N. 9 2015 1 mazo 2015
Sommario 9 - 2015

Credere n. 9 - 01/03/2015

Insieme di don Antonio Rizzolo

100 numeri per raccontare che credere dona la vera gioia

Cari amici lettori, siamo arrivati al centesimo numero. Quasi non sembra vero! Abbiamo iniziato questa avventura con un certo…

Il personaggio | Licia Colò

Un sorriso svela il bello della vita

Licia Colò vive giorni difficili per la malattia di entrambi i genitori. Ma assicura: «La felicità non bussa alla porta,…

fratel Michael Davide Semeraro

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Perché la Quaresima dura quaranta giorni?

QUARANTA GIORNI DI PENITENZA... È UN TEMPO MOLTO LUNGO! È esattamente lo stesso tempo che Gesù passò nel deserto lottando…

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Nell’arena della vita

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Per una lettura completa...

Il personaggio | Licia Colò

Un sorriso svela il bello della vita

Licia Colò vive giorni difficili per la malattia di entrambi i genitori. Ma assicura: «La felicità non bussa alla porta, sei tu che devi cercarla nelle cose belle che hai. Per questo cerco di trasmettere gioia alle persone che mi sono accanto».

Nella foto: Licia Colò con il marito, il pittore Alessandro Antonino, e la figlia Liala

Nella foto: Licia Colò con il marito, il pittore Alessandro Antonino, e la figlia Liala

Che cos’è per me la gioia? È un dovere da cercare, un impegno da vivere, un lusso che abbiamo tutti, a piccole dosi». La voce calda e profonda, Licia Colò è una delle donne più amate del piccolo schermo. Da quando, ad appena 20 anni, presentava con Paolo Bonolis Bim Bum Bam su Italia 1 (la trasmissione che ha accompagnato i pomeriggi di milioni di bambini italiani), fino ai popolarissimi programmi su Rai 3 dedicati ai viaggi e alla natura. E ora, con Il mondo insieme su Tv2000, ha riscoperto un nuovo entusiasmo e una marcia in più. Solare e affabile, la sua voce si incrina soltanto un attimo, quando parla dei genitori malati. «È un momento davvero difficile», ci confida, «ma proprio per questo sento con maggior forza la necessità di sorridere, di trasmettere la gioia alle persone che mi sono accanto. Soprattutto a mia figlia, che ha nove anni e che non conosce ancora il mondo della sofferenza».

Appari sempre sorridente e allegra: da dove trai la tua serenità?

«Mi reputo una persona molto fortunata, anche se non mancano momenti difficili. I miei genitori, ad esempio, sono gravemente malati e sto trascorrendo giorni interi in ospedale. Tuttavia, credo che il sorriso apra tutte le porte e disarmi le persone arroganti: per questo, cerco sempre di pensare agli aspetti positivi della mia vita. Il segreto per superare i periodi tristi è quello di impegnarsi a cercare quanto di bello e di buono esiste nelle nostre giornate. E quando una persona, come me, ha avuto tanto dalla vita, ha in un certo senso il dovere di fare qualcosa per gli altri. La felicità non bussa alla porta, non ti viene a cercare: sei tu che devi trovarla, riconoscendo le cose belle che hai».

Quanto è importante in questo discorso la famiglia?

«Molto. Mia figlia Liala, che ha nove anni ed è una bambina vivace e determinata, mi dà tutta la carica e l’energia di cui ho bisogno. Con lei devo mostrarmi allegra, e anche se torno dall’ospedale tardi la sera con la voglia di piangere, la guardo e mi si allarga il cuore in un sorriso. E poi in questi giorni mio marito mi è davvero vicino, e per me è davvero importante. Anche nella difficoltà, ho riscoperto dei valori positivi».

Hai dichiarato più volte di essere una “francescana nell’anima”. In che senso?

«Tra i doni più belli che abbiamo ricevuto c’è la natura, che purtroppo spesso diamo per scontata. E Francesco è proprio il santo della lode al creato, per questo lo amo molto, così come adoro papa Francesco e il suo modo di intendere la vita e la natura. È un Papa estremamente coraggioso, che non ha avuto paura di riportare i temi ecologici e la difesa dell’ambiente al centro della Chiesa. Sono in trepidante attesa della sua enciclica che tratterà proprio di questi argomenti».

Qual è il tuo rapporto con la fede?

«Ho sempre vissuto la fede in maniera molto intima. Da piccola frequentavo gli scout: ero una coccinella e vivevo molto la dimensione della parrocchia. Ricordo che il nostro assistente si chiamava don Vincenzo e per me è stato una guida importante: quello con Dio è un rapporto soggettivo, che però cresce se incontri alcune persone capaci di offrirti la loro testimonianza».

Come cerchi di trasmettere la fede a tua figlia?

«Liala sta frequentando il catechismo per ricevere, il prossimo anno, la prima Comunione. Per lei questo è un momento di crescita, in cui si fa tante domande. Spinta soprattutto dalla malattia dei miei genitori e dalla recente scomparsa di mia nonna, sto cercando di farle capire che il nostro corpo è un involucro, e che ciò che conta davvero è quello che c’è dentro…».

Che cos’altro le insegni?

«L’attenzione per gli altri, perché viviamo in una società egoista, che mette in primo piano i propri interessi personali. Spiego invece a mia figlia che deve avere sempre rispetto: delle differenze, delle religioni, della natura, ma anche delle tante fragilità delle persone. E degli animali, ovviamente».

Con loro tu hai un rapporto particolare: alla tua gatta hai dedicato due libri…

«Pupina era una gattina eccezionale, che mi ha accompagnato per un tratto di vita. Aveva con me un rapporto molto forte, sapeva capire le mie emozioni e i miei stati d’animo più di quanto sapessi fare io. Quando rimasi incinta, lei smise di avvicinarsi a me, per non far del male, seppur involontariamente, al bambino. Poi, un giorno, mi venne vicina e iniziò a riempirmi di fusa e di affetto: capii che era accaduto qualcosa. Purtroppo, infatti, avevo avuto un aborto spontaneo. Io non me ne ero accorta, ma lei sì, e si era avvicinata per consolarmi. Credo che Pupina fosse un angelo, che mi è stata accanto: il suo musetto è un ricordo che mi dà gioia».

Testo di Agnese Pellegrini

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