N. 7 2015 15 febbraio 2015
Sommario 7 - 2015

Credere n. 7 - 15/02/2015

Insieme di don Antonio Rizzolo

Annunciare Cristo agli uomini di oggi

Cari amici lettori, permettetemi questa settimana di dedicare questo breve spazio al nuovo superiore generale della Società…

La storia di copertina | Don Marco Pozza

Don Marco Pozza: quel Dio “imbarazzante”

Dio imbarazza, spiazza. è con l’effetto sorpresa che ci recupera sempre e dovunque siamo, fosse pure l’inferno del carcere.…

La festa

Il santo degli innamorati

Ecco chi era Valentino, il martire a cui le coppie chiedono la benedizione.

L'intervista | Giacomo Dacquino

L’amore, vocazione di ogni età

Innamoramento e amore sono due esperienze fondamentali nella vita di ognuno di noi, ma molto diverse tra loro. Credere ne…

I figli ci chiedono...

Ho una cotta per il mio compagno di banco

SONO INNAMORATA DI UN COMPAGNO... L’innamoramento è un’esperienza magica. Godila fino in fondo, ci siamo passati tutti.. E…

Ite, missa est | Enzo Romeo

Una danza per l’Italia

La Chiesa italiana è in cammino verso Firenze, per il quinto Convegno ecclesiale, il primo dell’era Francesco. Obiettivo:…

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Ite, missa est | Enzo Romeo

Una danza per l’Italia

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

La Chiesa italiana è in cammino verso Firenze, per il quinto Convegno ecclesiale, il primo dell’era Francesco. Obiettivo: definire e proporre un nuovo umanesimo cristiano che ravvivi il nostro Paese. Per ottenere questo risultato non servono cattolici rinchiusi nelle proprie certezze, incapaci di farsi sorprendere da Dio. L’annuncio presuppone una totale libertà interiore. Non interessa convertire, interessa amare. Il proselitismo stride col Vangelo. La parola di Dio, affermava Madeleine Delbrêl, non la si porta in capo al mondo in una valigetta, la si ha dentro di sé e sopra di sé, nel cuore e nella carne. Allora splenderà mentre camminiamo per strada, mentre accudiamo il nostro lavoro, mentre spazziamo i pavimenti, mentre navighiamo al computer.

Dio oggi non sa che farsene di chi vuol servirlo col piglio del condottiero o con l’aria del cattedratico. Preferisce un danzatore, che si muove sciolto, agile, gioioso; che segue l’armonia, che non va avanti a tutti i costi ma indietreggia quando il ritmo lo richiede; che sa abbracciare la compagna e condurla sui passi ispirati dalla musica dello Spirito.

L’umanesimo cristiano non è una partita a scacchi dove tutto è calcolato, è un ballo vorticoso a cui siamo invitati, oltre le titubanze, le rigidità e le timidezze. Quanto ha bisogno la nostra stanca e scoraggiata Italia di questa danza rivitalizzante! Quanto hanno bisogno i nostri giovani di fiducia nel futuro, di esser pagati per il lavoro che amano anziché cercare un lavoro qualunque per esser pagati! Però, l’umanesimo cristiano sa che non c’è crescita economica che appaghi, che la felicità di cui parla Gesù la si trova nel paradosso delle beatitudini evangeliche, sebbene sempre affiori la tentazione di rimpiangere le facilità della schiavitù, come il popolo ebraico durante l’esodo. Ci son cose che il prezzo di mercato non riesce a determinare. La bellezza della danza non entrerà mai nel calcolo del Pil. Eppure è lì, in quella ricchezza incalcolabile, che si cela la vera grandezza di una nazione.

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