N. 7 2015 15 febbraio 2015
Sommario 7 - 2015

Credere n. 7 - 15/02/2015

Insieme di don Antonio Rizzolo

Annunciare Cristo agli uomini di oggi

Cari amici lettori, permettetemi questa settimana di dedicare questo breve spazio al nuovo superiore generale della Società…

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L'intervista | Giacomo Dacquino

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L'intervista | Giacomo Dacquino

L’amore, vocazione di ogni età

Innamoramento e amore sono due esperienze fondamentali nella vita di ognuno di noi, ma molto diverse tra loro. Credere ne parla con un esperto.

San Valentino, chi non lo ha mai festeggiato? Il 14 febbraio è una festa carica di ricordi per ciascuno e molto evocativa nell’immaginario collettivo. Al di là degli inevitabili aspetti commerciali – i gadget come ogni anno si sprecheranno –, è un’occasione per richiamare la fondamentale esperienza umana dell’innamoramento e dell’amore. Magari del primo amore, di quello che, come suona il detto, «non si scorda mai». Abbiamo rivolto alcune domande su questo affascinante tema a Giacomo Dacquino, psichiatra e psicoterapeuta torinese.

Professore, che differenza c’è tra innamoramento e amore?

«Si tratta di fasi diverse. L’innamoramento è una fase transitoria, che necessita di due condizioni fondamentali: primo, la disponibilità a innamorarsi, cosa tutt’altro che scontata. Se si soffre molto, ad esempio, a causa di un abbandono, è difficile che esso scatti. La seconda è un desiderio di intimità sessuale. Solo quest’ultimo non basta. Ci sono persone, che io chiamo ironizzando “assi pigliatutto”, che si accontentano di qualsiasi occasione capiti a tiro. Persone mediamente mature possono innamorarsi tre-cinque volte al massimo nell’arco della vita. L’innamoramento è una forte emozione, che scarica adrenalina nel corpo. È diverso dal semplice “voler bene”. Quest’ultimo è un sentimento profondo, che possiamo nutrire per un parente, un amico, anche per un animale, ma che esclude un coinvolgimento sessuale. È importante nella nostra vita voler bene: è l’esperienza della madre che dà la vita per il figlio o il sentimento del fratello per la sorella. In questo caso, a differenza dell’innamoramento, non si soffre quasi mai per la mancanza dell’altro. L’amore, per tornare alla sua domanda, è un sentimento più complesso, la vocazione di una vita: è “voler bene” a una persona, unito all’attrazione sessuale e alla sofferenza che si prova se non la si ha vicino a sé. Implica, cioè, una certa proiezione verso l’amato o l’amata e una dose di sana gelosia. Una mamma, ad esempio, può dire “ti voglio bene” al figlio, ma l’amore non potrà che riservarlo al suo partner».

Cosa conta nell’innamoramento?

«L’innamoramento è una meravigliosa malattia. La chiamo “malattia” perché vi prevale l’emozione a discapito della dimensione razionale. Lo dimostra il fatto che si manifestano sovente rituali ossessivi, come guardare spesso la mail o il telefonino per vedere se sono arrivati messaggi. Poi si diventa un po’ presuntuosi, si dicono molte bugie. O più bugie del solito… Nell’innamoramento c’è una specie d’incoscienza narcisistica: fare i conquistatori implica non riuscire a essere troppo sinceri. Si tratta di una fase stressante, ad alta tensione adrenalinica, che non può durare troppo. Occorre, infatti, poi passare alla fase dell’amore, quella che ci mette con i piedi per terra. Si cominciano così a vedere i difetti del partner e si prende vera coscienza di chi egli sia veramente. È il momento della verità. Molte relazioni finiscono proprio qui. L’amore, a differenza dell’innamoramento, non è “patologico”, ma razionale. Quando si ama si usa il cervello e il buon senso. Si capisce che l’amore, da solo, non basta: non salverò, ad esempio, il mio partner che si droga o che beve senza farlo accompagnare da uno psicologo».

Ci si può innamorare a 80 anni?

«Certo! L’amore è uno dei grandi motori della vita, senza cui si va in depressione. Amare Dio, la natura, un animale, una persona è vitale a qualsiasi età».

Cosa dire del classico “colpo di fulmine”?

«Il colpo di fulmine è un innamoramento improvviso, che dura poco e che avviene spesso in vacanza, quando si è lontani dai problemi quotidiani. Si basa prevalentemente sulla “pancia”, cioè sull’attrazione sessuale più che sulla dimensione affettiva. Il 41% degli italiani lo sperimenta almeno una volta nella vita, salvo le persone troppo razionali o impedite interiormente, che bloccano tutto in anticipo».

Da cosa è più colpito l’uomo?

«L’uomo usa molto il canale visivo, cioè gli occhi. È, cioè, molto concentrato sull’immagine corporea femminile. Per questo le donne si truccano molto e si vestono bene, comunque meglio degli uomini».

E la donna?

«La donna usa di più il canale uditivo: è cioè molto interessata alla voce del possibile partner. Tende poi a fare una “radiografia” completa dell’uomo. Pur essendo attratta dalla bellezza fisica, per lei conta di più la sua intelligenza, l’eleganza, il modo di fare, il fascino...».

Sempre più uomini usano profumi e prodotti estetici…

«È vero. Un profumiere mi diceva di recente che la cosmesi maschile è venduta quasi quanto quella femminile. La cosa in sé non mi dispiace in assoluto, può essere anche un segno di civiltà. Spero, però, che almeno gli uomini si lavino prima di darsi i profumi: molte clienti mi dicono che rifiutano un rapporto sessuale con i mariti perché puzzano... Questa specie di femminilizzazione può essere data anche dal fatto che gli uomini, molto più di un tempo, esercitano quella che io chiamo “paternalità”, cioè un maggior coinvolgimento nella cura della casa e dei figli. Questo è un passo avanti e una conseguenza della proiezione della donna fuori casa per il lavoro. Un tempo i ruoli non erano intercambiabili, oggi sì. Tuttavia, l’uomo che usa orecchini, braccialetti e profumi e che vuole essere in questo modo seduttivo dimentica che la donna ha una maggiore attenzione alla sfera psichica. In ogni caso, perché un rapporto resista tutta la vita, diventi cioè “amore”, serve nei due partners una notevole maturità psicoaffettiva. Non basta l’intelligenza. Anzi, spesso dove c’è solo una grande intelligenza c’è anche una grande immaturità affettiva. Curo plurilaureati che sono immaturi affettivamente, soprattutto uomini. La donna, in generale, mi sembra più ricca da quel punto di vista».

È più romantico l’uomo o la donna?

«La donna, perché si nutre dell’affettività che le giunge dalla dimensione della maternità».

Cosa dire dell’amore al tempo del web?

«Il web aiuta chi è timido. Chi cerca l’amore nel web, almeno per la mia esperienza, è tendenzialmente insicuro e complessato. L’amore vero si cerca in carne e ossa. Su internet si cerca soprattutto il sesso. Certo, può anche succedere di trovare una persona con cui si condivide una certa sintonia. Piuttosto penso alle tante mogli che la sera hanno come rivali il computer…».

Sposarsi o convivere?

«Oggi molti convivono perché sono impegno-fobici, preferiscono tenersi sempre la porta aperta in caso le cose non funzionassero. Poi c’è il fatto economico: il matrimonio costa e spesso si hanno lavori solo precari».

Crede che siano aumentati i tradimenti rispetto a un tempo?

«Sì. Oggi sono anche le donne a tradire: se lavorano e se vivono frustrazioni fra le mura domestiche, possono crearsi complicità affettive sul posto di lavoro. Quando l’amore si è trasformato nel solo “voler bene”, e i partner hanno perso il desiderio sessuale, può scattare l’infedeltà. Occorre dire, però, che chi ama non tradisce».

L’amore per Dio somiglia a quello umano?

«Tutti abbiamo un istinto di amore, che comprende un aspetto erotico. Da piccolo il bambino ama solo se stesso. Crescendo aggiunge l’amore verso gli altri. L’amore per Dio sublima invece il livello più alto di amore, quello dell’“amore assoluto”. Il desiderio erotico, ad esempio in chi fa voto di castità, viene sublimato, cioè contenuto per esprimere la propria carica d’amore verso questo altissimo ideale».

 

Testo di Stefano Stimamiglio

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