Credere n. 8 - 22/02/2015
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In meditazione con Papa Francesco
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Padre Bruno Secondin
In meditazione con Papa Francesco
L’anno scorso fu un parroco a predicare gli esercizi spirituali al Papa. Quest’anno sarà un religioso, il carmelitano padre Bruno Secondin.
Vi proponiamo una sua meditazione.
La Parola: dal librO del Deuteronomio 26,1-11
«Quando sarai entrato nella terra che il Signore, tuo Dio ti dà
in eredità e la possederai e là ti sarai stabilito, prenderai le primizie di tutti i frutti del suolo da te raccolti nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà, le metterai in una cesta e andrai al luogo che il Signore, tuo Dio, avrà scelto per stabilirvi il suo nome. Ti presenterai al sacerdote in carica in quei giorni e gli dirai: “Io dichiaro oggi al Signore, tuo Dio, che sono entrato nella terra che il Signore ha giurato ai nostri padri di dare a noi”. Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio, e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio: “Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato”. Le deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio. Gioirai, con il levita e con il forestiero che sarà in mezzo a te, di tutto il bene che il Signore, tuo Dio, avrà dato a te e alla tua famiglia».
La meditazione: l’identità di Dio
Dio, una esperienza raccontata. Chi sia Dio per il pio contadino di Israele non è detto con concetti o formule generiche. Il Dio a cui si rivolge è l’attore principale degli eventi vissuti dai suoi padri; è il liberatore dalla schiavitù, il donatore di una terra. Dio rimane ancora fino al presente il Signore della storia e la fonte di vita della stessa terra. La storia viva di Dio con i suoi padri è quella che sa di Dio ed è quella che parla con riconoscenza e gioia. Possiamo chiederci qual è il nostro concetto di Dio: se è fatto di espressioni infantili che ripetiamo sempre, se di parole fatte e ripetute senza pensarci. Tante volte Dio è come nascosto dietro gesti e riti sacri che non sappiamo neanche più che cosa significhino.
Pregare la storia è renderla viva. È questo il contenuto e il senso della preghiera di tale contadino. Concretezza di doni (le primizie) e fatti storici indelebili (esodo, terra), attraverso i quali Dio si è fatto vivo e vero in mezzo al popolo. La sua storia grandiosa, ma anche fragile e sofferta, diviene preghiera, ricordo per se stesso e davanti a Dio, dinamismo che ancora opera e gli dà identità certa. Dobbiamo saper pregare la nostra storia, ricordare a noi e a Dio quello che abbiamo vissuto insieme, far emergere un disegno d’amore e di premura. Non è lecito lamentarci davanti a Dio e quasi accusarlo per le cose andate “male”.
Ogni generazione rivive l’esodo e l’ingresso. In sostanza, questo “credo storico” afferma che ogni generazione, ma anche ogni individuo, deve sentire sulla propria pelle emozioni e commozioni della storia, deve rifare l’esodo dalla schiavitù verso la libertà, deve sentirsi partecipe qui e ora di un dono di Dio. Terra e frutti, ma anche libertà e protezione, vanno rivissuti, come se ne fossimo diretti protagonisti. È, in fondo, anche il grande schema della salvezza cristiana: qui e ora la “pasqua” del Signore Gesù è vissuta da me, è liberatrice in me e per me, è dono vivo fatto a me, mi dona libertà e identità. Riuscire a sentire in questi termini la salvezza e la vita di fede, e non solo come riti lontani, formali, di facciata, è segno di maturità credente.
La meraviglia di Dio in azione. Domina lo stupore per un Dio che ascolta e interviene, accompagna e vigila, protegge e istruisce con tanta intensità, accompagna tutta la storia sacra. Su questo ricordo insiste Mosè in tutto il Deuteronomio – specie nel secondo discorso (4,45 -11,32) –, perché il popolo, una volta entrato nella terra e stabilizzatosi, rischia di scordarsi, di credersi autosufficiente o di avere conseguito la libertà per propria forza. “No, tu non entri in possesso del paese a causa della tua giustizia, né a causa della rettitudine del tuo cuore” (9,5). Bisogna riconoscere Dio in azione, e affidarci sempre di nuovo alla sua premura, evitando la tentazione di farcela da soli ormai e di dimenticarlo.
Sofferenze e ferite. Sono accennate in maniera essenziale ma anche chiara. Eppure non vengono caricate di rabbia o di accuse: il cuore è pacificato e legge tutto mettendo in risalto la presenza e la bontà del Signore. Potevano essere ricordi fastidiosi e pretesti per accusare e maledire: tutto è riletto dal lato della liberazione e della presenza liberatrice di Dio. A volte capita di sentire narrare sofferenze, ma con tanta rabbia e con tono così accusatorio che suscita disagio. Una rilettura purificata e guarita da odio e accuse è grazia e balsamo.
La preghiera: «Io ti invoco, salvami!»
Signore, Dio dei nostri padri, davanti a te ripensiamo la nostra storia e riconosciamo la tua presenza di ascolto e di liberazione, di guarigione e di consolazione: senza di te non abbiamo né memoria né identità, andiamo erranti senza meta.
Signore, Dio dei nostri padri, abbiamo conosciuto umiliazioni e angosce, abbiamo attraversato deserti e steppe aride, ma il tuo braccio potente ci ha difeso e la tua misericordia ci ha sempre fatto rinascere a nuova speranza: noi proclamiamo la tua fedeltà.
Signore, Dio dei nostri padri, la famiglia in cui ci hai fatto nascere, l’ambiente che ci ha formato alla fede cristiana, i frutti di bontà e di solidarietà che hai fatto germogliare in noi e attorno a noi, sono dono tuo: ti vogliamo ringraziare con cuore sincero.
Signore, Dio dei nostri padri, hai scritto nelle tue mani il progetto della nostra vita, hai inciso nel nostro cuore l’alleanza e ci hai consacrati nell’alleanza, hai purificato la nostra memoria con la tua misericordia e il nostro presente con la tua grazia: rendi sicuro il nostro cammino.
Signore, Dio dei nostri padri, nella «pasqua» del Figlio prediletto ci hai fatto uscire da ogni schiavitù antica e nuova, ci hai condotto nella terra della nuova fraternità, ci hai resi tuoi figli amati ed eredi della vita eterna: conserva feconda in noi questa nuova vita.
Signore, Dio dei nostri padri, guarisci le nostre memorie ferite, perché diventino fonte di gioia, liberaci dalla tentazione di dimenticare i tuoi benefici e di crederci autosufficienti, rendici solidali con tutti i deboli e i poveri della terra, e noi gioiremo sempre alla tua presenza.
Testo di Bruno Secondin