Dio è capace di colmare il nostro cuore e renderci felici
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INSIEME di don Antonio Rizzolo
Dio è capace di colmare il nostro cuore e renderci felici
Cari amici lettori, il Papa ha indetto un Anno dedicato ai consacrati e alle consacrate, iniziato il 30 novembre scorso. Su Credere troverete tante storie a loro dedicate, identificate con un’apposita “fascetta”. Come ha scritto lo stesso Francesco nella lettera apostolica rivolta ai consacrati, quest’Anno riguarda la Chiesa intera: «Mi rivolgo a tutto il popolo cristiano, perché prenda sempre più consapevolezza del dono che è la presenza di tante consacrate e consacrati, eredi di grandi santi che hanno fatto la storia del cristianesimo». E ha specificato: «Cosa sarebbe la Chiesa senza san Benedetto e san Basilio, senza sant’Agostino e san Bernardo, senza san Francesco e san Domenico, senza sant’Ignazio di Loyola e santa Teresa d’Avila, senza sant’Angela Merici e san Vincenzo de’ Paoli? L’elenco si farebbe quasi infinito, fino a san Giovanni Bosco, alla beata Teresa di Calcutta». Francesco invita tutti a stringersi attorno alle persone consacrate, «a gioire con loro, a condividere le loro difficoltà, a collaborare con esse, nella misura del possibile, per il perseguimento del loro ministero e della loro opera, che sono poi quelli dell’intera Chiesa».
Anche gli obiettivi e le attese per quest’Anno sulla vita consacrata riguardano in realtà tutti, non solo i religiosi. Si tratta, per l’intera Chiesa, di una revisione di vita e di un rinnovato slancio verso il futuro. Il Papa chiede, infatti, di guardare al passato con gratitudine, confessando allo stesso tempo i propri errori e la propria fragilità per viverla come «esperienza del’amore misericordioso del Signore». Inoltre invita a lasciarsi ancora interpellare dal Vangelo, diventando sempre più uomini e donne di comunione.
Cosa si attende, in particolare, il Papa? Vorrebbe vedere davvero la gioia sul volto dei consacrati e di tutti i cristiani. «Siamo chiamati a sperimentare e mostrare», scrive nella lettera apostolica, «che Dio è capace di colmare il nostro cuore e di renderci felici, senza bisogno di cercare altrove la nostra felicità; che l’autentica fraternità vissuta nelle nostre comunità alimenta la nostra gioia; che il nostro dono totale nel servizio della Chiesa, delle famiglie, dei giovani, degli anziani, dei poveri ci realizza come persone e dà pienezza alla nostra vita». La seconda attesa di Francesco riguarda la profezia: «Mi attendo che “svegliate il mondo”», ha scritto. E cioè che diventiamo capaci, con libertà, di denunciare il male del peccato e le ingiustizie. Un bel programma di vita per tutti. Il mondo ha davvero bisogno della nostra testimonianza, di vedere sui nostri volti la gioia della fede.