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Il Papa in Messico
Messico, puoi cambiare sotto lo sguardo di Maria
Dal santuario di Guadalupe e dai quartieri controllati dai trafficanti di droga, papa Francesco sprona il popolo e i vescovi messicani a impegnarsi insieme per sconfiggere la corruzione e la criminalità
Per i bambini dell’ospedale pediatrico Federico Gomez propone, in aggiunta alle cure, anche l’affetto-terapia. Papa Francesco, in Messico dal 12 al 18 febbraio, condanna il narcotraffico e la corruzione, difende gli immigrati, i senza lavoro e, soprattutto, incoraggia tutti, a partire dai più piccoli, a trovare ancora nel grembo di Maria e nelle carezze degli uomini la forza per cambiare. Affidandosi alla preghiera e alla parola di Dio. Lui stesso ne dà un esempio sostando a lungo, in silenzio, davanti all’immagine originale della Madonna di Guadalupe.
Davanti alla patrona del Messico, delle Americhe e delle Filippine Bergoglio depone tutte le ansie e le preoccupazioni del mondo. Ricorda che siamo in Quaresima e che «abbiamo scelto Gesù e non il demonio» e, come Gesù, dobbiamo resistere alle tentazioni della ricchezza, della vanità e dell’orgoglio. «Sappiamo che cosa significa essere sedotti dal denaro, dalla fama e dal potere», spiega nell’omelia nel sobborgo di Ecatepec controllato dai trafficanti di droga, «perciò la Chiesa ci dona questo tempo, ci invita alla conversione con una sola certezza: Lui ci sta aspettando e vuole guarire il nostro cuore da tutto ciò che lo degrada, degradandosi o degradando. È il Dio che ha un nome: misericordia».
CHIESA LIBERA DAI FARAONI
Dopo Città del Messico e l’incontro con le autorità e i vescovi, dopo aver duramente condannato il narcotraffico «metastasi che tutto distrugge» e aver spronato l’episcopato a non perdere «tempo ed energie nelle cose secondarie, nelle chiacchiere e negli intrighi, nei vani progetti di carriera, nei vuoti piani di egemonia, negli sterili club di interessi o di consorterie», il Papa affronta i temi più difficili. E per questi chiede alla Chiesa di non lasciarsi «fermare dalle mormorazioni e dalle maldicenze. La Chiesa non ha bisogno dell’oscurità per lavorare. Vigilate affinché i vostri sguardi non si coprano con le penombre della nebbia della mondanità; non lasciatevi corrompere dal volgare materialismo né dalle illusioni seduttrici degli accordi sottobanco; non riponete la vostra fiducia nei “carri e cavalli” dei faraoni attuali, perché la nostra forza è la “colonna di fuoco” che rompe dividendole in due le acque del mare, senza fare grande rumore».
CRISTIANI INTRAPRENDENTI
Primo Pontefice a recarsi nel difficile sobborgo di Ecatepec, base della maggioranza dei narcos, i cartelli della droga, che da qui danno “l’assalto” alla città, Bergoglio non esita a invitare i cristiani a «stare in prima linea, ad essere intraprendenti in tutte le iniziative che possano aiutare a fare di questa benedetta terra messicana una terra di opportunità. Dove non ci sia bisogno di emigrare per sognare; dove non ci sia bisogno di essere sfruttato per lavorare; dove non ci sia bisogno di fare della disperazione e della povertà dei più l’opportunismo di pochi. Una terra che non debba piangere uomini e donne, giovani e bambini che finiscono distrutti nelle mani dei trafficanti della morte». E poi il Chiapas e, soprattutto, Ciudad Juarez, al confine con gli Stati Uniti, una delle città più violente del mondo, con una guerra della droga che continua a spingere a emigrare (negli ultimi 4 anni hanno lasciato la città in 212 mila, circa il 18 per cento della popolazione).
AI PIEDI DELLA MORENITA
Il Papa è venuto a guardare dentro il cuore del popolo messicano, un cuore che si trova ai piedi della Madonna di Guadalupe, e chiede trasparenza, fede, speranza, opere di misericordia, capacità di non fermarsi a «denunce generiche», ma di mettere in campo il proprio impegno riposando il proprio sguardo in Dio e – come seppe fare Juan Diego, l’azteco convertito al cristianesimo che nel dicembre del 1531 ebbe le apparizioni della Madonna e che Giovanni Paolo II ha proclamato santo nel 2002 – mettendosi alla sequela della Vergine morenita (cioè dalla pelle scura, meticcia ndr), che insegna che «l’unica forza capace di conquistare il cuore degli uomini è la tenerezza di Dio. Ciò che incanta e attrae, ciò che piega e vince, ciò che apre e scioglie dalle catene non è la forza degli strumenti o la durezza della legge, bensì la debolezza onnipotente dell’amore divino, che è la forza irresistibile della sua dolcezza e la promessa irreversibile della sua misericordia».
Bergoglio torna spesso a parlare di grembo, di maternità, di accoglienza, di giovani speranza dell’intero Paese. E parla delle sue preoccupazioni per i tanti che, «sedotti dalla vuota potenza del mondo, esaltano le chimere e si rivestono dei loro macabri simboli per commercializzare la morte in cambio di monete che alla fine tarme e ruggine consumano e per cui i ladri scassinano e rubano».
LA METASTASI DELLA DROGA
Il traffico di droga va combattuto a ogni livello. E il Papa esorta i cristiani a «non sottovalutare la sfida etica e anti-civica che il narcotraffico rappresenta per l’intera società messicana, compresa la Chiesa. Le proporzioni del fenomeno», dice ai vescovi, «e la complessità delle sue cause, l’immensità della sua estensione come metastasi che divora, la gravità della violenza che disgrega e delle sue sconvolte connessioni, non permettono a noi, Pastori della Chiesa, di rifugiarci in condanne generiche, bensì esigono un coraggio profetico e un serio e qualificato progetto pastorale per contribuire, gradualmente, a tessere quella delicata rete umana, senza la quale tutti saremmo fin dall’inizio distrutti da tale insidiosa minaccia».
Testo di Annachiara Valle