N. 47 - 2015 22 novembre 2015
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Misericordia e dialogo, la vera risposta alla violenza e all’odio

Le recenti stragi terroristiche non fermeranno il Giubileo. Sarebbe cedere alla paura e restare ostaggio del male. Preghiamo…

Andrea Monda

Non c’è più religione. O forse sì

È il protagonista del docu-reality Buongiorno professore e qui ci racconta perché l’ora di religione è la Bella addormentata…

Suor Michela Marchetti

In trincea per le donne

Riceverà l’onorificenza di Ufficiale della Repubblica: un riconoscimento per il suo impegno in favore di donne e bambini…

Cardinale Mauro Piacenza

Se chiediamo perdono Dio ci viene incontro

Nuovi peccati e Confessione: il capo della Penitenzieria apostolica, massimo esperto di indulgenze, spiega come prepararsi…

La collana | Misericordiosi come il Padre

I Santi, travolti dalla carità

Ai giusti e puri che ci aiutano a vivere il Giubileo è dedicato il sesto volume della Collana ufficiale in uscita con Credere

Ite, Missa est di Emanuele Fant

Il banchetto che vi devo raccontare

Arrivato al Convegno ecclesiale di Firenze con pochi obiettivi... ecco quello che ho “dato” e quello che ho “ricevuto”

Per una lettura completa...

Suor Michela Marchetti

In trincea per le donne

Riceverà l’onorificenza di Ufficiale della Repubblica: un riconoscimento per il suo impegno in favore di donne e bambini vittime di violenza.

«Oddio! Sì, sono io…». Non era proprio nei suoi desideri “distinguersi”, e invece è quello che – suo malgrado – le è successo, quando l’hanno contattata per comunicarle che il presidente Sergio Mattarella le avrebbe conferito un’onorificenza. Niente meno che Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica. Motivazione: «Per il suo continuo impegno, anche nell’ambito del centro antiviolenza di Crotone, a favore delle donne e dei bambini in difficoltà».

Stiamo parlando di suor Michela Marchetti, il cui nome è apparso lo scorso 10 ottobre nell’elenco dei 18 cittadini italiani ai quali il capo dello Stato conferirà l’onorificenza per essersi distinti nei vari ambiti del civile e del sociale, che la religiosa ritirerà al Quirinale il 17 novembre.

Suor Michela Marchetti nella Cooperativa Noemi

Suor Michela Marchetti  con gli operatori e i volontari della Cooperativa Noemi (Foto di Antonia Messineo e Francesca Condoluci - Servizifotografici.net)

 

Le sorprese di Dio

A quanto pare le “sorprese” di Dio sono una costante della sua vita. Suor Michela, nativa di Bassano del Grappa, classe 1966, fino all’età di 20 anni ha fatto una vita normalissima: dopo la scuola dell’obbligo ha lavorato in una fabbrica tessile, per poi riprendere lo studio e diventare modellista di moda. A “farsi suora” non ci pensava, fino a quando non ha conosciuto nel 1986 le suore della Divina Volontà, mentre stava scoprendo la presenza di Dio nella sua vita. «Ma non capivo cosa questo volesse dire rispetto al futuro. Mi spaventava l’idea di una vita religiosa limitata all’ambito circoscritto della Chiesa come mura, come liturgia e attività pastorale». Ma a un certo punto capisce: «Dio non mi chiedeva di essere diversa da quella che sono: ma di continuare a essere la Michela estroversa, vivace, piena di passione, viva».

E così comincia un percorso insieme alle suore della Divina Volontà, un piccolo istituto (conta 230 membri) fondato da madre Gaetana Sterni esattamente 150 anni fa e che non ha “opere proprie”. Il loro motto: «Cercare sempre, in ogni situazione, la volontà di Dio e farsi utili al prossimo». È colpita dallo stile familiare di queste suore, dal fatto che erano «dentro la vita come tutti gli altri ».

La prima realtà che ha conosciuto è stata una casa di suore anziane. La seconda e decisiva esperienza la vive presso una casa-famiglia a Roma, insieme a donne sole con i loro bambini. Viene scambiata per una di loro: «E tu quando partorisci?». È lì che si delinea il primo nucleo di quello che diventerà la missione della sua vita. Va scoprendo con la vita la spiritualità della fondatrice, che pone al centro la fiducia in Dio: un Dio che «può solo volere il bene», come ha ricordato Giovanni Paolo II alla beatificazione di madre Gaetana nel 2001.

Caratteristica delle suore è di andare “a domicilio”, «nel senso di uscire da sé», spiega suor Michela, «dalle nostre cose, per andare verso l’altro, ovunque si trovi. L’essenziale è andare». Si ritrova in piena sintonia con la “parola d’ordine” portata da papa Francesco che invita la Chiesa ad andare verso le “periferie”.



Noemi la dolcezza

A Crotone la religiosa è arrivata appena professa, nel 1991, inviata dalla Madre generale, con l’incarico di individuare quale tipo di presenza offrire in quel contesto, ma soprattutto di farlo insieme alla gente del luogo, «ascoltando, amando e rispettando». Nella città calabrese trova una piccola comunità di tre sorelle, che abitano accanto a una parrocchia di periferia (Sacro Cuore San Francesco) affidata ai padri della Pia Società di San Gaetano. Con le sorelle dà inizio nel 1997 al Centro di integrazione sociale Noemi, diventato Cooperativa Sociale Noemi nel 2001. Missione del centro: contribuire alla realtà sociale garantendo l’integrazione delle donne. Si tratta di contrastare i fenomeni di emarginazione e disagio nelle famiglie e soprattutto di promuovere percorsi positivi di integrazione di giovani donne e minori a rischio di emarginazione, offrendo un punto di riferimento per le ragazze e le famiglie.

Agli inizi il centro opera come un gruppo spontaneo di volontari; ad oggi può contare su 15 soci lavoratori e oltre 60 soci volontari. L’attenzione alle diverse forme di marginalità va di pari passo con la condivisione della spiritualità di madre Gaetana tra le suore e i volontari. «La cooperativa è ormai un segno dentro la realtà cittadina», racconta suor Michela. «Anche fisicamente il luogo del servizio si trova nel centro storico, oltre a quello della parrocchia». Oltre al centro Noemi, operano lo sportello “Udite Agar” (centro antiviolenza per donne, di cui suor Michela è direttrice), “Piccoli passi” (per i bambini) e il servizio per le famiglie. Il nome “Noemi”, spiega, «si ispira all’omonimo personaggio biblico proprio per il punto di vista femminile da cui ci muoviamo. Noemi significa dolcezza. Non abbiamo scelto Rut, che è colei che decide di rimanere con Noemi, ma Noemi, colei che trova qualcuno che le dice: “Tu sei importante per me”».

Suor Michela nel frattempo ha studiato, per acquisire l’indispensabile professionalità nel campo. Vive a Crotone da 24 anni ma è anche consigliera generale della sua Congregazione e viaggia spesso per visitare le sorelle nei continenti. «Questa esperienza di servizio mi ha aiutato a stare come religiosa in un luogo, ma con il cuore aperto all’orizzonte».



Costruire una dignità

La Cooperativa Noemi è impegnata a offrire dei percorsi di promozione (con attività che vanno dall’informatica alla musica, ceramica e decoupage, cucina e formazione), ma anche di prevenzione, per far emergere le potenzialità non espresse, soprattutto di donne giovani. «Abbiamo capito che c’era bisogno di un punto di riferimento, non con un centro residenziale, bensì in un centro diurno in un appartamento», spiega, «un ambiente “familiare” che permettesse di fare, con discrezione, dei percorsi. Occorreva costruire una grande dignità». Un’area di bisogno a cui il centro presta una particolare attenzione è quello delle giovani che abbandonano la scuola, rinunciando alla sfida del futuro. «Il nostro lavoro è di riagganciare la fiducia. E questo lo si fa attraverso lo spazio delle relazioni. E percorsi personalizzati. Lavoriamo per includere o reincludere in circoli virtuosi chi è stato “lasciato da parte” e si lasciava da parte», racconta suor Michela, sempre entusiasta.

Quanto all’onorificenza che riceverà il prossimo 17 novembre dal presidente Mattarella, «l’ho subito considerato un riconoscimento alla Congregazione prima di tutto», confida. «Non immagino di fare nulla di eroico. Ma è anche un riconoscimento a tutti quelli che lavorano con noi. Siamo un gruppo di vita che condivide un modo di approcciarsi alla periferia con motivazioni di fede». E poi, dice ancora ridendo, «di merito ne ho proprio poco: mi hanno mandata qui e i crotonesi mi hanno accolta e “cresciuta”».

Archivio

Vai