia lodato, l’amore rimane! Qualunque cosa il mondo voglia strapparti, anche fosse la più cara; qualunque cosa ti possa accadere nella vita; anche se gli uomini si allontanassero da te con indifferenza o si rivoltassero contro di te con ostilità... consòlati, poiché l’amore rimane». Ovviamente si tratta dell’amore di Dio, che sorregge tutta l’esistenza. Infatti, continua Kierkegaard, «se per un momento, per un solo momento, cessasse, tutto sprofonderebbe nella confusione». Ma ciò non avviene perché «parliamo dell’amore di Dio, la cui caratteristica è di rimanere». Sì, Dio è fedele, il suo amore rimane per sempre. Ma questo vale anche per noi: l’amore vero rimane, non viene mai meno, sa aspettare. Anche l’amore con cui abbiamo compiuto ogni cosa resta per sempre, tutto ciò che abbiamo avvolto nell’amore di Dio non finirà, resterà per l’eternità. È una riflessione in sintonia con questa parte finale dell’anno liturgico e con l’inizio del tempo di Avvento (che per gli ambrosiani inizia prima, il 16 novembre). La Chiesa ci mette di fronte, infatti, alle realtà ultime, al giudizio, all’incontro finale con Cristo, al suo avvento definitivo. Come ci presenteremo? Nulla resterà, se non l’amore. Lo hanno capito bene i santi, che altro non sono se non i testimoni dell’amore di Dio. Per questo a partire dal prossimo numero vi offriamo in allegato una serie di volumetti su Santi e preghiere. Non perdetevi, sul prossimo numero, il primo libro, dedicato a san Pio da Pietrelcina, in omaggio con Credere. È anche un’ottima occasione per segnalare la rivista agli amici, o magari per regalarla alle persone che vi sono più care.