N. 47 - 2015 22 novembre 2015
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Misericordia e dialogo, la vera risposta alla violenza e all’odio

Le recenti stragi terroristiche non fermeranno il Giubileo. Sarebbe cedere alla paura e restare ostaggio del male. Preghiamo…

Andrea Monda

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È il protagonista del docu-reality Buongiorno professore e qui ci racconta perché l’ora di religione è la Bella addormentata…

Suor Michela Marchetti

In trincea per le donne

Riceverà l’onorificenza di Ufficiale della Repubblica: un riconoscimento per il suo impegno in favore di donne e bambini…

Cardinale Mauro Piacenza

Se chiediamo perdono Dio ci viene incontro

Nuovi peccati e Confessione: il capo della Penitenzieria apostolica, massimo esperto di indulgenze, spiega come prepararsi…

La collana | Misericordiosi come il Padre

I Santi, travolti dalla carità

Ai giusti e puri che ci aiutano a vivere il Giubileo è dedicato il sesto volume della Collana ufficiale in uscita con Credere

Ite, Missa est di Emanuele Fant

Il banchetto che vi devo raccontare

Arrivato al Convegno ecclesiale di Firenze con pochi obiettivi... ecco quello che ho “dato” e quello che ho “ricevuto”

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Ite, Missa est di Emanuele Fant

Il banchetto che vi devo raccontare

Arrivato al Convegno ecclesiale di Firenze con pochi obiettivi... ecco quello che ho “dato” e quello che ho “ricevuto”

Ite, Missa est

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Settimana scorsa stavo in un posto niente male: al Convegno ecclesiale. Per il mio soggiorno fiorentino avevo alcuni obiettivi secondari, come fotografare la casa di Dante, mangiare la ribollita e mettere nel beauty almeno due saponi liquidi dell’albergo. Il primo giorno, una tv locale mi ha obbligato a rilasciare una dichiarazione, spiegandomi che volevano intervistare un giovane e io, con la dovuta illuminazione, lo potevo sembrare. La domanda era: «Perché sei qui?». Banale per nulla: certe pianure sono complesse da scalare. Ho balbettato che il mio obiettivo era insieme “prendere” e “dare”, senza alcun riferimento esplicito ai flaconcini.

Cosa sono stato in grado di “dare”? Gran parte del lavoro di noi delegati consisteva nel parlare, scambiare esperienze e inventare soluzioni. A me le sale dove ci riunivamo ricordavano quelle dei pranzi matrimoniali, con tavoli rotondi da dieci persone. Un banchetto un po’ fuori misura: 2300 italiani con il compito di fare assaggiare una porzione di vita vera della propria diocesi. In un tale contesto l’opinione del singolo non sposta nessun confine, però una grande visione esiste solo con la somma di più sguardi.

Nel campo del “prendere”, ho fatto gli affari migliori (ma ho righe solo per due ricordi): le parole del Papa e lo squarcio verticale che hanno saputo aprire mettendo tutti in contatto immediato con le cose vere, senza l’impiego di nemmeno un parolone. E poi il divertimento di prendere un tram stipato di cardinali, scambiare una parola con celebri intellettuali per scoprire, semplicemente, che sono gentili (la Chiesa altezzosa che ci vogliono raccontare deve essersi spostata a piedi).

Verificando le prime intenzioni: la casa di Dante era una ricostruzione; niente ribollita e niente cene fuori; i saponi li ho consumati sul posto. Allora cos’è questo enorme souvenir immateriale che mi ha sformato la valigia? Datemi tempo e vi dico, mi ci vorrà qualche mese per finirlo di scartare.

 

Testo di Emanuele Fant

 

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