N. 52 - 2015 27 dicembre 2015
INSIEME di don Antonio Rizzolo

La pace, un dono di Dio e un impegno che egli affida a tutti noi

Auguri di buon anno da parte della redazione di Credere. Viviamo insieme il Giubileo accogliendo la misericordia del Signore…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

La pace, un dono di Dio e un impegno che egli affida a tutti noi

Auguri di buon anno da parte della redazione di Credere. Viviamo insieme il Giubileo accogliendo la misericordia del Signore e testimoniando al mondo la pace.

Cari amici lettori, un nuovo anno sta per iniziare. Tutti ci auguriamo che sia un anno di pace e serenità. È l’augurio che rivolgo a ognuno di voi e per cui prego. La pace è infatti, prima di tutto, dono di Dio. Da accogliere nel cuore, lasciando che l’amore del Padre lo riscaldi, lo ricolmi di confidenza, nonostante le avversità. È la pace vera, profonda, di cui parla Manzoni, «che il mondo irride, ma che rapir non può». Come possiamo farla nostra? Il Giubileo appena iniziato ce ne offre la chiave. Si tratta di riconoscere e accogliere la misericordia di Dio. Di renderci conto che egli ci vuole bene e ci perdona, ha ancora fiducia in noi. «Chi ci separerà dall’amore di Cristo?», scrive san Paolo ai Romani: «Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?». Ciascuno di noi può aggiungere qualsiasi cosa lo renda triste e scoraggiato. «Ma in tutte queste cose», conclude l’apostolo, «noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati» (8,35-37). Accogliere la misericordia di Dio ci dona la vera pace. Non perdiamo questa occasione, accostandoci al sacramento della Riconciliazione, entrando in comunione con il Signore e con i fratelli mediante l’Eucaristia.

La pace, dono di Dio, è anche un impegno che egli ci affida. Ce lo ricorda papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata mondiale della pace. Si tratta, prima di tutto, di vincere l’indifferenza, di non abbandonarsi alla rassegnazione e di non perdere la speranza nell’uomo. Francesco chiede a tutti di passare dall’indifferenza alla misericordia. Ma, tra le diverse categorie che nomina, due mi hanno colpito. Prima di tutto gli operatori culturali e dei mezzi di comunicazione sociale, il cui compito è porsi al servizio della verità, informando e formando. Noi di Credere, fedeli alla missione paolina, ci sforziamo di fare tutto questo, ma abbiamo bisogno del vostro appoggio, cari amici, e della vostra preghiera. Una seconda categoria di persone a cui il Papa si rivolge sono le famiglie. Esse sono, scrive il Papa, «il primo luogo in cui si vivono e si trasmettono i valori dell’amore e della fraternità, della convivenza e della condivisione, dell’attenzione e della cura dell’altro». E sono anche «l’ambito privilegiato per la trasmissione della fede, cominciando da quei primi semplici gesti di devozione che le madri insegnano ai figli». Non so quante madri lo facciano ancora. Certamente molte nonne. Preghiamo però per tutte le nostre famiglie, perché la pace del Signore dimori in esse e siano davvero luoghi in cui si impara la misericordia e l’accoglienza.

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