N. 8 -2016 21 febbraio 2016
INSIEME di don Antonio Rizzolo

In cammino insieme con Maria per diventare Messaggeri della Misericordia

«L’unità si fa camminando». Così il Papa ha spiegato lo storico incontro con il Patriarca ortodosso Kirill. La madre di Dio…

Il Papa in Messico

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Dal santuario di Guadalupe e dai quartieri controllati dai trafficanti di droga, papa Francesco sprona il popolo e i vescovi…

Monsignor Giorgio Demetrio Gallaro

Cattolici orientali, fratelli nella fede

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Ite missa est di Enzo Romeo

Quel sogno di fratellanza cullato in Russia

Nonostante le difficoltà ecumeniche, lo storico incontro tra il Papa e il Patriarca di mosca a cuba testimonia il desiderio…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

In cammino insieme con Maria per diventare Messaggeri della Misericordia

«L’unità si fa camminando». Così il Papa ha spiegato lo storico incontro con il Patriarca ortodosso Kirill. La madre di Dio ci accompagni sempre sulle vie del dialogo e dell’amore

Cari amici lettori, in questi giorni abbiamo assistito, con gioia e commozione, a eventi di portata storica. Prima di tutto l’incontro tra papa Francesco e il patriarca ortodosso di Mosca Kirill. Già nel 1964 Paolo VI e il patriarca di Costantinopoli Atenagora si erano abbracciati e avevano abrogato le reciproche scomuniche dopo lo scisma del 1054. La maggior parte dei fedeli ortodossi, però, più di due terzi, fa capo al patriarcato russo. Dunque l’incontro di Cuba è una svolta significativa, a più di mille anni dall’accoglienza del cristianesimo in Russia. Il contenuto dell’evento lo ha ben sintetizzato il patriarca Kirill: «Le due Chiese possono cooperare, difendendo i cristiani in tutto il mondo, e lavorare insieme, con piena responsabilità, affinché non ci sia guerra, la vita umana venga rispettata ovunque nel mondo, si rafforzino le basi della morale personale, familiare e sociale». Papa Francesco ha aggiunto parlando con i giornalisti: «Si è fatto un programma di possibili attività in comune, perché l’unità si fa camminando».

Quest’idea del cammino rappresenta l’intera vita cristiana e il tempo di Quaresima che stiamo vivendo. E ci fa riflettere sull’altro grande evento di questi giorni: la visita di Francesco in Messico. Il Papa ha usato parole forti contro i narcotrafficanti, chi sfrutta i più poveri, chi accumula ricchezze a danno degli altri. Vi invito a rileggere i discorsi di questo viaggio, che su Credere vi raccontiamo in questo numero e sul prossimo, come una meditazione per il nostro itinerario quaresimale. In particolare riflettiamo sulle parole del Papa nel santuario di Guadalupe e guardiamo a Maria, la donna del sì, che dopo l’annuncio dell’angelo «si mise in movimento per dare il meglio di sé, ponendosi in cammino incontro agli altri». Anche noi, come il giovane veggente Juan Diego, ci sentiamo spesso indegni, sopraffatti dai nostri dolori, dalle nostre paure e tristezze. Guardiamo perciò in silenzio verso Maria, ascoltiamo le parole da lei dette al veggente: «Che c’è, figlio mio, il più piccolo di tutti? Che cosa rattrista il tuo cuore? Non ci sono forse qui io, io che ho l’onore di essere tua madre?». Così ha commentato il Papa: «Lei ci dice che ha “l’onore” di essere nostra madre. Questo ci dà la certezza che le lacrime di coloro che soffrono non sono sterili. Sono una preghiera silenziosa che sale fino al cielo». E come fece con Juanito, Maria ci invia come suoi messaggeri per dar da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, dare un posto ai bisognosi... E ci dice: «Perdona chi ti ha fatto del male, consola chi è triste, abbi pazienza con gli altri e, soprattutto, implora e prega il nostro Dio».

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