N. 48 2014 30 novembre 2014
Antonio Conte

«Do tutto perché Dio mi ha dato tanto»

Fede, famiglia, voglia di fare sempre meglio: per la prima volta il Ct della Nazionale di calcio spiega in esclusiva a Credere…

INSIEME di don Antonio Rizzolo

L’Avvento ci ricorda le tre venute di Cristo

Cari amici lettori, il numero di Credere che avete tra le mani è come sempre ricco di belle storie in cui la fede è protagonista…

La testimonianza

Quelle suore fedeli alla loro gente

Le missionarie della Consolata sono rimaste in Liberia a fronteggiare Ebola. Il racconto di suor Anna Rita Brustia

Movimenti laicali

La gioia della missione contagia il mondo

La gioia del Vangelo: una gioia missionaria è stato il filo rosso del terzo Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali e…

Ite, Missa est | Enzo Romeo

L’elogio della “restanza”

In un recente cineforum al Seraphicum di Roma, la facoltà teologica dei frati minori conventuali, il regista Giovanni Veronesi…

Santi & Preghiere

«Sant’Antonio, il “mio” santo della vita»

La scrittrice Antonia Arslan è nota in tutto il mondo per il romanzo sul genocidio degli armeni. In esclusiva, racconta la…

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Movimenti laicali

La gioia della missione contagia il mondo

La gioia del Vangelo: una gioia missionaria è stato il filo rosso del terzo Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità svoltosi dal 20 al 22 novembre a Roma.

La famiglia Macina

Govano per un mondo unito a Myanmar

Su invito del Pontificio consiglio per i laici, hanno partecipato circa 300 delegati provenienti da 40 Paesi, membri di oltre un centinaio di realtà associative internazionali più diffuse nel mondo. I primi due Congressi si erano svolti nel 1998 e nel 2006. Quest’anno il tema era ispirato a un brano dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium di papa Francesco che invita a «uscire» per annunciare il Vangelo. In queste pagine raccontiamo quattro esperienze missionarie di altrettanti movimenti che hanno preso parte al Congresso.

 

GIOVANI PER UN MONDO UNITO

La testimonianza di Chiara Badano nei villaggi isolati della Birmania

I membri del gruppo di Giovani per un mondo unito in Myanmar (ex Birmania) hanno organizzato a ottobre «con e per gli amici» uno Youth Camp (campo della gioventù). Hanno tra i 17 e i 30 anni e appartengono a diverse etnie e fedi. «Ci ha accolto una piccola comunità nel sud del Paese, un villaggio a maggioranza cristiana», raccontano. «Con 23 giovani dalla città di Yangon abbiamo raggiunto con pullman e barca questo villaggio sperduto dove non arriva la strada. Altri 60 giovani dai dintorni ci hanno raggiunti, alcuni in viaggio per due ore in motorino. Per tanti era la prima volta che partecipavano a un incontro giovanile di questo tipo».

Al centro della loro riflessione, la testimonianza di Chiara Luce Badano, appartenente al movimento dei Focolari, morta a 18 anni per un tumore osseo e proclamata beata il 25 settembre 2010: dopo aver visto il video di questa celebrazione, «in tanti volevano ringraziarla e chiedevano di saperne ancora di più». Nonostante il caldo e «la mancanza d’elettricità salvo quella del generatore, telefono quasi inesistente e quindi neanche internet», i ragazzi hanno organizzato una festa «accogliendo le famiglie dei giovani del posto e le signore che ci hanno aiutato per i pasti. Superando la timidezza, tanti talenti sono venuti fuori. Abbiamo dedicato un momento alla pace: dentro di noi, con i vicini e nel mondo. In tanti hanno fatto passi decisivi nel volersi impegnare ad amare specialmente i familiari». Al ritorno, il seme gettato continua a portare frutto: «In molti hanno espresso il desiderio di conoscere meglio Chiara Luce e di imitarla nella vita quotidiana».

 

Cammino Neocatecumenale

Genitori di 10 figli, ma “pendolari” tra Roma e la Nigeria per il vangelo

Sono appena ripartiti per un mese, con uno dei loro dieci figli, destinazione Nigeria. Da oltre vent’anni Andrea e Francesca Macina, una coppia romana del Cammino neocatecumenale, sono missionari itineranti in varie diocesi del Paese africano.

Un esempio seguito dalla secondogenita Myriam, laureata in Storia, «partita un anno e mezzo fa per la Cina», racconta il padre cinquantenne, impiegato in uno studio notarile dove gli vengono concesse «lunghe aspettative». A Kaduna, 3 milioni di abitanti, capitale dell’omonimo Stato, cattolici e musulmani sono alla pari numericamente e le tensioni non mancano, «perché la politica strumentalizza le religioni», spiega Andrea. Nel 2013 e anche quest’anno hanno organizzato una missione popolare di annuncio in una piazza «dove c’è il mercato, circondato da locali in cui si vendono bevande altamente alcoliche; ovviamente gira anche la droga», racconta Andrea. «Lo scorso anno la gente non si avvicinava, per cui siamo andati noi davanti a questi locali».

E i frutti sono arrivati. Intensa la testimonianza di Elias, unico cristiano della sua famiglia, battezzato a scuola dai missionari; ha frequentato solo le elementari ed era sposato da un decennio ma con la moglie Cristiana non riusciva ad avere figli. «La famiglia ha tentato di dividerli, di fare sacrifici agli idoli», riferisce Andrea. «Finalmente è nata una bimba e lui ha detto con forza, come Abramo con Isacco: “Dio dal mio seme morto ha dato la vita”. Ha aggiunto che la Parola lo ha tenuto fedele a Dio e alla moglie, e che non lascia Kaduna perché qui c’è la sua comunità di fede».

 

Testo di Laura Badaracchi

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