Torniamo alla fede semplice e gioiosa di Betlemme
Cari amici, tra pochi giorni è Natale. Vogliamo vivere insieme questo momento fondamentale dell’anno liturgico, presentandovi…
«Mia figlia è meravigliosa, l’avessi “fatta io” non sarebbe così unica»
«Mia figlia è meravigliosa, l’avessi “fatta io” non sarebbe così unica»
L'inchino
C’è chi ha l’Audi, chi il Fiorino, io come automobile aziendale ho la Panda con la statua della Vergine sul tetto e la scritta…
INSIEME di don Antonio Rizzolo
Torniamo alla fede semplice e gioiosa di Betlemme
Cari amici, tra pochi giorni è Natale. Vogliamo vivere insieme questo momento fondamentale dell’anno liturgico, presentandovi un numero di Credere legato da un filo rosso natalizio, a partire dal servizio sui presepi viventi, passando per il dossier dedicato al Natale, fino all’articolo che ci conduce a Betlemme, nella basilica sorta sulla grotta dove è nato Gesù. Abbiamo scelto anche una copertina suggestiva con Maria che guarda il proprio figlio, il bambino Gesù, con amore e stupore. La spontaneità di questa immagine ci è parsa adatta per diventare simbolo dei tantissimi presepi viventi diffusi in tutta Italia. Questa tradizione, nata con san Francesco, negli ultimi anni si è andata allargando sempre più, con grande impegno da parte dei tanti figuranti e grande partecipazione popolare.
Perché piace così tanto questa sacra rappresentazione della nascita di Gesù? Certo contano l’atmosfera evocativa di tempi lontani, il piacere di lavorare assieme per un progetto comune in cui tanti partecipano in vario modo. Penso però che quello stupore amorevole della mamma che contempla il suo bambino sia un po’ quello di tutti noi. È lo stupore di ogni mamma, ma anche di noi uomini e donne, meravigliati di fronte al Creatore che si fa creatura, increduli e commossi davanti a un Dio che si fa Bambino, piccolo, umile, fragile, un Dio che si mette nelle nostre mani e si fa toccare, che decide di aver bisogno delle nostre cure e del nostro amore. Il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio, prima di essere una verità di fede da credere, è una scena da contemplare e adorare. A tutti viene voglia di inginocchiarsi davanti a Maria e al suo bambino, così come fecero i pastori e i Magi, commossi e stupiti di fronte al mistero dell’amore che si fa carne.
La parola presepe deriva dal latino e significa mangiatoia. La stessa sulla quale la Vergine depose il figlio dell’Altissimo cresciuto nel suo grembo. Se vogliamo riscoprire la gioia della fede dobbiamo tornare alla mangiatoia di Betlemme, per contemplare, in un silenzio pieno di stupore, l’amore infinito di Dio. Dobbiamo tornare alla semplicità e alla povertà di Betlemme per comprendere che Dio non ha bisogno di apparenze esteriori, di grandezze mondane, di violenza e potere, ma solo del nostro cuore umile, del nostro amore fragile, della semplice bontà di ogni giorno. Cari amici, torniamo a Betlemme per vivere insieme un Natale di stupore, di commozione, di amore semplice e umile, di gioia vera e di pace. Buon Natale.